
Ancora un pasticcio, o meglio un pasticciaccio del governo 5Stelle nella Capitale. Dopo lo strappo tra il presidente della Commissione Mobilità, di cui avevamo dato conto in un precedente articolo, nella serata di venerdì si è consumata l’ultima, l’ennesima brutta figura dell’Amministrazione e dei vertici delle partecipate. Cade infatti l’ultima testa, l’ennesima, di un manager che era stato chiamato a risanare una delle aziende più importanti della città: Atac. Bruno Rota, infatti ha confermato le sue dimissioni, presentate una settimana fa, o meglio le sue dimissioni, richieste dal socio di maggioranza di Atac (il Comune di Roma perché venuta a mancare la fiducia) e dall’Amministratore Unico dell’azienda, Manuel Fantasia, sono state accettate nella serata di venerdì. Sul punto, puntuale, è esplosa la polemica, tra lo stesso Rota, la maggioranza M5s ed il vertice dell’azienda di trasporto con Fantasia. Contemporaneamente a tutto questo, dopo alcune settimane di relativa tranquillità, sarebbe ripartita la fronda interna al M5S, con la sindaca Raggi, ancora una volta finita sul banco degli imputati, per la sua assoluta dipendenza dal duo Grillo-Casaleggio, che di fatto, secondo una buona parte dei consiglieri, minano l’autonomia di governo della città. Ma di questo ci occuperemo in altra occasione, sarebbe lungo. Oggi ci sembra necessario affrontare solo, ed esclusivamente, il nodo di Atac.
L’attacco dell’ex Dg: “All’inizio non capivo di chi mi dovevo fidare, mi fidavo solo della Raggi. Poi…”
Ed allora ripartiamo da questo, visto che l’ex Dg non si è assolutamente fermato nelle sue dichiarazioni spontanee che provocheranno, questo sembra più che certo, oltre che un problema politico di grande rilievo per la Raggi, anche e soprattutto, visti gli esposti che in queste ore si stanno moltiplicando, anche di natura giudiziaria. Bruno Rota si è infatti concesso a diversi giornali, tra questi il quotidiano il Messaggero parlando di Atac come di una azienda che ha già superato la deadline. Mentre su altri giornali ha sottolineato come l’azienda “l’ultima volta è riuscita a pagare gli stipendi nell’ultimo quarto d’ora”. Una “situazione che deve essere analizzata dal tribunale fallimentare”. Per Atac, dice ancora al quotidiano il Messaggero, “parlano i numeri. C’è un debito di 325 milioni soltanto con i fornitori. All’inizio non capivo bene di chi mi dovevo fidare, mi fidavo solo della Raggi. Poi mi è sembrato di aver capito di chi dovevo fidarmi. Però i fatti dimostrano che non ci avevo capito molto”. Al Corriere della Sera, Rota afferma che era riuscito a convincere l’amministrazione Raggi a fare il concordato preventivo. “Non si trattava di fallimento, è il contrario, il concordato preventivo serve a scongiurarlo, a ottenere una moratoria almeno parziale dei debiti”. Tuttavia, aggiunge, “vedo che sul concordato ci sono molte manovre in atto”, “quello che mi hanno fatto lo considero un vero tradimento. Una roba che neanche all’asilo. Non ho nulla a che fare con i 5 Stelle, aggiunge, mai sentito Casaleggio e Grillo e mai conosciuti”. “L’unica ancora di salvezza da tentare è il concordato preventivo in continuità”, precisa alla Stampa. “Salverebbe i posti di lavoro e si potrebbe tentare di rientrare da questo indebitamento molto oneroso ma in un quadro giuridico certo, regolamentato dal tribunale”. La sindaca Raggi, aggiunge, l’ha sostenuto “fino a tre giorni fa. Invitandomi più volte a considerare la mia decisione. Ma non avevo le motivazioni per continuare, pagavo un prezzo personale troppo alto, avevo dei rischi anche personali. Sono incensurato, voglio restare tale”. “Avrei dovuto sentire attorno a me un clima di totale fiducia”, aggiunge infine al quotidiano la Repubblica. “E così non è stato. Racconto solo un episodio, per dare l’idea: il mio primo giorno di lavoro in Atac è stato il 18 aprile, ma le deleghe operative mi sono state assegnate il 28 giugno, solo un mese fa”. Se questo fosse vero, come fanno i 5Stelle a parlare di mesi buttati al vento dal Direttore Generale?
