Sicilia. 5211 sezioni scrutinate su 5300: ormai certa la vittoria di Musumeci, centrodestra, col 39,97%. Cancelleri, M5S, al 34,5. Disfatta del Pd, con Micari fermo al 18,5% e di Alfano che non entra nell’ARS. Fava al 6,1%, per la prima volta questa sinistra in Assemblea

Sicilia. 5211  sezioni scrutinate su 5300: ormai certa la vittoria di Musumeci, centrodestra, col 39,97%. Cancelleri, M5S, al 34,5. Disfatta del Pd, con Micari fermo al 18,5% e di Alfano che non entra nell’ARS. Fava al 6,1%, per la prima volta questa sinistra in Assemblea

Secondo i risultati quasi definitivi delle elezioni regionali in Sicilia (5.211 sezioni scrutinate su 5.300), il candidato del centrodestra batte con il 39,974%, pari a 817.330 voti, il candidato governatore del M5S Giancarlo Cancelleri che si ferma al 34,589%, pari a 707.219 voti. Il rettore Fabrizio Micari, candidato del centrosinistra, non va oltre il 18,6%. A seguire il candidato della Sinistra Claudio Fava con il 6,1% e Roberto La Rosa (Siciliani Liberi) allo 0,7%.  Alle urne solo il 46,76% degli aventi diritto, ancora meno del 47,41% di cinque anni fa.

Il responso siciliano pare ormai chiaro, quando le schede scrutinate sono poco più dell’80%: Musumeci sarà presidente della Regione, mentre i 5Stelle si confermano primo partito con quasi il 30%. Si conferma il flop della coalizione guidata del rettore di Palermo, Fabrizio Micari, e sostenuta da Pd e dai popolari di Angelino Alfano. Quest’ultima formazione non supera lo sbarramento del 5% e non entra nell’Assemblea regionale siciliana. La cosa è eclatante perché evidentemente a nulla sono serviti i viaggi di ministri, sottosegretari, dirigenti ed esponenti in Sicilia per convincere quell’elettorato della bontà programmatica. La sconfitta di Renzi e Alfano è talmente enorme, politicamente, che da esponenti di prima e seconda fila si è voluto trovare il capro espiatorio, ma non dentro il partito e la coalizione, ma nel presidente Grasso, accusato dall’ex sottosegretario Faraone di codardìa, e in Mdp, che ha lanciato la candidatura di Claudio Fava. Quest’ultimo, con la lista I cento passi, della sinistra unita, è accreditato di un ottimo 6,1%, e supera la soglia di sbarramento.

Il discorso di ringraziamento di Claudio Fava

“Abbiamo superato il cinque per cento e questo vuol dire che la Sinistra torna all’Assemblea regionale siciliana”, afferma Claudio Fava in una conferenza stampa dove ha commentato i risultati del voto alle regionali. “E’ la prima volta che una lista di sinistra in quindici anni supera lo sbarramento – ha osservato Fava – in una competizione con dodici liste avere un nostro ruolo e una nostra presenza ci riempie di responsabilità”. La Sinistra torna all’Ars e lo fa “per fondare una proposta politica che può riguardare anche il resto del paese, una politica in cui tutte le storie, le risorse, i linguaggi della sinistra si ritrovano non con una somma di simboli, ma con un progetto condiviso e con uno sguardo rivolto al futuro non solo siciliano”. Secondo Fava, “non era il risultato che ci aspettavamo sulla presidenza: abbiamo registrato un cambio di rotta una settimana fa quando le candidature divise hanno determinato una polarizzazione del voto. Avremmo preferito maggior rispetto nei confronti degli elettori da parte del centrosinistra. I dirigenti del Pd hanno avuto un solo punto per tutta la campagna elettorale: ‘non votate Claudio Fava’, ma mi sembra che poi in fondo non siano stati ascoltati”, ha concluso Claudio Fava.

Cancelleri e Di Maio, 5Stelle: “siamo i veri vincitori. Primo partito dell’isola, siamo proiettati a vincere le legislative”

“Sorridete! Oggi è un giorno di festa. I siciliani hanno mandato un segnale forte e inequivocabile: siamo di gran lunga la prima forza politica della regione. Questo è un messaggio per tutta l’Italia: che insieme possiamo cambiare davvero questo Paese. Abbiamo doppiato gli altri partiti e siamo anche sopra la coalizione di centro sinistra e sinistra messe insieme. Abbiamo tenuto testa alla grande all’accozzaglia del centrodestra che ha vinto per una manciata di voti: quelli degli impresentabili. Per questo non ho chiamato Musumeci. La sua vittoria, lo ribadisco, è stata contaminata dalla presenza massiccia degli impresentabili nelle sue liste”, scrive sul blog di Beppe Grillo il candidato del Movimento 5 Stelle alla Regione Giancarlo Cancelleri, commentando l’esito delle elezioni che vede ormai per scontata la vittoria del centrodestra. “Qualcuno spieghi ai siciliani da dove provengono le (tantissime) preferenze di Genovese jr. – continua Cancelleri – Noi l’abbiamo denunciato. Ho chiamato la Commissione Antimafia che ancora non ha pubblicato i nomi. Con Luigi (Di Maio, ndr) abbiamo provato a coinvolgere pure l’Osce. Ho chiesto a tutti i media nazionali di parlarne ma hanno continuato a tacere sull’argomento, diventando complici degli impresentabili. Fosse stata una vittoria pulita la sua, lo avrei chiamato. Ma non lo è e mi dispiace”. Da parte sua, il candidato premier dei 5Stelle Lugi Di Maio afferma: “Noi abbiamo il voto pulito, consapevole, libero e bello. Gli altri – aggiunge – vincono con l’Udc, con gli impresentabili, grazie a bambini prodigio che tutto a un tratto riescono ad ottenere 20 mila voti dal nulla”.

