
Assolata domenica di fine luglio, chi può si sparapacchia su qualche spiaggia, chi non può cerca il refrigerio di qualche fontana, l’acqua comincia a scarseggiare, a Roma si prepara il razionamento, la siccità ha già provocato danni per due miliardi all’agricoltura, dieci regioni sono pronte a proclamare lo stato di emergenza, gli incendi devastano città, campagne, due o tre delitti, donne uccise dai loro mariti, conviventi, fidanzati, si fa per dire, una addirittura per una lite causata delle briciole sul tavolo dove la giovane coppia in vacanza stava mangiando. E Renzi che ti combina? All’ora di pranzo o giù di lì affida alle agenzie di stampa la nuova “geografia” del Partito democratico, una operazione che porta la sua creatura ad essere sempre più simile al vecchio carrozzone democristiano, la “balena bianca” si chiamava allora, ai tempi di Andreotti, Fanfani, Forlani. All’interno della segreteria vengono creati ben 40 dipartimenti, affidati a 20 donne e 20 uomini.
Coperte tutte le aree del partito. Consistente la presenza “boschiana”
Coprono tutte le aree del partito, dai renziani doc alle minoranze di Orlando ed Emiliano, recuperando l’area di Cuperlo, rimasto escluso dalla Direzione e altre “anime” del partito come quella rappresentata da Sergio Chiamparino, il presidente della regione Piemonte. La gestione politica resta affidata ad una segreteria operativa con nomi tutti di stretta osservanza renziana. Un gruppo ristretto si occuperà della organizzazione della conferenza programmatica. Si ricorderà che le minoranze avevano richiesto questa conferenza prima del Congresso. Renzi rispose picche. Ora si può fare. Il neo segretario infatti non manca di far presente che lui è stato eletto dalle primarie, due milioni di voti. Non è vero, i votanti furono circa un milione e ottocentomila e lui se ne aggiudicò, se ben ricordiamo circa il 70%.
Scorrendo il lungo elenco di incarichi assegnato a questo o a quello si nota la presenza consistente delle “boschiane” e si scoprono alcune “novità” come quella di affidare la “Legalità” a Giuseppe Antoci, presidente del parco di Nebrodi, vittima di un agguato mafioso. Niente da dire ovviamente su chi è rimasto vittima della mafia ma che ciò diventi un titolo per occuparsi di una tema così scottante come la legalità ce ne corre.
Il “partito aperto” a Verini, un omaggio al Veltroni del Lingotto
La vera novità politica è quella di affidare a Valter Verini, già stretto collaboratore di Veltroni nella organizzazione del Lingotto, appunto il partito aperto. Pare una risposta alle critiche recenti di Veltroni all’operato di Renzi Matteo. Scrive Repubblica a proposito di questa delega: “Che cosa voglia dire non è dato sapere, però certo è un segnale di forte modernità e cambiamento per un partito nato dalla fusione dell’ex Dc e dell’ex Pci”. Singolare commento: non si sa cosa significhi ma è un “segno di modernità e di cambiamento”. In realtà è un rendere omaggio a Veltroni sperando che addolcisca la sua posizione nei confronti del Renzi. Si è pensato anche di assegnare una delega per le Feste dell’Unità. È toccata alla deputata Giuditta Pini, emiliana, visto che ormai le “feste “ si fanno solo nel triangolo Bologna, Modena, Reggio Emilia. Quella di Milano, con l’abbraccio fra Pisapia e Boschi, ha visto la presenza forse di un centinaio di persone al dibattito, si fa per dire. Sia Boschi che Pisapia hanno dimenticato che l’Unità non c’è più. Neppure una parola di solidarietà ai giornalisti licenziati che erano presenti sotto il palco del primo luglio a Santi Apostoli. Ancora alcune segnalazioni. Soddisfatto Orfini,ex “giovane turco”, e non più giovane, ora un renziano scatenato, che vede assurgere il suo pupillo, Verducci, alla responsabilità di Università e ricerca. Una attenzione anche per i prodiani, a Sandra Zampa la delega per i “minori”. Un posticino al sole anche per Titti Di Salvo, passata da incarichi nazionali nella Cgil, poi dirigente di Sinistra ecologia e libertà, oggi renziana doc, avrà l’incarico del dipartimento “Mamme”. C’è di tutto in questi dipartimenti, mancano solo quelli per i babbi, i nonni, i pensionati.
Escluso solo il tema delle riforme costituzionali. Argomento proibito
Non solo: nei quaranta temi non si è trovato il modo di inserire le riforme costituzionali. Si racconta che vi sia stato un veto di Renzi: non ne vuol neppure sentire nominare. Ancora troppo bruciante è la sconfitta nel referendum costituzionale. Non si parla neppure di giovani. Se non andiamo errati non c’è neppure un giovane nel comitato che prepara la conferenza programmatica. Ne fanno parte: Andrea Orlando, Michele Emiliano, il ministro Graziano Delrio, il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi. Per la segreteria, Maurizio Martina e Tommaso Nannicini. A Piero Fassino è stata attribuita la responsabilità di tutta la proiezione internazionale dell’attività del Partito, a cominciare dalla rappresentanza dentro gli organismi del Partito Socialista Europeo. Fra gli altri incarichi Matteo Richetti coordinerà l’area Comunicazione del Pd. Portavoce del segretario e capo ufficio stampa Marco Agnoletti che si avvicenda con Filippo Sensi, attuale portavoce del premier Paolo Gentiloni e capo ufficio stampa di Palazzo Chigi.
Questi i quaranta dipartimenti. C’è di tutto e anche di più
Infine l’elenco dei dipartimenti: Cultura, Economia circolare, Turismo, Mezzogiorno, Mamme, Pari opportunità, Lotta contro lo spreco alimentare, Italiani all’estero, Lavoro, Scuola, Commercio, Pubblica amministrazione, Ricostruzione terremoto, Fondi europei, Feste dell’Unità, Difesa animali, Circoli, Sport, Editoria, Minori, Legalità, Energia, Immigrazione, Innovazione. Giustizia,Sviluppo economico, Cooperazione internazionale, Formazione, Agricoltura, Urbanistica, Sicurezza,Sanità, Piccole medie imprese, Welfare, Infrastrutture, Ambiente, Città metropolitane, Rigenerazione urbana, Università e ricerca, Partito aperto. C’è tutto lo scibile umano. Solo nomi, incarichi, per far contenti tutti. Si sa come finì la “balena bianca”. Non è difficile fare pronostici. Non ne facciamo per non essere accusati di “essere gufi”.
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