
Non si può chiudere così, con articoli di giornali, in testa Corriere della Sera e Messaggero che tessono le lodi del ministro Minniti, lui sì che ferma i migranti, oltre a quelli della destra che trasudano razzismo, xenofobia, fra i quali quello che fa capo a Berlusconi, con un “volemose bene” all’italiana, la vicenda che ha tenuto banco in questi giorni che riguarda i migranti, bloccati a Tripoli, inviati in campi di concentramento, l’accordo fra il nostro governo e quello ufficiale libico, presidente Al Sarraj mentre un altro leader libico, uno che conta, il generale Haftar minaccia di bombardare le nostre navi. Sono scesi in campo addirittura il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio, il segretario del Pd. Abbiamo vissuto alcune ore in cui, di fatto, c’era crisi di governo, con il ministro Minniti che non aveva partecipato alla riunione del Consiglio dei ministri e minacciava di dimettersi se dalle alte cariche dello Stato non gli arrivava un attestato, un chiaro segnale di assenso con le politiche contro i migranti e le Ong con il “Codice di condotta”, da lui messe in campo e contestate da un altro ministro, Delrio cui spetta decidere l’uso dei porti e rivendicava il suo ruolo. All’insaputa dei cittadini per molte ore siamo stati in presenza di una crisi di governo finché Mattarella, con un intervento che certamente il protocollo non prevede affermava che le scelte del ministro Minniti erano buone e altrettanto faceva Gentiloni. Ancora, davvero una procedura singolare, una informazione ufficiale non c’è stata. Solo i media hanno diffuso “indiscrezioni” suggerite dal Viminale, dallo stesso Quirinale. Dice Arturo Scotto, deputato di Articolo 1-Mdp, in un articolo che pubblichiamo in altra parte del giornale: “Forse un tagliando andrebbe fatto subito.
Le Camere dovrebbero essere coinvolte subito
Forse persino il Parlamento meriterebbe un coinvolgimento maggiore intorno a questa dialettica e sulla reale utilità degli strumenti messi in campo. Dico forse, perché i fautori della democrazia decidente potrebbero considerarlo un intralcio”. Data per chiusa la vicenda governo arrivano gli editoriali, i commenti, un coro, un inno alla fermezza di cui ha avrebbe dato prova Minniti, senza alcun tentennamento, una lezione alle Organizzazioni non governative, Medici senza frontiere in primo luogo, che operano per salvare vite umane, per assicurare ai migranti condizioni di vita sopportabili, fuggendo da guerre, torture in campi di concentramento, miseria, macerie di case distrutte.
Le “vocine” che vengono dal Nazareno dettano la linea ai media
Arriviamo così ai media che da qualche giorno si esibiscono in analisi politologiche, suggerite da qualche “vocina “ che viene dal Nazareno. Analisi singolari secondo cui nel Pd si è aperto un problema di non poco conto. Scrive Mario Ajello un editoriale sul Messaggero nel quale afferma che il problema che Renzi deve affrontare è quello di “due culture” che convivono all’interno del Pd. Il problema non è quello della diversità di opinione fra Delrio e Minniti ma qualcosa di ben più importante. Le “due culture” vengono così definite dall’ Ajello come avevano già fatto commentatori di altri giornali: “quella del cattolicesimo di tipo bergogliano, del solidarismo dell’accoglienza e dell’umanitarismo classico e quella del realismo, della fermezza che è tipica della tradizione da cui viene Minniti.
Ajello: i ministri Delrio e Minniti diversamente renziani
Delrio ha nel suo pantheon Dossetti che non era affatto un’anima bella e che non merita perché diversissimo da loro il tifo di personaggi alla Roberto Saviano e gli applausi autocompiaciuti da tutto quel narcisismo umanitario sempre pronto a mettersi in mostra e a specchiarsi nella propria ideologia falsamente benefica. Minniti uno che si ispira alla tradizione togliattiana o meglio a quella di Giorgio Amendola e da una certa idea di rigore democratico che rigetta ogni tentazione demagogica sinistrese”. Poi Ajello conclude: “sono diversamente renziani e Renzi deve fare la sintesi”. Insomma vanno bene ambedue, l’uno il cattolico bergogliano che copre il fronte della Chiesa che sta dalla parte dei poveri, dei migranti, l’altro l’ex comunista che fa il bau bau e rigetta “ogni tentazione demagogica sinistrese”, leggi tutto ciò che si muove fuori dal Pd, da Articolo1-Mdp a Sinistra Italiana a movimenti e associazioni, personaggi dice l’Ajello, in tono spregiativo “alla Saviano” e parla appunto di “narcisismo umanitario”.
