
I Finanzieri del Comando Provinciale di Roma e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, hanno eseguito un decreto di confisca emesso dalla Corte di Appello capitolina nei confronti del pregiudicato Claudio Cannavò.
Il provvedimento rappresenta un’ulteriore conferma delle risultanze di complesse indagini delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma agli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della capitale e dello S.C.I.C.O., che hanno consentito al Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione, nel dicembre 2015, di disporre la confisca di tutti i beni direttamente o indirettamente riconducibili all’uomo.
In particolare era emerso come Cannavò avesse tentato di occultare la reale titolarità delle proprie possidenze, intestandole, nella maggior parte dei casi, a persone appartenenti al suo ampio entourage familiare costituito, nel tempo, da tre nuclei familiari.
Nel corso dell’esecuzione dell’originario sequestro di prevenzione del 13 febbraio 2015 – nel cui ambito erano state cautelate 17 unità immobiliari e 6 autovetture per un valore di circa 3,5 milioni di euro – si acquisivano nuovi e pregnanti elementi che permettevano di individuare ulteriori beni per circa 1,2 milioni di euro indirettamente riconducibili a Cannavò, tra cui un B&B nella centralissima via Rosmini (traversa di via Cavour), una società operativa nel settore delle sale giochi ed un ulteriore autoveicolo, conseguentemente sequestrati il 26 febbraio 2015.
Poco tempo dopo, i Finanzieri individuavano e sottoponevano a sequestro disponibilità finanziarie per oltre 500 mila euro.
Cannavò, noto alle Forze di Polizia sin dal 1990, è stato segnalato a numerose Autorità Giudiziarie per delitti di vario genere (dall’associazione per delinquere al riciclaggio, dal porto abusivo di armi alla rapina, dalle lesioni personali all’usura aggravata), vantando anche rapporti con pregiudicati mafiosi calabresi.
L’odierno provvedimento ha consentito di confiscare i beni già sequestrati nel tempo (ad eccezione di alcuni cespiti di modesto valore), per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro. Da segnalare, inoltre, come anche la Corte di Appello abbia riconosciuto l’incauto affidamento effettuato da un istituto di credito per l’accollo di un mutuo da parte della moglie di Cannavò, casalinga priva di redditi, disponendo la cancellazione dell’ipoteca iscritta sugli immobili a garanzia del mutuo stesso.
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