
Chiuse le Camere per i “retro scenisti” che riempiono pagine su pagine dei grandi quotidiani, per gli scriba ospiti fissi di talk show, la vita si fa dura. Il chiacchiericcio dei “passi perduti”, gli incontri per caso, ma guarda caso è il caso di dire, ci si scusi il bisticcio di parole, nel corso dei quali i “collaboratori” di chi conta, parlamentari in cerca di notorietà raccontano quanto sta avvenendo nelle segrete stanze, si riducono al lumicino. Ma gli scriba non si perdono d’animo. Materiale su cui raccontare la politica nel mese di agosto ce n’è a sufficienza. Si parte dagli incontri, segreti e non, che fra la presentazione del suo libro “Avanti” e le interviste riesce a mettere in piedi Renzi Matteo che con un occhio guarda a Berlusconi, le dichiarazioni del vicesegretario del Pd, Martina, anche ministro dell’agricoltura che coltiva, il termine quanto di più appropriato, il “campo” da gioco i cui protagonisti dovrebbero essere Renzi, Pisapia, Calenda, un tris d’attacco cui manca il centrocampo. Ma c’è sempre un Gianni Letta, rispolverato da un Berlusconi che sta a guardare l’acqua che scorre nel torrente, è vero che ce n’è poca, quasi niente, ma di acqua politica che scorre ce n’è a sufficienza. E chi sa raccoglierla guarda in alto. Chiuse le aule di Palazzo Madama e di Montecitorio, chi meglio di Laura Boldrini, presidente della Camera, impegnata nella difficile opera di far rispettare il regolamento ai grillini, per una intervista di qualità. Non il chiacchiericcio ma una delle fonti più autorevoli dello scenario nazionale, “libera”, causa ferie, dal suo ruolo istituzionale, proprio la presidente della Camera è protagonista di una intervista rilasciata ad una autorevole firma del Corriere della Sera, Monica Guerzoni.
Una intervista quella della presidente della Camera che fa discutere
Un’intervista che farà discutere in particolare nel mondo della sinistra, del centrosinistra. Alleanze, legge, elettorale, lavoro, scuola, riforme costituzionali, Boldrini parla di tutto anche se si tratta di titoli. L’intervista non poteva che partire dal “cantiere del centrosinistra”. Proprio la presidente della Camera era stata chiamata in causa da Repubblica, indicandola come colei che aveva “suggerito” a Pisapia di costruire il nuovo soggetto politico, a partire da Campo progressista, usando il web ed abbandonando il “tradizionale” tesseramento che lo stesso Pisapia aveva mostrato di non gradire. Ricordiamo che era saltato a luglio l’incontro fra Pisapia e Speranza il coordinatore di Articolo1-Mdp, causa l’abbraccio Pisapia-Boschi, ma il problema vero era l’uso da parte del leader di Campo progressista delle parole “Qui sono a casa mia” in riferimento alle Feste dell’Unità, che nel frattempo proprio il Pd ha eliminato. Parole, diciamo un po’ “strane” per uno che stava costruendo un’altra casa. Poi la telefonata fra Pisapia e Speranza, la riapertura del tavolo dei contatti, la speranza di Boldrini che superata una “fase di adattamento al processo unitario abbiamo il dovere di concludere presto questo processo”, Quel verbo coniugato alla prima persona plurale, “abbiamo”, è il segno del pieno coinvolgimento, in prima persona del presidente della Camera. Lo è cosi tanto che afferma: “Penso a un soggetto che sappia aggregare usando anche strumenti come la Rete. Un modello innovativo di partecipazione a cui far riferimento può essere l’Organizing for action di Obama. Per sottrarre all’astensionismo chi si è sentito escluso bisogna portare nella società un vento di speranza con una forza innovativa nei contenuti, che si occupi del lavoro che sarà sempre più robotizzato, del cambiamento climatico, di una tassazione progressiva. Don Milani diceva ‘non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali’. Una forza innovativa nella rappresentanza, che sappia valorizzare le migliori esperienze civiche assieme a chi ha già esperienza politica”.