Ma quando si è dimesso Rota? Giovedì o il 21 di luglio. E’ scontro tra l’ex Dg e l’Amministratore Unico di Atac
Nella giornata di venerdì l’amministrazione pentastellata ha cercato di parare il colpo cercando di far passare le dimissioni del Dg Rota, come successive ad una richiesta precisa del buon Manuel Fantasia (la data della richiesta non è nella nostra disponibilità ndr) Amministratore Unico dell’azienda per la mobilità di Roma. Peccato, però, che lo stesso Rota si era tutelato rendendo pubblica la sua lettera di dimissioni, datata 21 luglio. Ecco quanto ha reso pubblico nella serata di venerdì lo stesso ormai ex Dg di Atac, Bruno Rota: “Le mie dimissioni e sono state presentate il 21 luglio”. Rispetto all’esperienza in Atac ha poi chiarito: “È stata un’esperienza molto più dura e povera di quello che mi aspettavo”. Ma Atac si affida, per la replica al suo Amministratore unico, che non tiene in assoluto conto la data impressa sulla lettera e puntualizza: “Atac precisa che le dimissioni del Direttore Generale, dottor Bruno Rota, sono state presentate su richiesta dell’Amministratore Unico Manuel Fantasia ieri pomeriggio (giovedì ndr). Al numero di protocollo aziendale, di cui ad alcune dichiarazioni rilasciate dal dott. Rota, non è mai risultato alcun documento allegato e neanche adesso è presente. Le dimissioni del dottor Rota sono state accettate oggi”. Probabilmente due sono le cose: o l’ex Dg Rota non dice la verità e le sue dimissioni sono un falso retrodatato. Ed allora sul punto qualcuno dovrà prendersi le proprie responsabilità, o, invece, qualcosa nella stanza del Protocollo della partecipata è accaduto. Ma questo non spetta certo a noi stabilirlo. Ora però, vista la gravità della situazione in Atac, la sindaca e la sua maggioranza hanno poco tempo per scegliere e nominare un nuovo direttore generale, sempre che qualcuno, visti i precedenti, abbia il coraggio di ricoprire quel ruolo. A seguito di tutto questo, immediato è partito l’attacco delle opposizioni e non solo, alla maggioranza che Governa Roma. Riportiamo solo una parte delle decine di note diffuse fino a tarda notte dalle agenzie di stampa. Sul punto prende posizione, tra i primi, Riccardo Agostini, Consigliere regionale di Articolo Uno-Mdp:
Agostini (Articolo1-Mdp): “Non ci aggiungeremo alla fila di opportunisti che tenteranno di trovare spazio sulle tragedie di questa città”
“Quello che sta accadendo in questi giorni in Atac è gravissimo. Non ci aggiungeremo alla fila di opportunisti che tenteranno di guadagnare spazio sulle tragedie di una città priva di qualsiasi forma di governo, così come non ci uniamo al gregge pro-referendum, alla ricerca di un plebiscito sin troppo facile da ottenere e da usare come copertura per un evidente errore politico. Non sappiamo perché il bilancio di Atac non sia stato approvato, dovrebbe essere la sindaca a dircelo. Sappiamo però che i numeri di Atac indicano una tendenza al miglioramento, anno dopo anno, negli ultimi quattro. Il debito è si enorme, ma per la metà è verso l’azionista e resta contenuto verso le banche. Bisogna intervenire subito invece per la quota parte verso i fornitori e garantire i flussi per il funzionamento aziendale. Gli attori del dramma ATAC si devono sedere attorno ad un tavolo e fornire il loro contributo per ridare il trasporto ai cittadini, senza dimenticare le responsabilità dell’azienda ma salvaguardando innanzitutto cittadini e lavoratori. Le urgenze nel breve termine sono gli investimenti, il flusso per il pagamento dei fornitori, la ristrutturazione del debito, l’aumento della produttività e dell’efficienza aziendale, il finanziamento di più trasporto pubblico (sceso dai 120mln di chilometri del 2008 ai 95 di oggi) e la riduzione dei costi di produzione. La questione ha valenza nazionale, per questo chiediamo al governo cosa intende fare, così come chiediamo alla sindaca risposte immediate: come intendete garantire il governo dell’azienda, la continuità del servizio, i posti di lavoro in Atac e nell’enorme indotto che coinvolge decine di migliaia di famiglie romane? Non c’è tempo da perdere”.
Fassina (Sinistra per Roma): “Preoccupante la deriva dell’Amministrazione Raggi. Sindaca e Giunta condannano Roma ad una ulteriore fase di stallo”
“È sempre più preoccupante la deriva dell’amministrazione Raggi. Oramai l’incapacità, l’opacità e i conflitti interni sono paralizzanti. Gli alfieri duri e puri dei cittadini sono riusciti a portare alle dimissioni anche il dott. Rota, d.g. di Atac nominato tre mesi fa. La “colpa” dell’ex d.g. è stata quella di aver detto la verità sulle condizioni finanziarie dell’azienda e sulle pressioni clientelari ricevute dal Presidente della Commissione Mobilità dell’Assemblea Capitolina per “i soliti noti”. Invece di affrontare sul piano politico e amministrativo il necessario risanamento e i conseguenti investimenti per il trasporto pubblico della città in condizioni drammatiche, la Sindaca e la Giunta condannano la città a un’ulteriore fase di stallo e di aggravamento dei problemi. Così, dopo oltre un anno, ricominciamo da capo, dopo aver perso assessori di prima qualità come Minenna e Berdini e il capo gabinetto, dopo essere stati costretti dalle inchieste della magistratura a rimuovere l’assessore all’ambiente e il vice capo gabinetto, dopo una girandola di nomine a Ama e Atac. Lunedì alla conferenza dei capigruppo sarebbe inaccettabile da parte della maggioranza M5S bloccare il consiglio comunale urgente su Atac che, insieme alle altre opposizioni, chiediamo da settimane”.
De Biase (Pd): “Basta teatrini, il sindaco riferisca in Aula”
“Quanto si apprende su ATAC in queste ore ha dell’assurdo. Solo che non siamo a teatro ma a Roma nella capitale d’Italia e la giunta capitolina ha la titolarità di quanto accade sul trasporto pubblico della città. La revoca delle deleghe al dott. Rota da parte dell’A.U. Fantasia altro non sarebbe che un maldestro tentativo di nascondere dimissioni già rassegnate da una settimana. Si tenta di raggirare i romani e i lavoratori su quanto sta accadendo nell’azienda di trasporto capitolina. Tutto ciò è inaccettabile il Presidente De Vito ha ricevuto una richiesta urgente di convocazione dell’Assemblea Capitolina ora si proceda e il sindaco venga in aula a riferire”.
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