
“Oggi pomeriggio un’altra brutta pagina nella vita di questa legislatura parlamentare. Con 26 voti di scarto nell’aula di Montecitorio è stata affossata dal Pd la legge di Sinistra Italiana, Mdp e Possibile per reintrodurre le garanzie e le tutele dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Ancora una volta il Pd dimostra di essere da un’altra parte quando si parla dei diritti dei lavoratori”, afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, subito dopo il rinvio in commissione della proposta di legge dell’opposizione di sinistra. “Il problema non sono le porte che restano aperte nei rapporti tra le forze politiche. È che il Pd, insabbiando le nostre proposte di legge, lascia aperte le porte girevoli per i lavoratori. Porte girevoli verso il licenziamento. Per i lavoratori restano solo le porte girevoli del licenziamento”, scrive Giorgio Airaudo, di Sinistra italiana, rispondendo a Ettore Rosato, capogruppo del Pd sull’articolo 18. “Pd getta la maschera e affossa la nostra proposta che riafferma le garanzie dell’articolo 18. #finteaperture”, scrive su Twitter il coordinatore di Articolo Uno-Mdp Roberto Speranza. “Parlano di coalizioni e chiudono sul merito, rinviando voto su reintroduzione #Articolo18. #Pd predica bene e razzola mare. Doppia morale”, scrive a sua volta su Twitter Arturo Scotto. “Dobbiamo ritornare ai fondamentali ed insegnare ai nostri figli che tutelare i diritti anche di un solo lavoratore ha sempre voluto dire rafforzare i diritti di tutti gli altri anche di quelli che non sono immediatamente toccati da quel diritto”, ha detto a sua volta in aula alla Camera il capogruppo di MDP, Francesco Laforgia, durante il dibattito sulla pdl Art.18. Dobbiamo partire da queste dichiarazioni sull’affossamento del disegno di legge per la reintroduzione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, presentato congiuntamente da Mdp, Sinistra Italiana e Possibile, per comprendere meglio, ove ve ne fosse ancora bisogno, perché c’è la necessità di arrivare al più presto alla costruzione di un soggetto politico di sinistra, alternativo al Pd. Poco tempo dopo l’incontro tra Piero Fassino, il “pontiere” di Renzi, e la delegazione di Mdp, Sinistra Italiana e Possibile per ascoltare la proposta di coalizione del Pd, si verifica in Parlamento la quintessenza dell’ambiguità del partito di maggioranza, liquidando, di fatto uno dei pilastri delle proposte programmatiche della sinistra: la reintroduzione dell’articolo 18. Prima di raccontare dell’esito dell’incontro, è utile sapere cosa è accaduto alla Camera.
Titti Di Salvo, Pd, fa naufragare la proposta di legge per la reintroduzione dell’articolo 18 con motivazioni che offendono l’intelligenza, prima che i lavoratori
La relatrice del ddl per il ripristino dell’articolo 18, la deputata Pd Titti Di Salvo, ha proposto all’aula della Camera il rinvio in commissione del provvedimento, presentato da Mdp e Sinistra Italiana. L’obiettivo, ha spiegato in aula, è “sostituire ad un confronto sulle distanze tra di noi un confronto di merito”. Per Di Salvo il tema “inappropriato per una fine di legislatura e non avrebbe effetti sulla vita delle persone perchè non riuscirebbe ad essere approvato prima del termine della legislatura”. Al contrario l’intervento sui risarcimenti per i licenziamenti ingiustificati previsto in legge di Bilancio invece “diventerà legge dello Stato a partire dal 1 gennaio”. Il relatore di minoranza, Giorgio Airaudo di Sinistra Italia, ha dal canto suo espresso contrarietà al rinvio in commissione, così come ha fatto il capogruppo di Mdp Francesco Laforgia: “Il Pd ha perso un’occasione, sarebbe stato più efficace di qualche appello all’unità”. Ecco i fatti. Il giudizio della Di Salvo per il quale il ripristino dell’articolo 18 sarebbe “inappropriato” per la fine della legislatura provoca non solo amarezza, per la rozza argomentazione, ma indignazione perché ancora una volta scambia la natura del reintegro sul posto di lavoro per una manciata di denari, “il risarcimento”, esattamente in coerenza con quanto è prescritto con la liquidazone dell’articolo 18. Pare perciò aver ragione Lucrezia Ricchiuti, deputata di Mdp, quando sottolinea che “nonostante le calcolate assenze di alcuni deputati del Partito democratico, che non hanno trovato il coraggio di schierarsi contro il vertice renziano, dobbiamo registrare ancora una volta la distanza di quel partito dai bisogni delle persone, dalla realtà sofferente del nostro mondo del lavoro, in cui le tutele arretrano e lo sfruttamento avanza. Noi di Mdp ci saremo sempre, contro l’arroganza dei licenziamenti illegittimi e le delocalizzazioni”, conclude Ricchiuti, cogliendo il punto vero della questione: le tutele arretrano e lo sfruttamento avanza.
La trattativa mai cominciata tra Piero Fassino e i capigruppo di Sinistra Italiana e Mdp
Anche per queste ragioni di merito e di metodo politici, l’incontro con Piero Fassino delle delegazioni della sinistra non poteva che finire com’è cominciato, con distanze ormai incolmabili e inconciliabili. I capigruppo delle delegazioni della sinistra sono stati chiarissimi nel motivare alla stampa le ragioni di una trattativa che non è fallita, come sostiene Piero Fassino, ma non è neppure iniziata. La capogruppo Mdp al Senato ha infatti spiegato ai cronisti: “Non abbiamo dato la disponibilità a una trattativa in quanto abbiamo constatato come le differenze di impostazione politica tra noi e il Pd sono su temi di fondo che interessano la vita delle persone e su questi non ci sono dei piani credibili di convergenza. Mi riferisco in particolare alla tutela del lavoro e del reintegro in caso di licenziamento illegittimo che non viene preso in considerazione (dal Pd, ndr), all’idea che non si può fare una campagna elettorale in tema di ‘meno tasse per tutti’ perché significa anche meno welfare per tutti. Mi riferisco a un’idea vera di sanità universale senza troppi ammiccamenti nei confronti delle strutture private”. Inoltre, Giulio Marcon, capogruppo di Sinistra Italiana alla Camera, ha aggiunto: “abbiamo detto che non ci sono margini per nessuna intesa per chi in questi anni ha fatto politiche di precarizzazione, il lavoro, la buona scuola. Il programma c’è già, queste modifiche proposte dal Pd sono fuori tempo massimo e non ci sarà nessuna intesa. Costruiremo con Articolo 1, Possibile e con la società civile una lista per politiche diverse da quelle del Pd”. In merito a Giuliano Pisapia e Campo progressista, Marcon ha sottolineato le “posizioni diverse” evidenziate in questi giorni. “Il Pd – spiega – ha fatto scelte che non vanno nella direzione dei valori della sinistra: uguaglianza, diritti, solidarietà. Non siamo preoccupati perché la nostra lista avanzerà su questi temi proposte specifiche”.
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