
Abbiamo chiesto a Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil una valutazione sul dibattito che si sta sviluppando in questi giorni sulla situazione che riguarda la politica economica, il lavoro, con particolare riferimento all’intervista rilasciata dal ministro Padaon al Sole24ore. Diamo di seguito la dichiarazione che ci ha rilasciato.
La situazione della occupazione nel nostro paese rimane pesante. I dati, innegabili, di recupero di grossa parte dei posti di lavoro persi dal 2008 devono essere attentamente valutati non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi. Gli indici di disoccupazione rimangono molto al di sopra delle principali economie europee, le sacche di inattività e di sottooccupazione sono molto consistenti e i giovani continuano ad essere penalizzati, sia pure a fronte di una leggera ripresa economica. Se consideriamo, oltre ai disoccupati statisticati, anche gli inattivi o coloro che hanno un lavoro povero e discontinuo, che non garantisce una vita dignitosa, allora troviamo un dato di “disoccupazione allargata” vicino al 20% della popolazione. Per queste ragioni, per la CGIL, occorrono anche scelte di “rottura” rispetto alla filosofia dominante negli ultimi anni, che ha visto quali strumenti di sostegno alla occupazione, delegata alle capacità di ripresa del mercato e quindi dell’impresa privata, le incentivazioni fiscali o le decontribuzioni e l’allentamento del sistema delle tutele e delle protezioni sociali (come con il Jobs act).
La prima leva per la generazione di nuova occupazione sono gli investimenti, anche pubblici, come proponiamo con il Piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile. Questa per noi dovrebbe essere la priorità di intervento. Rispetto al dibattito di queste settimane, circa lo studio di una misura di decontribuzione o di taglio del cuneo fiscale, su cui ancora circolano ipotesi differenti, certamente apprezziamo l’idea che si ragioni di misure maggiormente selettive e stabili, oltre che destinate esclusivamente alle assunzioni a tempo indeterminato. Andrebbero studiati tuttavia i reali effetti delle decontribuzioni già attutate, come i 17 miliardi per le decontribuzioni del Jobs act o gli effetti del Bonus Sud. Allo stesso modo, qualunque ipotesi di decontribuzione dovrà essere garantita da una copertura contributiva, altrimenti il rischio di una penalizzazione nel lungo periodo in carriere già discontinue e precarie rischia di determinare un problema di tenuta sociale molto pesante.
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