Come il Pd replica al ceffone ricevuto dai siciliani? Orfini: “abbiamo gli stessi voti del 2012. Non abbiamo perso”, anzi la colpa della sconfitta è di Mdp

All’uno-due subito a Ostia e in Sicilia il Partito Democratico risponde appellandosi ai numeri. Alla fine, fa presente il presidente, Matteo Orfini, il Pd ha incassato in Sicilia gli stessi voti di quando vinse con Rosario Crocetta, “forse anche di più”. Orfini si riferisce alle elezioni del 2012 quando Rosario Crocetta si affermò con il 30 per cento dei voti, il 13,43 per cento dei quali era del Partito Democratico. Oggi – a spoglio ancora in corso – il Pd ha ottenuto il 13,20 per cento dei consensi che, sommati a quelli del resto della coalizione che sostiene Micari, fanno arrivare il consenso nei confronti del rettore dell’Università di Palermo al 18,60. Se si è perso, è la conclusione di Orfini, è stato per la scelta di Mdp e Sinistra Italiana di puntare tutto su Claudio Fava e non sostenere Fabrizio Micari, candidato ufficiale del Pd: “Il Pd ha provato a lavorare sullo schema di una coalizione larga, guidata da una personalità della società civile. Non siamo riusciti fino in fondo a raggiungere questo obiettivo perché Mdp e Sinistra Italiana hanno scelto di candidare Fava con il solo obiettivo di far perdere il Pd e vincere la destra”, scrive Orfini su Twitter. A Ostia vale lo stesso ragionamento: si è perso, è vero, “ma lì il Partito democratico rischiava di scomparire” dopo l’arresto del ‘suo’ presidente di Municipio e la riorganizzazione del partito nel X Municipio di Roma. Altro che sconfitta: Orfini rivendica per sé il merito di “aver risollevato il partito”. Tra i dem, tuttavia, gli animi sono accesi e c’è chi indica nella seconda carica dello Stato l’artefice della sconfitta. Il deputato Davide Faraone rileva che al coraggio di Micari ha fatto da contraltare la scelta di Pietro Grasso di non candidarsi: “Micari ha avuto il coraggio che non ha avuto Grasso di fare il candidato del centrosinistra in una logica larga, proposta da Si e Mdp salvo poi tirarsi indietro. La nostra idea era di riproporre il modello Palermo poi la sinistra si è tirata fuori: prima Grasso, di cui abbiamo atteso per due mesi il suo sì e poi le altre forze politiche della sinistra per fare danno a Renzi facendo in modo che la partita la giocassimo noi da soli”.

La replica del presidente del Senato Grasso alle offese e agli insulti del Pd

La risposta a Faraone e al Pd arriva dall’ufficio stampa del Presidente del Senato: “Sullo stile e l’eleganza dei commenti di alcuni importanti esponenti del Partito Democratico in merito al coraggio del presidente Grasso non resta che confermare ancor di più le motivazioni per le quali il presidente si è dimesso dal gruppo del Pd: merito, metodi e contenuti dell’attuale classe dirigente del partito sono molto lontani da quelli dimostrati dal presidente in tutta la sua opera a servizio dello Stato e delle Istituzioni”, si legge in un comunicato. Quello che serve, sottolinea l’esponente della minoranza dem Gianni Cuperlo, è una “mossa del cavallo” che “rompa lo schema e metta sul tavolo tutto l’impegno e la disponibilità a costruire una nuova, larga coalizione di centrosinistra”. Tuttavia, mentre comincia l’analisi della sconfitta e Orfini convoca la direzione Pd per il 13 novembre, Renzi apre un nuovo fronte di scontro con Luigi Di Maio. Il tema è il confronto televisivo chiesto e ottenuto da Di Maio da Floris su La7, ma poi annullato dal leader dei 5Stelle, “perché Renzi non conta nulla”.

Il peso del voto disgiunto (che il Rosatellum non contempla)

L’elemento di frammentazione sul quale occorre tornare a rifettere è il voto disgiunto, cioè quello dato da molti siciliani ad un partito e a un candidato presidente non collegato. Ebbene, mentre Micari ha ottenuto il 18,7%, le liste a lui collegate hanno preso circa nove punti in più. Discorso inverso per Cancelleri, che ha preso sette punti più di M5s, e anche per Musumeci e Fava, entrambi con percentuali leggermente superiori a quelle dei partiti che li sostenevano (+1,6 e + 0,9%). Quindi molti elettori hanno votato per un partito di centrosinistra ma per Cancelleri come candidato governatore, e in misura minore per Fava e Musumeci. Dunque, M5s è sì il primo partito dell’Isola (27%) ma convince meno del suo candidato e non sfonda. Con il Rosatellum 2.0 non è previsto il voto disgiunto ed è quindi difficile trasporre questa pratica siciliana sul piano nazionale.

 

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