Per stare insieme bisogna avere contenuti condivisi e la stessa visione politica
Non comprendiamo questo richiamo a Obama, l’Italia non è gli Usa, le storie politiche completamente diverse, mandare in soffitta o in cantina la parola “sinistra” sembra diventato un gioco di società. Non si comprende bene cosa significa la parola “discontinuità” che viene molto usata nel dibattito in corso fra Campo Progressista e Articolo1 dove sono in molti a parlare di “alternativa” al renzismo. La giornalista chiede alla Boldrini: “Ma si può fare il centrosinistra senza il Pd?”. Risponde la presidente: “La discontinuità si deve fare sui programmi, non sui nomi. Io non nego che alcuni temi come il jobs act, la scuola e le riforme istituzionali abbiano diviso. Si sta insieme se si ha lo stesso programma, la stessa visione delle cose. E al momento col Pd non c’è. È ora di cambiare il modello di sviluppo, perché quello messo in atto fin qui ha creato sofferenze e diseguaglianze”. Insiste la giornalista: “Se Renzi fa il PdR, nascerà un nuovo Pd fuori dal Pd, con Pisapia e Prodi?”. Risponde Boldrini: “Queste sono dinamiche interne al Pd e io non voglio entrarci. Ma per stare insieme bisogna avere contenuti condivisi e la stessa visione politica. L’area progressista deve essere inclusiva, aperta e senza preclusioni”. Ci chiediamo: ma è possibile che Renzi, segretario del Pd, che un giorno sì e l’altro pure rivendica la bontà dei suoi mille giorni di governo, si rimangi tutto, a partire dal jobs act e dai bonus? Boldrini, certamente, non ha la sfera di cristallo per guardare al futuro, ma, se ci è permesso, non basta dire “bisogna cambiare il modello di sviluppo”. Bisogna vedere come, con quali obiettivi, quali alleanze. E si arriva così alla leadership. Boldrini dice che “Pisapia si è messo al servizio per dar vita a quell’area progressista di cui il Paese ha bisogno. Questa scelta generosa gli va riconosciuta, anche perché si tratta di un esercizio non semplice”.
Potrà esserci chi frena ma boicottare il tentativo unitario sarebbe irresponsabile
Ancora. “Potrà anche esserci qualcuno che frena, ma boicottare il tentativo unitario sarebbe irresponsabile. Intorno al nome di Pisapia bisogna dare il via a un soggetto capace di emozionare gli elettori di centrosinistra e anche chi alla politica non si è mai avvicinato. Un soggetto che consenta di guardare al futuro con ottimismo”. Non è un caso che l’ intervista viene così titolata: “Discontinuità con le scelte del Pd. Pisapia è il leader”. Scelto a tavolino? Si potrebbe dire che prima di Pisapia ci sono altri che si sono messi al servizio del Paese magari, guarda caso, dando vita ad Articolo1. Ma sarebbe banalizzare un problema che fa discutere: la costruzione dal basso del nuovo movimento, lista unitaria e forza politica, progressista, di sinistra di cui parla Articolo 1, che nasce dal basso, in cui ci sono iscritti in carne e ossa, assemblee, circoli o sezioni il problema non è il nome ma la partecipazione reale. In questo senso arrivano al nostro giornale osservazioni, commenti, che ci fanno parlare di una “inquietudine” di tanti che hanno lasciato il Pd.
Appello a Mdp di ex iscritti al Pd: “Non perdiamo quel po’ di fiducia che ancora viene riposto in noi”
Ci è arrivato anche il testo di un appello rivolto da più di cento ex iscritti al Pd in cui fra l’altro si scrive: “Bisogna esser chiari, non promettere ma proporre e, soprattutto – è scritto fra l’altro – avere la sicurezza che a sinistra del PD quei valori ci sono già e sono, in gran parte, condivisi. Non dobbiamo inventarci nulla, soltanto smussare, limare e tentare di mettere a fattor comune le priorità condivise. Continuare a far balletti gelerà l’entusiasmo dei primi momenti, quell’entusiasmo che in parte si sta affievolendo. Gli elettori ed i militanti sono stanchi delle solite divisioni che attribuiscono a guerre di potere su chi debba essere il ‘capo’. Ricominciamo dalle discussioni a tutti i livelli e dalla decisione di fare nomi, questi sì, su chi faccia parte di una cabina di regia che si occupi dei soli due aspetti veramente importanti e prioritari: struttura organizzativa (di Articolo Uno e poi della Federazione di Sinistra) e programma. Noi militanti, noi che abbiamo lasciato il Partito Democratico ci aspettiamo questo in settembre, altrimenti perderemo l’ultimo treno e quel po’ di fiducia che ancora alcuni ripongono in noi”.
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