
“La guerra più grande è contro noi stessi, i nostri sogni, le nostre ambizioni”.
Alla 12esima Festa del Cinema di Roma un film-documentario, in concorso, l’Invito, diretto da Italo Spinelli, ci ha invitati a riflettere sul tema controverso dell’Islam. La pellicola che ha avuto come padrino il maestro Bernardo Bertolucci, spiega come l’Islam moderato sia oltraggiato dal ramo più estremista e oscurantista. Ci mostra una religione di cuori puri, che vogliono conservare i propri sogni, le proprie ambizioni per non morire dentro, cuori che non hanno niente in comune con la ferocia e la violenza.
Entriamo in un pondok pesantren (collegio islamico) per scrutare la vita e le abitudini quotidiane dei giovani studenti – Rafli, Masduqui, Yazid, Shofi – che sognano un giorno di poter finalmente divenire Ustād, o meglio guide religiose e predicatori dei precetti di Allah. Il film vuole offrire un inedito volto dell’Islam: quello della tolleranza che contrappone la compassione e i gentili consigli alla violenza e alle bombe. La telecamera del regista con minuziosa precisione che ci ricorda Rossellini, segue i quattro giovani sin dalle fasi del risveglio, osservandoli in silenzio dall’alba, quando è tempo di pregare, durante le lezioni e nel tardo pomeriggio, nei momenti di ricreazione.
Da’wah (L’invito), prodotto dalla Kaia Films Indonesia, è stato girato nel collegio di “Dalwa” nella Regency di Pasuruan, nella provincia orientale di Giava. “Dalwa” è frequentata da 2.700 ragazzi tra i 6 e i 18 anni, ed oltre all’attento studio del Corano e dell’Arabo, si insegnano negli ultimi anni anche tradizionali materie di studio.
Regia: Italo Spinelli
Fotografia: Eko Nobel
Montaggio: Silvia Di Domenico
Prodotto da: Kaia Films Indonesia
Produttore: Budiarman Bahar
Produttori esecutivi: Sapta Nirwandar, H.M. Irsyad Yusuf
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