Caso Consip, il ministro dello Sport Luca Lotti davanti ai magistrati della Procura di Roma per poco più di 60 minuti

Caso Consip, il ministro dello Sport Luca Lotti davanti ai magistrati della Procura di Roma per poco più di 60 minuti

È terminato l’interrogatorio del ministro dello Sport Luca Lotti, che è finito sul registro degli indagati per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento nell’indagine sulla fuga di notizie relative al caso Consip. Uno dei ministri più vicini a Matteo Renzi era chiamato a rispondere alle domande del pm Mario Palazzi, responsabile del fascicolo, alla presenza del procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, e dell’aggiunto Paolo Ielo, lontano dalle stanze di piazzale Clodio. L’incontro tra indagato e inquirenti è durato poco più di un’ora. L’atto istruttorio si è svolto negli uffici del Nucleo Operativo dei Carabinieri di via in Selci a Roma. Il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Mario Palazzi, responsabile del fascicolo, avevano lasciato gli uffici di Piazzale Clodio poco prima delle 13. Alla fine dell’interrogatorio, come detto durato molto poco, nulla è stato trasmesso verso l’esterno. Sono due i fascicoli aperti dalla procura di Roma per la fuga di notizie sulla vicenda Consip: una è legata a informazioni giunte ai vertici Consip che erano a conoscenza di intercettazioni e pedinamenti in corso: rispondono di  rivelazione di segreto d’ufficio il ministro Lotti, il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette e il generale di brigata dell’Arma Emanuele Saltalamacchia e il presidente di Publiacqua Firenze Filippo Vannoni. Esiste poi un altro fascicolo che parte dagli atti istruttori coperti da segreto di cui sono venuti a conoscenza organi di stampa. Va detto, poi, che per questa vicenda il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri venne sollevato dalle indagini che furono affidate al Nucleo investigativo di Roma, e nel fascicolo sono coinvolti il magistrato di Napoli Henry John Woodcock, e la conduttrice di ‘Chi l’ha visto’ Federica Sciarelli. C’è anche da dire che, sempre negli atti del procedimento, deve rispondere di falso il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, che secondo gli inquirenti avrebbe alterato in più punti l’informativa sulla quale si basavano buona parte delle accuse a Tiziano Renzi, indagato per traffico di influenze; e il vice comandante del Nucleo operativo ecologico, Alessandro Sessa, che invece è accusato di depistaggio per aver mentito nel corso di un’audizione testimoniale con i pm.

Share