Il ruolo dei comunisti nelle lotte per pace, uguaglianza, sostegno ai paesi in via di sviluppo
La rozzezza dell’analisi dell’Ajello è evidente quando afferma che Minniti si ispira alla tradizione togliattiana, poi si corregge e chiama in causa Amendola. In realtà l’editorialista del Messaggero conosce ben poco il ruolo che hanno svolto i comunisti italiani, certo con le diversità fra Togliatti e Amendola note a tutti, nelle battaglie per la pace, l’uguaglianza, il sostegno alle lotte nei paesi dell’Africa contro il colonialismo. Ricordiamo per tutte il sostegno a chi in Algeria si batteva per la libertà. Dimentica il movimento dei “Partigiani della pace” che ha avuto come presidente Don Gaggero, un prete dei poveri e degli oppressi. Dimentica la “Colomba della Pace” disegnata più volte da Picasso, dimentica la partecipazione alla Marcia Perugia-Assisi con Capitini.
Un articolo di Togliatti sul rapporto con i movimenti cattolici
Il rapporto con i movimenti cattolici. Leggiamo ad uso di Ajello un brano tratto da un articolo di Togliatti pubblicato da Rinascita il 9 novembre 1963. Prende spunto da un messaggio reso noto dai vescovi italiani. Parla delle lotte per rinnovare la società, della pace, dell’uguaglianza di tutti i popoli, “con l’incontro con donne e uomini che nutrono convinzioni religiose”. “Può avvenire – scriveva Togliatti – e avviene che noi ci sentiamo e siamo reciprocamente vicini a uomini di profonda fede religiosa, mentre ci separa un abisso dal grande armatore che la domenica va in chiesa a capo di tutta la sua numerosa famiglia”. Ci permettiamo di ricordare all’Ajello che della famiglia comunista faceva parte un grande dirigente del Pd, Pio La Torre, che combatteva a viso aperto la mafia che “organizzava” a favore dei grandi agrari un “esercito di emigrati” sfruttati, buttati a lavorare nei campi per poche lire. La Torre fu ucciso da quella mafia. Le “due culture” di cui Renzi dovrebbe ora fare sintesi sono una invenzione di chi cerca di dare copertura e dignità alle politiche che portano il nome di questo ministro che è stato comunista, ma ora pratica politiche di destra e non per caso riceve elogi sperticati dalle “destre associate”.
Mieli, eccesso di “minnitismo”. Calano i migranti, non per merito del ministro
Gli fa concorrenza Paolo Mieli, il giornalista che per Rai Tre racconta la storia d’Italia. In un eccesso di “minnitismo”, incorre in errori degni di un dilettante. Scrive in un editoriale sul “Corriere della Sera”, che già con Galli Della Loggia, con cui lui concorda, ha attaccato Saviano, che a luglio 2016 si erano registrati 23mila sbarchi e a luglio di questo anno solo 11.192. Ancora, da inizio gennaio al 1 agosto -3,24% meno morti in mare. “Ora – scrive il Mieli – ci sono idee più chiare sulla strada da affrontare”. Dimentica l’editorialista che i provvedimenti targati Minniti risalgono a pochi giorni fa, il calo degli sbarchi non c’entra per niente. Non solo, le previsioni di chi segue le migrazioni parlano di una nuova ondata molto pesante. Mieli poi si pone un quesito. Passi il fatto che quelli delle navi delle Ong non spiegano perché non vengono distrutti i barchini degli scafisti – scrive – “è doveroso consentire lo svolgimento delle indagini. Non si può impedire ai nostri rappresentanti della legge di conoscere ogni singolo dettaglio dello svolgimento di quelle operazioni in tempo reale”. Dovrebbe sapere il Mieli che i migranti quando scendono dalle navi vengono presi in consegna dalla polizia, si svolgono minuziose operazioni a partire dal riconoscimento. Alle autorità portuali vengono date tutte le informazioni sull’avvenuto salvataggio. Mieli fa finta di non capire, un esperto giornalista, autore di libri, storico della Rai, non può non comprendere perché le Ong si oppongono che la polizia armata salga a bordo, violando la neutralità, bene prezioso di queste organizzazioni che proprio grazie alla neutralità hanno salvato migliaia e migliaia di persone, ne curano altrettante negli ospedali in zone di guerra.
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