
Il procuratore generale di Stato, José Manuel Maza, ha chiesto alla Corte Suprema spagnola l’incriminazione per ribellione, sedizione e appropriazione indebita nei confronti dei politici responsabili della dichiarazione di indipendenza della Catalogna di venerdì scorso che ha portato all’annullamento dei poteri regionali da parte del governo di Madrid. Nelle due denunce, il pubblico ministero richiede “l’obbligo di cauzione e, se del caso, il sequestro di beni in un importo prudenzialmente fissato a 6.207.450 euro [300.000 euro ciascuno]”. Destinatari dell’atto sono ovviamente il presidente della Generalitat Carles Puigdemont e tutti i suoi ministri, più sei parlamentari, per un totale di 20 persone. Il procuratore generale ha sollecitato i politici incriminati a comparire urgentemente in procura “in considerazione della gravità dei fatti e dei crimini loro imputati, della flagranza in cui sono stati commessi” e porre fine “all’attuale situazione di contumacia e rischio di reiterazione di condotte illegali”.
Il viaggio di Puigdemont e dei ministri incriminati verso Bruxelles. Forse chiederanno asilo politico al Belgio
In auto da Barcellona a Marsiglia e poi in volo dalla città francese a Bruxelles. Questo l’itinerario seguito dall’ex presidente della Generalitat di Catalogna, Carles Puigdemont, e da cinque membri dell’esecutivo catalano destituito da Madrid, secondo l’agenzia spagnola Efe. Non è noto con precisione quando i membri dell’ex Govern catalano abbiano lasciato Barcellona, ma l’ultima apparizione pubblica di Puigdemont risale a sabato scorso, quando in un messaggio registrato sulle scale della sede della delegazione di governo di Girona, l’ex leader indipendentista ha detto che i partiti catalani avrebbero fatto una “opposizione democratica” alla decisione di Madrid di applicare l’articolo 155 della Costituzione. Secondo immagini mostrate dalla emittente Sexta TV, nelle stesse ore in cui andava in onda la registrazione, Puigdemont stava pranzando in un ristorante di Girona. I cinque membri dell’esecutivo che si trovano a Bruxelles con Puigdemont sono: il consigliere per il Governatorato, Meritxell Borras, quello per la Salute, Antoni Com¡n, per gli Interni, Joaquim Forn, per il Lavoro, Dolores Bassa e infine il consigliere per Agricoltura, pesca e alimentazione, Meritxell Serret. Borras e Forn fanno parte del PDeCAT, il partito di Puigdemont, gli altri tre, Comin, Bassa e Serret sono esponenti della Esquerra Republicana de Catalunya.
La crisi autonomista catalana spacca inevitabilmente Podemos, da sempre a favore dello “stato multinazionale unitario”
La crisi catalana fa sentire le sue ripercussioni nella politica spagnola e in particolare all’interno dell’estrema sinistra di Podemos. Parte del partito catalano si è esplicitamente schierato per l’Indipendenza e questa scelta non piace alla leadership nazionale, tanto che il leader Pablo Iglesias ha invitato a un chiarimento i dirigenti della regione, mentre un altro dirigente nazionale di Podemos, Juan Carlos Monedero, rompe gli indugi invitando di fatto il capo del partito in Catalogna Albano Dante Fachin a lasciare il partito. Più prudente, Iglesias ha osservato che “preoccupano le posizioni assunte da diversi compagni (il riferimento è a Podemos catalana e agli “Anticapitalistas”), sono posizioni legittime ma più vicine a quelle di altre forze politiche che alle nostre”. La linea ‘centrale’ di Podemos quindi resta quella definita negli ultimi tempi, con un’alleanza col movimento “Comunes” del sindaco di Barcellona, Ada Colau, contrario all’indipendenza. Podemos, ha ribadito Iglesias, “è per un paese multinazionale ma unito”.
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