
Strilla Renzi Matteo chiude a Milano l’assemblea-farsa dei Circoli convocata per rendere omaggio al capo, confortarlo per la disfatta nella tornata elettorale, giurargli fedeltà eterna. Rivolto a chi parteciperà, qualche ora dopo la sua sgangherata arringa, alla manifestazione promossa da Campo Progressista con l’adesione di Articolo1-Mdp, con l’arroganza che lo contraddistingue, intima: “Fuori dal Pd c’è solo la sconfitta della sinistra”. La risposta, senza giri di parole, fuori dal politichese, arriva secca e da Piazza Santi Apostoli, quella stessa piazza che fu sede di Romano Prodi e poi delle vittorie elettorali dell’Ulivo. Non un ritorno al passato, anche se le radici e la storia della sinistra non si possono dimenticare. Del resto le bandiere rosse con la scritta “Articolo1” sono tante, come tante sono le persone che riempiono la piazza e sono li a dimostrare che una nuova stagione della sinistra è possibile, che il centrosinistra si può ricostruire, “ Insieme” dice una grande scritta composta con palloncini arancione, il colore della lista con cui Pisapia vinse le elezioni a sindaco di Milano. E nella piazza ci sono anche le bandiere dei Verdi, la delegazione di Sinistra italiana, Pippo Civati con “È possibile”, il ministro Orlando insieme a Gianni Cuperlo, esponenti della sinistra del Pd con il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, dirigenti di Centro Democratico, la lista di Tabacci. Un disegno multicolore che risplende in una piazza piena di gente, come nelle grandi occasioni del passato. Pierluigi Bersani, accolto da un grande applauso, dà la prima risposta a Renzi Matteo: “Serve un centrosinistra largo e plurale, politico e civico, con meno non ce la facciamo, con meno possiamo fare solo una nobile testimonianza.
Per il Pd il centrosinistra si riassume nel Pd e il Pd si riassume nel capo
Il Pd, e mi spiace dirlo, non è nelle condizioni e nell’intenzione di promuovere un centrosinistra largo perché pensa che si riassuma nel Pd e il Pd si riassuma nel capo, rompendo le radici con una troppo grande parte del popolo. Ecco perché la scelta di oggi. Di ripartire ‘insieme'”. Dopo Bersani le conclusioni di Pisapia, chiudono la partita con Renzi. Non lo nomina quasi mai, forse mai, come se non ci fosse, ma dà concretezza, forse per la prima volta da parte sua, alla parola “discontinuità”. Disegna i contorni del nuovo soggetto politico. “Da oggi – dice – parte una nuova casa comune, inclusiva e innovativa. Serve discontinuità ma anche innovazione. Non possiamo far vincere gli altri, che non hanno idee e principi”. Richiama don Milani il quale diceva che “la politica è trovare insieme una soluzione. Uscire dai problemi da soli è avarizia, assieme è politica. Da soli non si va da nessuna parte”.
Il leader di Campo progressista: “Un errore aver abolito l’articolo 18”. La battaglia per i diritti
E disegna i contorni di questa nuova casa che si batterà “per i diritti del lavoro, nel lavoro” e sottolinea che “è stato un errore aver abolito l’art.18”. “L’Italia è cresciuta di più quando ha saputo ascoltare le sue classi subalterne. Senza i più poveri, gli esclusi, questo Paese non cresce. Lo sciopero del voto ci spinge a ridare dignità al lavoro, solo così ripartirà lo sviluppo. È indispensabile il lavoro nel pubblico. Una questione – aggiunge – che non è più eludibile, un pubblico che punti su economia circolare e verde”. È la prima volta che Pisapia tocca il nervo più sensibile del “popolo” di sinistra e viene accolto con un grande applauso così come quando Bersani dice “no” al ritorno dei voucher.
