
Quella “vera schifezza” di legge elettorale che porta il nome di Rosatellum bis, da Ettore Rosato, capogruppo Pd che per primo l’ha pensata e sottoscritta dopo che il Fianellum, il simil tedesco voluto dal relatore Emanuele Fiano era stato bocciato, sta prendendo forma nei lavori della Commissione Affari Costituzionali della Camera, attraverso un patto leonino che lega il Pd a Forza Italia, Lega e alfaniani. Già ieri erano state bocciate tutte le proposte emendative e migliorative presentate da Alfredo D’Attorre per Mdp, e sostenute da Sinistra Italiana e Cinque stelle. Oggi quella stessa maggioranza non solo ha tenuto, ma ha proceduto a rendere ancora più “schifosa” e incostituzionale la legge elettorale. La Commissione ha sospeso i lavori intorno alle ore 19 di giovedì per darsi appuntamento a domani mattina, venerdì, alle 10, per proseguire ad oltranza e arrivare a chiudere l’esame della riforma, con il mandato al relatore, entro sabato mattina. Il Pd si è perfino detto disponibile a sovrapporre i lavori della Commissione con la Direzione nazionale convocata alle ore 15.
La norma salva-Ap: basta superare il 3% in almeno 3 collegi regionali, e porti a casa i senatori. Polemica durissima tra Rosato e D’Attorre
Domani dovranno essere affrontati i nodi ancora irrisolti, tra cui la questione delle soglie di sbarramento per il Senato, con la richiesta di Ap di consentire a un partito di accedere al Senato superando la soglia del 3% in almeno tre regioni. Il testo base attuale prevede invece che la soglia di sbarramento, sia per la Camera che per il Senato, è su base nazionale. L’emendamento è stato definito salva-Ap. Ma il capogruppo piddino Rosato ha voluto fare l’ennesima provocazione, sostenendo che in fondo si tratterebbe anche di salvare Mdp. D’Attorre, che anche ieri ha subito insulti e oltraggi, questa volta ha replicato. E con durezza: “Noi siamo assolutamente contrari”. Anzi, “noi – aggiunge – non ci consideriamo una piccola formazione. Pensiamo di dar forma a un partito a due cifre. E siamo dell’idea che se non si raggiunge una soglia critica è giusto anche stare fuori dal Parlamento”. La norma salva-Ap “favorisce la frammentazione e il mercato politico – conclude D’attorre – è una vera schifezza, il porcellum a confronto aveva una sua logica”. Come dargli torto?
L’emendamento voluto da Berlusconi passa: meno collegi proporzionali ma più grandi
Intesa blindata, dunque, tra Pd e Forza Italia anche sul numero e l’ampiezza dei collegi plurinominali. La commissione Affari costituzionali della Camera ha infatti approvato l’emendamento di Forza Italia, riformulato dal relatore Emanuele Fiano, che va ad incidere sui collegi proporzionali. Al momento, il testo del Rosatellum bis attribuisce al governo la delega per disegnare i collegi plurinominali, per un numero che si aggira attorno ai 70. Con l’emendamento riformulato dal relatore e approvato dalla commissione, invece, il numero dei collegi plurinominali scende a circa 65, ma ne viene aumentata la grandezza. Un maggior ‘peso’ del proporzionale era uno dei punti nodali per Forza Italia, esplicitamente cercato e ottenuto da Silvio Berlusconi. Va specificato, tuttavia, che l’intervento sul numero dei collegi plurinominali non poteva incidere sull’equilibrio tra quota proporzionale e quota maggioritaria, che resta di 64% e 36%.
Ed ecco la novità del giorno: la scheda elettorale con i consigli su come usare il voto nei collegi uninominali. Voti solo Caio? Non è possibile, il tuo voto si estende al partito o ai partiti che lo sostengono. Una vergogna
Il relatore del Rosatellum, Emanuele Fiano, ha presentato un nuovo emendamento che prevede una modifica della scheda elettorale. I cittadini, fatto inedito, troveranno sulla scheda quattro righe di ‘istruzioni per l’uso’. In sostanza si spiega all’elettore come sarà attribuito il suo voto visto che, punto che ha scatenato polemiche in commissione, votando solo il candidato uninominale, il voto va automaticamente anche alla lista o liste che lo sostengono. Ecco la spiegazione che i cittadini leggeranno sulla scheda: “Il voto si esprime tracciando un solo segno sul contrassegno della lista prescelta ed è valido per la lista e per il candidato uninominale. Nel caso in cui sia tracciato un segno solo sul nome del candidato uninominale, il voto è valido anche per la lista e, nel caso di più liste collegate in coalizione, i voti sono ripartiti tra le liste in proporzione ai voti ottenuti nel collegio”. Una sottile moltiplicazione di pani e pesci, un miracolo.
Le reazioni di rabbia di Toninelli (M5S) e Marcon, capogruppo Sinistra Italiana
Danilo Toninelli, l’esperto di leggi elettorali che segue per M5S il percorso della riforma scrive su twitter: “Un Pd da vomito sta abbassando la #SogliaMastella (1%) a #SogliaScilipoti. Basterà uno 0,1% per accaparrarsi poltrone. Vanno fermati subito!”. Gli fa eco, ma con una dichiarazione più estesa, Giulio Marcon, capogruppo di Sinistra Italiana alla Camera: “L’asse tra Pd e Forza Italia impedisce qualsiasi modifica alla legge elettorale. Bocciati tutti gli emendamenti contro le liste civetta, per impedire un Parlamento di nominati e le preferenze di genere. Il rinnovato patto del Nazareno, con l’aggiunta della Lega e di Ap, impedisce la libera scelta dei cittadini e condanna il nostro Paese ad una legge irricevibile che mantiene il sistema dei nominati e le liste bloccate. Senza correzioni non sarà possibile restituire ai cittadini il diritto di scegliersi i propri rappresentanti. Il patto Renzi-Alfano-Berlusconi-Salvini va avanti infischiandosene degli italiani”.
A proposito di liste elettorali, ecco la smentita di Campo progressista nei confronti de La Stampa che oggi aveva scritto di un patto tra Calenda, Bonino e Pisapia
Fantasie, insomma. Campo progressista smentisce un impegno di Giuliano Pisapia, in tandem con Emma Bonino, per costruire una lista elettorale di stampo civico con sindaci, nomi di primo piano come Carlo Calenda e sponsor d’eccezione come Romano Prodi e Enrico Letta di cui scrive oggi ‘la Stampa’. Fonti vicine al leader di Campo progressista, pur confermando la stima che lega Pisapia alla Bonino e l’impegno sul terreno dei diritti di Cp che trova in prima fila anche i Radicali, spiegano che non c’è un cantiere aperto per un progetto elettorale del tipo indicato dalle indiscrezioni di stampa. Amen.
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