Emergency: il codice Minniti mette a rischio migliaia di persone e le navi italiane negano i diritti umani. Duri commenti anche da Unchr e Schulz. Alcune autorità libiche contrarie alla missione italiana

Emergency: il codice Minniti mette a rischio migliaia di persone e le navi italiane negano i diritti umani. Duri commenti anche da Unchr e Schulz. Alcune autorità libiche contrarie alla missione italiana

Il codice di condotta per le ong che operano nel Mediterraneo “mette a rischio la vita di migliaia di persone e costituisce un attacco senza precedenti ai principi che ispirano il lavoro delle organizzazioni umanitarie”: Emergency, impegnata da anni nell’assistenza a migranti, profughi e sfollati sia in Paesi in guerra che in Italia, pur non essendo attualmente coinvolta in operazioni di ricerca e salvataggio in mare, ritiene “inaccettabile” il Codice imposto dall’Italia alle ong e critica fortemente anche la decisione di Roma di inviare navi militari in Libia, che in una newsletter definisce “un atto di guerra contro i migranti”. In particolare, la richiesta di consentire l’accesso a bordo delle navi delle ong di personale di polizia armato è, per Emergency, “una aperta violazione dei principi umanitari che sono il pilastro delle azioni delle ong in tutto il mondo”. Una concessione che “rischia di creare un pericoloso precedente”. “Questo codice di condotta – continua Emergency – è la foglia di fico di un’Europa che continua a dimostrarsi indisponibile, ancor prima che incapace, a gestire questa crisi con responsabilità e umanità”. “L’unica risposta sembra essere, ancora una volta, quella militare, sia nel Mediterraneo che nei Paesi di origine e transito. Sempre più spesso i fondi italiani ed europei destinati a progetti di sviluppo vengono deviati verso il potenziamento dei sistemi di sicurezza e degli apparati militari di Paesi africani per arginare i flussi migratori”. “L’invio di navi militari in Libia, approvato dal nostro Parlamento, è l’evidente negazione dei diritti umani fondamentali di chi scappa dalle guerre e dalla povertà. Migliaia di persone verranno respinte in un paese instabile e saranno esposte a nuovi crimini e violenze, senza alcuna tutela” conclude l’organizzazione medico-umanitaria.

Unhcr: in Libia solo prigioni. Martin Schulz, Spd: impossibile costruire centri di accoglienza in Libia

“Non ci sono campi o ‘centri’ per i migranti in Libia, ma solo prigioni, alcune controllate dalle autorità, altre da milizie e trafficanti, e vi sussistono condizioni orribili. Chiunque venga sbarcato sulle coste libiche torna in queste carceri. Possiamo sperare che un giorno ci saranno centri decenti e aperti, ma oggi non esistono”, afferma Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Unhcr (l’agenzia Onu per i rifugiati) per la rotta del Mediterraneo Centrale, in un’intervista all’Ansa. Per la prima volta il candidato alla cancelleria SPD, Martin Schulz, si esprime chiaramente contro la possibilità di istituire centri di accoglienza in Libia: “la premessa fondamentale per centri del genere dovrebbe essere l’esistenza di strutture statali funzionanti, cosa che in Libia non è possibile fare”, ha dichiarato il candidato socialdemocratico al settimanale Der Spiegel. “Mi sembra più sensato parlare di stabilizzazione della Libia come Stato”, ha continuato Schulz. La posizione della SPD in materia di migrazione è di chiedere con forza delle soluzioni internazionali. Ma il ministro degli interni SPD della Bassa Sassonia, solo pochi giorni fa, aveva lasciato intendere di non essere contrario ai centri di accoglienza sul suo libico, per sollevare l’Italia dalla pressione migratoria.

Fathi Al-Mejbari, vicepresidente Consiglio presidenziale libico smentisce Sarraj così come fa la deputata Fathi Al-Mejbari. Nessuna autorità voleva la missione italiana

Il vice presidente del Consiglio presidenziale libico, Fathi Al-Mejbari, prende le distanze dall’autorizzazione data da al Sarraj alla missione navale italiana, che rappresenta “un’infrazione esplicita dell’accordo politico” e delle sue clausole, in particolare quelle relative alla “sovranità della Libia”, e “non esprime la volontà del Consiglio presidenziale del governo di intesa”. Lo riferisce il sito della Tv LibyaChannel. Al Mejbari – prosegue il sito della Tv LibyaChannel – ha dunque chiesto all’Italia di “cessare immediatamente la violazione della sovranità della Libia, di rispettare gli accordi internazionali, di mantenere delle relazioni di buon vicinato e di rispettare gli accordi in vigore tra i due Paesi, oltre infine a rispettare le ratifiche delle decisioni del governo e gli accordi e i trattati libici”. Al-Mejbari ha poi lanciato un appello alla comunità internazionale e al Consiglio di Sicurezza Onu di “esprimersi riguardo a tale violazione” e alla Lega Araba e all’Unione Africana a “condannare” tale violazione, sostenendo e appoggiando la Libia. Il vice di Sarraj ha poi chiesto a tutte le forze nazionali di superare le divisioni interne e a lottare contro questo nuovo “tentativo di rioccupazione” della Libia.

”Noi rifiutiamo qualsiasi intervento italiano nelle acque territoriali libiche senza il via libera della Camera dei Rappresentanti” di Tobruk, ribadisce dal canto suo la deputata libica Fathi Al-Mejbari, che in un’intervista ad Aki – Adnkronos International sostiene che “il presidente del consiglio presidenziale, Fayez al-Sarraj, ha bypassato il parlamento chiedendo direttamente al governo italiano un aiuto per il contrasto al traffico di esseri umani e all’immigrazione illegale. E ciò costituisce un passo indietro” nei rapporti tra i rivali di Tripoli e Tobruk. Al-Mesmari ritiene che ”Serraj non aveva diritto di intraprendere questa mossa in quanto il suo governo è illegittimo, non avendo ancora incassato la fiducia del Parlamento”. Invece, prosegue al-Mesmari, ”ciò che è stato fatto dal maresciallo di campo Khalifa Haftar, dando ordine di impedire a qualsiasi nave straniera di entrare nelle acque libiche, è la giusta procedura. Serraj avrebbe dovuto sottomettere questa sua richiesta al giudizio del Parlamento libico, prima di presentarla all’Italia”.

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