Allora un percorso tutto in discesa? No, la strada sarà lunga e spesso incontrerà salite, come quelle del Giro d’Italia ed ora del Tour de France. Intanto il nome. “Per ora si chiama Insieme – afferma Pisapia – poi lo sceglieremo insieme”. Ma non è solo una questione nominale. L’ex sindaco di Milano parla di “una fusione non a freddo, ma a caldo. Penso – dice – a un discorso graduale atto ad evolvere singole soggettività in un unico soggetto politico”.
Articolo1 ribadisce: “Non ci scioglieremo”. Occorre un centrosinistra alternativo alla destra
Articolo1-Mdp proprio qualche giorno fa ha ribadito che non si scioglierà, che punta a diventare una grande forza unitaria. Bersani ricorda che la scelta di abbandonare il Pd, scelta dolorosa è stata fatta perché “il tempo non c’era più”. “Non abbiamo fatto il vaccino obbligatorio contro l’antirenzismo. Non è che gira tutto intorno alla Leopolda. Noi abbiamo un pensiero: se ne prenda atto”. Poi rivolto ai dirigenti del Pd aggiunge: “Vediamo se adesso che si sono liberati di D’Alema alla Feps, il pensiero ce lo darà Bonifazi”. E per quanto riguarda la costruzione di una coalizione di centrosinistra dice: “Saremo un centrosinistra alternativo alla destra, sfidante nei confronti del M5S, discuteremo con tutte le forze di sinistra e centrosinistra sulla base di qualche criterio”. Il primo – aggiunge – è la discontinuità sulle politiche economiche e sociali. E D’Alema in una dichiarazione rilasciata alla stampa ribadisce quanto già affermato nel corso dell’assemblea tenuta a Roma qualche giorno fa. Riferito al Pd dice: “Andremo alle elezioni ognuno con la sua piattaforma”. “Se noi avremo un grande successo, come io spero, sarà possibile riaprire un discorso con il Pd per spingerlo a tornare ad essere una forza che vuole fare il centrosinistra, perché il centrosinistra non è una parola, è una politica – prosegue – la politica del Pd di questi anni non è stata di centrosinistra, sennò non saremmo qui”. E un problema riguarda la costruzione del programma di “Insieme”. Pisapia ha parlato del lavoro che stanno facendo le “officine” di Campo progressista. Forse sarebbe utile che il programma nasca dal basso, da un confronto reale che coinvolga le tante realtà interessate a “Insieme”. Così come il rapporto con Sinistra italiana, È possibile, presenti con delegazioni che non sono intervenute nel dibattito, con il mondo delle associazioni, l’Arci in prima fila, ha bisogno di trovare sedi di incontro, di confronto. Una occasione persa da Montanari e Falcone che hanno disertato l’appuntamento. A volte si può partecipare anche senza intervenire. Ascoltare fa sempre bene.
La solidarietà ai giornalisti dell’Unità “rottamati” dal Pd
Torniamo là da dove siamo partiti, la politica del Pd. Un esempio di cosa intenda Renzi quando parla di lavoro, un esempio vivente, lo danno i giornalisti e il direttore dell’Unità, Sergio Staino presenti alla manifestazione. Portano cartelli con scritto “rottamati dal Pd” e “senza stipendio e senza cassa integrazione”. Gad Lerner, che conduce l’evento, li ha salutati dal palco leggendo un comunicato della redazione. Il lavoro, i diritti come ricorderà Onida, l’ex presidente della Corte Costituzionale, impegnato nella battaglia referendaria in difesa della Costituzione, danno il segno alla Carta, una bussola per orientare la politica da costruire. Una bussola il cui ago è puntato a sinistra, come nell’audio di Claudio Amendola e nel messaggio di Sabrina Ferilli nel quale afferma “di sentirsi vicina a questa iniziativa per unire le anime di sinistra, confuse e non rappresentate. Insieme, la parola che avete scelto, è bellissima. Questo Paese ha bisogno di più sinistra. Un abbraccio”.
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