
“Pretendiamo che venga interrotto il traghettamento di migranti illegali dalle isole italiane, come Lampedusa, verso la terraferma”. Così il ministro degli esteri austriaco Sebastian Kurz dopo aver incontrato a Vienna Angelino Alfano il quale ha presentato al Consiglio permanente dell’Osce, le “priorità” che indicherà la prossima presidenza italiana fra le quali una “maggiore attenzione da parte della organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ai Paesi del Sud e del Mediterraneo”. Ed ha messo in evidenza due problemi, il terrorismo e, su un versante del tutto diverso, la crisi migratoria. Dal ministro degli esteri austriaco è arrivato, di fatto, un diktat per il governo italiano: “Se l’Italia dovesse applicare il lasciapassare verso il Nord metteremo in sicurezza i nostri confini, l’Austria chiuderà il Brennero”.
Il cinismo di Sebastian Kurz. Trasformate Lampedusa in un carcere
Poi con un cinismo degno di migliora causa afferma che il “salvataggio in mare non deve essere un ticket per l’Europa centrale”. In conclusione il ministro degli esteri austriaco ci chiede di trasformare le nostre isole, Lampedusa, in un carcere vero e proprio. Una linea questa che non è solo del governo austriaco. Francia, Spagna, Olanda, Paesi del Nord, Germania, oltre quelli dell’Est europeo con la Polonia in testa, sono sulla linea, diciamo renziana, con quel “a casa loro” che l’ex premier ha indicato nel suo libro, “Avanti”.
Una ferma risposta al razzismo, perché di questo si tratta, viene dalla Cgil, dall’ottavo rapporto della Fondazione Di Vittorio dal titolo che parla da solo: “(Im)migrazione e sindacato. Nuove sfide, universalità dei diritti e libera circolazione”, curato da Emanuele Galossi e dalla tavola rotonda che ha fato seguito “No alla paura. Accoglienza, inclusione, pace e diritti universali per una convivenza civile e democratica.”
Cgil: la globalizzazione costruita sulla ricchezza di pochi e sulla crescita dei poteri finanziari
Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, intervenendo nel corso del dibattito come riferisce Rassegna sindacale ha sottolineato che “la globalizzazione del mondo del lavoro, negli ultimi anni, ha prodotto una frammentazione che non è solo divisione di individui, ma che ha anche prodotto diseguaglianza. Perché è una globalizzazione costruita sulla ricchezza di pochi e sulla crescita dei poteri finanziari. Quindi quando parliamo di immigrazione non si può ragionare in termini emergenziali, perché lo sfruttamento dei lavoratori migranti è il prodotto di grandi disparità”. Ha parlato di “frammentazione sociale, tema fondamentale anche per dare una spiegazione alla migrazione dei giovani italiani verso altri paesi”. Eppure, per quanto riguarda gli ingressi, “non siamo in emergenza e i numeri lo dicono chiaramente”, sebbene la “comunicazione, la politica dica l’opposto e racconti un’altra storia”. L’isolamento del nostro paese rispetto al tema dell’accoglienza è sotto gli occhi di tutti – ha proseguito Camusso – “oltre a essere orgogliosi, bisogna essere molto determinati nel dire che non può funzionare un’Europa che su questo problema si divide ancora”.
Ricostruire un senso del lavoro, ostacolando leggi che hanno reso illegali alcune persone
Camusso afferma la necessità di ricostruire un senso del lavoro, “contrastare il dumping tra lavoratori, frutto della finanziarizzazione dell’economia, del profitto a breve termine e del lavoro inteso come merce”. Oltre a questo bisogna “ostacolare con forza delle leggi che hanno reso in questo paese alcune persone illegali”. Queste due battaglie sono strettamente connesse nell’azione politica della Cgil: “Abbiamo un grande lavoro culturale da fare, puntando su delle buone pratiche che devono diventare vertenze. Dobbiamo essere narratori di un’altra storia. Dobbiamo raccontare dei figli dei migranti che sono a scuola, dei ragazzi di seconda generazione che stanno nei luoghi di lavoro insieme a noi, dei ragazzi che stanno nelle università. Cioè parlare di gente che mediamente parla l’italiano meglio di tanti politici. Bisogna che raccontiamo questa realtà, perché una rottura tra il nostro paese e le seconde generazioni diventerà a lungo termine un elemento di instabilità”. Ha così concluso: “Quando una parte del mondo è invisibile si generano le condizioni di una disgregazione che produce una guerra di tutti contro tutti. Il nostro obiettivo è invece aprire un confronto con i lavoratori su una politica di integrazione, di accoglienza, di solidarietà esercitata quotidianamente. È una politica che non solo dà una risposta a chi vuole essere accolto nel nostro paese, ma dà anche una risposta a chi nel nostro paese vive già, perché determina condizioni migliori”.
Presidente Inps: non è vero che i migranti tolgono lavoro agli italiani. E Salvini l’offende
Su un altro versante il presidente dell’Inps, Tito Boeri, fa i conti in tasca al nostro Paese che ai migranti deve qualcosa, diciamo qualche miliardo e smentisce la favola che “rubano il lavoro agli italiani”. Boeri ha parlato in audizione in Commissione d’inchiesta sui migranti alla Camera. “Gli immigrati regolari – ha affermato – versano ogni anno 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi per le casse dell’Inps”. Ha sottolineato ancora una volta che senza i lavoratori dall’estero in 22 anni si avrebbero 35 miliardi in meno di uscite, ma anche 73 in meno di entrate. Insomma, il saldo sarebbe di dover sopportare un costo di 38 miliardi. Ancora: gli immigrati ci hanno “ regalato” un punto di Pil. Non solo: “In molti casi i contributi degli immigrati non si traducono in pensioni. Questi contributi valgono circa 300 milioni di entrate aggiuntive per le casse dell’Inps”. Per quanto riguarda il lavoro che gli stranieri ruberebbero agli italiani, Boeri ha affermato che “si tratta di effetti molto piccoli che riguardano unicamente i lavoratori con qualifiche basse. Non ci sono invece effetti per i lavoratori più qualificati, né in termini di opportunità di impiego né di salario”. “Esiste un gap salariale tra migranti e nativi di circa il 15 per cento a sfavore dei migranti” e conclude: “Proprio mentre aumenta tra la popolazione autoctona la percezione di un numero eccessivo di immigrati, abbiamo sempre più bisogno di migranti che contribuiscano al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale”. Immancabile la presa di posizione del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. Fa il verso a Boeri: “Gli immigrati ci pagano le pensioni. Gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare. Servono più immigrati”. Per poi lanciare l’affondo: “Tito Boeri, presidente dell’Inps, vive su Marte”. Dal Salvini non c’era da attendersi niente di meglio. Il suo “ideale” pare essere il ministro degli esteri austriaco. Allora perché non emigra in Austria?
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