
“Come giustamente sottolineato più volte da molte parti, il futuro dell’Ilva passa sia da un piano industriale in grado di valorizzare produzione e qualità sia da un serio piano ambientale che – all’interno e all’esterno delle aree industriali – adotti le migliori tecnologie e pratiche, con tempi certi e programmati. Queste sono le reali garanzie per difendere il massimo possibile dell’occupazione di tutti i lavoratori, comprese le migliaia di operai dell’indotto”, a dirlo è Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, che prosegue “il piano industriale non riguarda infatti solo gli occupati diretti ma tutti i lavoratori, la qualità del risanamento ambientale riguarda la salute di tutti, le modalità con cui concretamente portare avanti la bonifica dell’area rimanda a quali imprese, quali professionalità, quali contratti collettivi applicare, quale organizzazione del lavoro, insomma ad un vero e proprio ‘piano industriale’, anche per questo aspetto non secondario della generale vertenza ”.
“Considerando inoltre – continua Genovesi – che molti appalti sono in scadenza, a partire dalle manutenzioni edili, che la gestione commissariale ha già prodotto effetti e riorganizzazione dell’indotto, che gli acquirenti stanno riprogrammando attività e perimetri industriali con evidenti impatti sull’occupazione totale, chiediamo al Ministro Calenda di non trattare i lavoratori dell’indotto come lavoratori di serie B e di prevedere la convocazione di un tavolo specifico per tutto l’indotto affinchè tutti i lavoratori e i loro rappresentanti possano contribuire al confronto, categorie dell’edilizia, ma non solo, insieme alle Confederazioni” conclude il leader degli edili Cgil.
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