Berlusconi alla convention di Forza Italia a Fiuggi attacca i 5Stelle e Di Maio, “meteorina della politica”. Dice “il leader sono io”, ma Salvini da Pontida lo stoppa. Soprattutto, dimentica Renzi e il Pd. Per la Grosse Koalition?

Berlusconi alla convention di Forza Italia a Fiuggi attacca i 5Stelle e Di Maio, “meteorina della politica”. Dice “il leader sono io”, ma Salvini da Pontida lo stoppa. Soprattutto, dimentica Renzi e il Pd. Per la Grosse Koalition?

Nel discorso del rientro in pubblico, dopo le vacanze estive e il restyling estetico in una clinica di Merano, Silvio Berlusconi, dal palco della platea di Fiuggi apparecchiata da Antonio Tajani, ha tenuto un discorso in cui le cose non dette pesano almeno quanto quelle dette. Nessuna solidarietà con la Lega per il sequestro dei conti correnti, zero su legge elettorale o finanziaria. Nessun accenno alla vicenda Consip. Anzi, è di Matteo Renzi, del Pd e del governo di Paolo Gentiloni che l’anziano leader di Forza Italia non parla. Il “nemico” per le prossime elezioni è individuato chiaramente nel Movimento5stelle (che bolla come “ribellista”, perché “populista” gli sembra una mancanza di rispetto per il popolo) e nel suo futuro candidato premier: Luigi Di Maio, che definisce una “meteorina della politica” con una faccia buona per la tv ma che in dote agli italiani porta soltanto un “bagaglio” che contiene la “nullità assoluta di quello che ha fatto nel tempo”. E così anche quella che per anni è stata la sua ossessione, l’età che avanza, viene sfoggiata come punto di forza.

La convention di Forza Italia a Fiuggi, dove il tempo pare essersi fermato al 1994

“Per governare un Paese – afferma – non si può improvvisare, serve una grande esperienza decisionale” e dunque “40 anni di esperienza in più rispetto al loro candidato sono qualcosa da far valere”. Eppure, paradossalmente, all’hotel palazzo della Fonte dove si tiene la tre giorni ‘L’Italia e l’Europa che vogliamo’ il tempo più che andare avanti sembra essersi fermato. O meglio, tornato indietro. Lo stesso Berlusconi si presenta visibilmente dimagrito. La folta platea lo acclama come negli anni d’oro, l’inno di Forza Italia risuona nei telefonini, l’aria vintage si respira ovunque. L’ex premier rispolvera mai dimenticati cavalli di battaglia come la riforma della giustizia che deve costringere i pm ad andare dai giudici “con il cappello in mano” ed elenca i “5 colpi di Stato” che lo hanno allontanato dal potere. Ma, soprattutto, si respira l’aria di un centrodestra che sente di essere uscito dal tunnel e di avere una nuova chance di tornare al potere. E ora che persino il M5s si accinge ad avere un nuovo “capo”, Forza Italia resta di fatto l’unico partito la cui leadership non è contendibile. “I partiti populisti, che però io preferirei chiamare ribellisti, non hanno vinto da nessuna parte, certe volte hanno avuto un certo peso ma non hanno vinto”, ha detto Berlusconi, indicando come l’avversario assoluto il Movimento di Grillo.

Il botta e risposta a distanza tra Berlusconi, Salvini e Meloni sulla leadership del centrodestra

Tajani, che nei giorni scorsi era stato indicato come possibile candidato premier del centrodestra, si chiama fuori. Persino il segretario del Ppe, Antonio Lopez Istruiz è qui per omaggiare l’ex premier. “Voglio salutare il prossimo presidente del Consiglio italiano: Silvio Berlusconi”. A Fiuggi sembrano crederci veramente. E sembra crederci anche il diretto interessato. Che dice di aspettare di tornare in campo dopo che una sentenza della Corte di Strasburgo lo avrà riabilitato come “uomo integro e onesto”, ma che in ogni caso promette: “Parteciperò alla campagna elettorale con la passione di sempre”. Lo comunica alla platea di sostenitori ma anche al suo alleato, Matteo Salvini. Altro che solidarietà per la vicenda dei conti bloccati, Berlusconi gli manda a dire che quella coalizione che adesso il segretario del Carroccio sostiene di voler guidare è una sua creatura. “Il centrodestra in Italia – rimarca – lo abbiamo fatto noi, abbiamo portato nel governo forze che ne erano rimaste escluse. Siamo stati noi a portarli dentro questo centrodestra, abbiamo sempre avuto noi il leader”. La replica di Salvini non si è fatta attendere. Subito dopo aver arringato i suoi a Pontida sulla Lega di lotta e di governo (con promessa di presentarsi il prossimo anno come presidente del Consiglio, di fare eleggere i magistrati dal popolo e di dare mano libera alle forze dell’ordine, ma non prima di aver avvertito che i migranti sono gli untori delle epidemie di scabbia, malaria e pure della lebbra – epidemie che ha visto solo lui, evidentemente), ha detto a radio Padania: “Ho sentito che oggi Berlusconi a Fiuggi ha detto ‘il centrodestra sono io’: in democrazia sono i cittadini che decidono chi fa cosa”. E poi ha aggiunto, quasi come una minaccia: “Io sono pronto”. Dalla parte della destra, anche Giorgia Meloni, intervistata da Maria Latella a Sky Tg24 ha contestato la leadership di Berlusconi, immaginando primarie o qualche forma di consultazione popolare.

Berlusconi ha ignorato volutamente Renzi e il Pd perché non li ritiene avversari pericolosi o perché si tiene le mani libere per una eventuale Gosse Koalition all’italiana?

Eppure Berlusconi continua a parlare del programma da scrivere in vista delle prossime elezioni sia con la Lega che con Fdi e si dice convinto che il centrodestra vincerà prima in Sicilia e poi alle politiche. Nessun attacco diretto al Pd né al premier in carica, Gentiloni. Un unico accenno, ma ai guai della sinistra, indebolita dalle “liti interne” che le fanno perdere consensi. Una ‘dimenticanza’ che alcuni in Forza Italia leggono come propedeutica a un futuro governo di larghe intese, qualora le urne non dovessero decretare un vincitore certo. Per altri, invece, Berlusconi ha volutamente ignorato Renzi e il Pd perché non li ritiene in grado di gareggiare per vincere. Ma il silenzio sul Pd, che non viene attaccato se non di sfuggita sulla cancellazione di Equitalia “solo nel nome”, sembra mostrare una certa prudenza sul futuro. D’altra parte, se si dovesse votare con questa legge elettorale, la grossa coalizione potrebbe tornare di moda.

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