Vertice di Parigi sui migranti. L’Europa cambia strada, la fortezza si chiude e si barattano vite umane con dollari, come con la Turchia. Le destre festeggiano

Vertice di Parigi sui migranti. L’Europa cambia strada, la fortezza si chiude e si barattano vite umane con dollari, come con la Turchia. Le destre festeggiano

Le migrazioni restano al centro della crisi politica e sociale europea. L’instabilità in Africa e altrove, le guerre, le persecuzioni, la povertà, le tendenze demografiche spingono milioni di persone a cercare una vita migliore in regioni più sicure e prospere. Questa realtà non è destinata a cambiare, almeno per i prossimi decenni. Però, due anni dopo lo sbarco di più di un milione di persone sulle coste mediterranee, le istituzioni europee e i governi stentano a trovare soluzioni credibili e umane. E quando perfino le politiche di riallocazione falliscono miseramente per l’opposizione di una mezza dozzina di stati governati da forze di destra, ecco l’idea illuminante che apre a una nuova strategia: paghiamo direttamente alcuni stati africani, come abbiamo fatto con la Turchia di Erdogan, e consegnamo a loro il destino di milioni di migranti.

 

Dice Angela Merkel durante la conferenza stampa di presentazione del vertice parigino all’Eliseo sulle migrazioni: “il lavoro svolto dall’Italia e la Libia sono un elemento fondamentale e per questo voglio ringraziare il premier Paolo Gentiloni e il presidente Serraj”. E fin qui il galateo politico, poi però la vera portavoce degli interessi del nord Europa aggiunge: “In Libia la situazione deve migliorare, ecco perché daremo il nostro sostegno, concreto, perché chi vive in situazioni inaccettabili possa avere un futuro accettabile”, ma occorre “distinguere tra migranti economici e coloro i quali sono possibili candidati al reale status di rifugiato” per “arrestare l’immigrazione irregolare e non dare un segnale non corretto”. Inoltre, quella dei flussi migratori è “una sfida dalle proporzioni immense – ha proseguito Merkel -, perché i Paesi sono molto diversi nella loro natura”, ma sarà “rafforzata la cooperazione giuridica contro i trafficanti di esseri umani”. La cancelliera tedesca ha sostanzialmente dettato la linea agli altri paesi europei presenti a Parigi, Francia, Italia e Spagna, e ai presidenti di Niger, Ciad e Libia, su come fermare gli sbarchi sulle coste italiane. “Sostegno concreto” significa banalmente che la Germania pagherà, o comunque imporrà alla Commissione europea di pagare, gli stati dell’Africa subsahariana, così come ha fatto con la Turchia per contenere i profughi siriani. Solo che questa volta, poiché non si tratta esclusivamente di rifugiati, Merkel segue Macron e impone la discriminante che separa i migranti economici dai profughi. Non caso è lo stesso Macron ad illustrare il progetto, o piano comune. Dotazioni economiche, di personale e di mezzi: su questi tre canali si svilupperanno gli aiuti dei Paesi Ue e di Bruxelles a Niger, Ciad e Libia nell’ambito del piano di azione varato oggi al summit di Parigi. Il presidente francese ricorda che la cooperazione si dislocherà sia nell’ambito di “finanziamenti” sia in quello di “dotazioni concrete, come polizia”. Sono già in atto “le misure di protezione finanziate attraverso la forza del G5 Sahel, a livello multilaterale e bilaterale con il contributo Ue. Misure che hanno lo scopo di mettere in sicurezza le frontiere all’interno del G5, e che sono oggetto di vari milioni di euro di finanziamento a livello Ue”. Macron si dice “diffidente” nel dare delle cifre al termine “di questo tipo di riunioni”. Parole alle quali la cancelliera Angela Merkel aggiunge: il sostegno è “a livello di forze di sicurezza, di aiuti allo sviluppo nella Regione di Agadez e nella formazione” della polizia locale.

