
La squadra mobile della Questura di Rimini ha preso un terzo componente del gruppo di quattro persone ricercate per il doppio stupro della scorsa settimana a Rimini Miramare. Dopo che due fratelli marocchini minorenni si sono costituiti a Pesaro, è confermata la nazionalità degli altri due: uno è congolese, mentre il capobanda è un nigeriano con più di 18 anni.
A fermare il 20enne congolese, presunto componente del branco responsabile dello stupro di una turista polacca e di una transessuale, sono state due donne. “La peggiore mortificazione per chi commette un reato nei confronti delle donne”, commenta il questore Maurizio Improta. Rispetto ai risultati e alla svolta nelle indagini, che ha portato al fermo dei due fratelli ieri, Improta dà atto “ai buoni rapporti tra la Questura di Rimini e il comando provinciale dei carabinieri di Pesaro”. “Poi, con un’attività investigativa di natura classica, la squadra mobile e lo Sco sono riusciti a localizzare il terzo – continua Improta – arrivando poi, anche attraverso testimonianze, nella direzione del quarto ragazzo, che aveva pensato, carico di valigie, di prendere un treno” per tentare la fuga. Il congolese era sbarcato nel 2015 a Lampedusa ed è stato fermato dalla polizia di Rimini perché ritenuto il quarto componente del branco. Il ragazzo, che aveva ottenuto poi il permesso per motivi umanitari, era residente a Cagli (Pesaro Urbino). Il 20enne è ritenuto dagli investigatori il ‘capo banda’. Il congolese stava cercando di scappare. Salito a Pesaro è stato fermato nella stazione di Rimini, dove il convoglio si era fermato, dai poliziotti della Questura, guidata da Maurizio Improta. Il ragazzo ha provato a negare la sua identità e il suo nome, ma aveva addosso il cellulare già localizzato. Aveva con sé anche alcune valigie ed era diretto a Nord.
Negli ultimi due mesi c’è stato come un black out di informazioni sulla presenza di Guerlin Butungu, il ventenne congolese. E’ uscito dalla comunità casa Freedom e di lui non si sono avute più notizie. Butungu non aveva un lavoro stabile, non aveva un’auto ma, da quel che si sa, una forte rete di conoscenze. Secondo gli investigatori, sarebbe a capo di un gruppo di minorenni, tra cui i due fratelli marocchini che si sono consegnati ieri ai carabinieri, con a carico furti, piccolo spaccio, atti di violenza spicciola. Il ventenne sarebbe stato il loro leader, pur senza apparire. Non avendo auto, i giovani si spostavano in autobus o in treno. A Vallefoglia erano temuti, perché, a quanto pare avevano atteggiamenti prepotenti. Il sindaco Palmiro Ucchielli dice: “Non c’erano segnali di delinquenza evidenti, almeno dal mio punto di vista”. Fino all’altro ieri.
Due dei tre minorenni fermati, non è chiaro quali, negano di aver compiuto atti di natura sessuale ma ammettono di aver tenuto ferma almeno una delle vittime, la donna polacca, e poi di aver partecipato al pestaggio del compagno. Per ora non sono stati fatti atti formali di riconoscimento, né da parte dei turisti polacchi (rientrati ieri in patria), né da parte della prostituta transessuale peruviana. Per il fermo sono stati ritenuti sufficienti gli elementi desumibili dalle immagini, le ammissioni fatte da loro stessi e la ricostruzione del fatto che è sovrapponibile a quanto è stato accertato: per questo motivo non si è ritenuto di procedere ad atti formali di individuazione. I minori, sentiti dagli inquirenti, non avrebbero fatto il nome del complice maggiorenne ma avrebbero fornito una serie di elementi idonei alla sua identificazione.
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