Il piano d’azione prevede “un’identificazione nei Paesi di transito” attraverso “una cooperazione con i Paesi africani con una presenza anche militare sul campo”, ha aggiunto Macron. Un nuovo rapporto tra Europa e Africa era già stato tracciato in mattinata a Roma durante la “Cabina di Regia” dei ministri dell’Interno di Ciad, Italia, Libia, Mali e Niger. Dalla riunione è emersa la necessità di rafforzare la capacità di controllo dei confini marittimi e terrestri attraverso l’attivazione di meccanismi a supporto della formazione e dell’operatività delle guardie di frontiera ed è stata concordata la costituzione di una Task Force ad alto livello delle forze di sicurezza che si riunirà a breve a Roma al fine di accrescere la cooperazione tra i Paesi membri della Cabina di Regia. Ribadito inoltre il sostegno all’accordo di pace tra le tribù del Sud della Libia e riaffermata l’importanza di sostenere la Libia nella creazione di una guardia di frontiera. La stabilizzazione della Libia è una “necessità assoluta per la pace”, ha aggiunto Macron dopo il vertice di Parigi, ricordano l’azione “importante” dell’Italia. Per il presidente francese è necessario “smantellare le reti di trafficanti identificando i responsabili”.

La posizione dell’Italia è stata illustrata dal premier Gentiloni con parole che non possiedono la stessa chiarezza di Merkel e di Macron. Anzi, Gentiloni ha manifestato più di qualche imbarazzo, e ha dato l’impressione più di aver subito decisioni prese a Parigi e a Berlino, che concordate con Roma. “Non ci sono soluzioni miracolose ma non siamo a zero”, dice Gentiloni in conferenza stampa, “rispetto a una anno fa abbiamo fatto dei passi avanti”. Per gestire il problema dei migranti “non c’è un piano segreto o particolare”. Il piano è talmente evidente, e non dipende dalla volontà dell’Italia, che Gentiloni ha dovuto giustificarsi con questo argomento: “Ho passato gli ultimi anni a cercare di raccontare la complessità della questione, è un fenomeno strutturale e complicato e dobbiamo lavorare su tutti i fronti: sullo sviluppo, il sostegno, il controllo delle frontiere, il sostegno ai Paesi di transito, il sostegno all’attività di lungo periodo che si svolge nei Paesi africani”. Tutto ciò senza minimamente accennare al fallimento della ricollocazione nei 27 paesi europei dei migranti che già sono in Europa. Di fatto, Gentiloni conferma che il piano risponde alla chiusura del continente europeo, così come chiesto spesse volte dai governi indisponibili all’accoglienza, i quattro di Visegrad, l’Austria, che così possono tornare a dormire sonni tranquilli. Infine, “questo insieme di misure sta dando dei risultati quindi penso che l’Ue, che ha avuto certamente dei ritardi, alla fine ha dato un segnale di successo sia pure fragile anche nella strada del Mediterraneo centrale che appariva più complicata. Sono risultati su cui investire”, ha concluso Gentiloni. Anche in questo caso, ci tocca, da cronisti, tradurre queste argomentazioni diplomatiche: tutto dipende dai ritardi e dalle divisioni in seno ai paesi europei ad ospitare, ciascuno, qualche migliaio di migranti, e allora siamo stati costretti a militarizzare il Mediterraneo e a respingerli nuovamente dai territori di partenza, in Africa, a prescindere dal destino che li attenderà. D’altro canto, sembra dire Gentiloni, paghiamo gli stati africani centrali. Cosa vogliono di più?

E che sia questa la strategia, lo conferma l’altra parte del discorso di Gentiloni, ovvero quello organizzativo.  “Noi abbiamo discusso, ed è contenuto nel documento, l’obiettivo di fare una operazione insieme a Unhcr di un trasferimento su liste limitate di migranti con diritto di asilo dalla Libia in altri Paesi africani. Una operazione che avrà dimensioni circoscritte, ma è il segnale di un passaggio da un sistema irregolare a un sistema basato su regole”. Trasferimento forzato dalla Libia in altri paesi africani. Insomma, l’ideologia pilatesca dei “quattro grandi” d’Europa in materia di migranti ha trovato una conferma nella disponibilità dei leader di nazioni strategiche come Ciad, Niger e Mali a scambiare soldi con vite umane. Così, l’Europa dovrebbe essere salva, il Mediterraneo sempre più solcato da navi militari, e i capi degli stati africani potranno godere di “qualche dollaro in più”. I migranti? Si arrangino.

 

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