
Giuliano Giuliani, il papà di Carlo ucciso a Genova 16 anni fa da un colpo di pistola sparato da un carabiniere, Mario Placanica durante le manifestazioni di protesta contro il G8, la riunione dei capi di governo dei paesi più industrializzati, ha appena letto su Repubblica l’intervista di Franco Gabrielli, l’attuale capo della Polizia rilasciata a Marco Bonini di Repubblica, che, senza mezzi termini, afferma che “il G8 di Genova fu una catastrofe che un’infinità di persone subirono, violenze che hanno segnato le loro vite”.
Gabrielli a Repubblica: “al posto di De Gennaro mi sarei dimesso”
Parlando di Bolzaneto e della violenza della polizia, degli interrogatori dei giovani arrestati, afferma: “Ci fu tortura”. Parla della morte di Carlo Giuliani, ricorda che il “Parlamento rinunciò ad indagare con i poteri della commissione di inchiesta in due legislature preferendo ‘attendere’ il corso della giustizia penale”. E per quanto riguarda l’allora capo della polizia, Gianni De Gennaro, afferma che “al suo posto mi sarei dimesso”. Afferma che in “questi sedici anni la riflessione non è stata sufficiente, né è stato sufficiente chiedere scusa a posteriori. Dopo dieci anni e dopo le sentenze di condanna definitive per Diaz e Bolzaneto”. È un richiamo severo a chi questo punto doveva metterlo e “ora – afferma – è il momento di mettere questo punto. Per non continuare a dover camminare in avanti con lo sguardo rivolto all’indietro”.
L’assassinio di Carlo Giuliani in piazza Alimonda: “una storia ancora turra da scrivere”
È proprio il padre di Carlo Giuliani, 23 anni, il ragazzo ucciso in piazza Alimonda, con un colpo di pistola di ordinanza sparato dal carabiniere Mario Placanica, che ancora una volta chiede che si riconosca la verità sulla morte di Carlo, visto che il reato di omicidio venne derubricato in omicidio colposo poi caduto in prescrizione. Furono contestate alcune lacune dell’inchiesta, si parlò di mancanza di chiarezza su quello che avvenne a Genova in quei giorni. Oggi i processi e le commissioni di inchiesta parlamentare sono tutti chiusi. I giudici stabilirono poi che Placanica aveva sparato per legittima difesa e il carabiniere fu prosciolto dall’accusa di omicidio colposo. Furono però contestate alcune lacune dell’inchiesta e la mancanza di chiarezza su quello che avvenne esattamente quel giorno a Genova; ci furono anche molte discussioni sulle presunte responsabilità di chi creò la situazione che portò alla morte di Giuliani. I processi e le commissioni di inchiesta parlamentare sono tutti chiusi ed è difficile, si è detto anche di recente, che nel prossimo futuro si potranno chiarire ulteriormente altri aspetti di questa vicenda. Forse proprio l’intervista di Gabrielli può essere incentivo a “fare il punto”, ciò che, dice il capo della Polizia, non è mai stato fatto. “Se vogliamo costruire una memoria condivisa su Genova – sostiene il capo della Polizia – se vogliamo mettere un punto, va colmato lo spread fra la responsabilità sistemica e responsabilità penale. Quello che ha fatto sì che alcuni abbiano pagato e altri no”. E parla di una “cultura” dell’ordine che scommetteva sul “pattuglione”. L’irruzione nella Diaz è da questo punto di vista esemplare, in negativo ovviamente. E dopo la Diaz arriva Bolzaneto, Piazza Alimonda con l’uccisione a freddo di Carlo. Ne parliamo con Giuliano, il padre, nostro carissimo amico.
Giuliano Giuliani: “Per noi Carlo non è solo un ricordo, ma una presenza costante che fa tenere accesa la fiaccola della verità”
Gli chiediamo scusa se lo riportiamo al doloroso ricordo di quelle giornate. Alle scene dell’uccisione di suo figlio mostrate dalle televisioni di tutto il mondo, un simbolo delle proteste contro il G8, una denuncia della violenza della polizia. Giuliani mi dice che “Carlo non è un ricordo, la sua presenza è costante nella nostra vita di tutti i giorni, ci fa tenere accesa la fiaccola della verità sulla sua uccisione. Apprezziamo – afferma – quanto dichiara nella lunga intervista il capo della Polizia, anche se le sue affermazioni arrivano a tanti anni di distanza dalla ‘catastrofe’, non avvenuta però per cause naturali ed è importante che si mettano a nudo le responsabilità di chi dirigeva le operazioni. Ma lasciami dire che Carlo non c’è più. Non solo, non abbiamo mai saputo come e perché è stato ucciso. E proprio questo vogliamo sapere. Non ci stancheremo di chiedere e cercare la verità”.
Tissone, Silp Cgil: “parole Gabrielli in linea con quanto da sempre afferma nostro sindacato”
“Le parole del prefetto Gabrielli sul G8 di Genova sono importanti e lo sono soprattutto oggi, giorno in cui si commemora la strage di via D’Amelio dove, assieme al giudice Paolo Borsellino, persero la vita gli agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. E’ soprattutto a persone come loro, che sono morte per combattere la mafia, che dobbiamo portare rispetto e il rispetto una istituzione civile, democratica e complessivamente sana come la Polizia di Stato lo ottiene non nascondendo la propria storia né, tantomeno, i propri errori”. Lo afferma Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil, commentando l’intervista del Capo della Polizia a Repubblica.
“Come sindacato di polizia della Cgil – dice Tissone – possiamo rivendicare con orgoglio di aver sempre sostenuto quello che oggi afferma Gabrielli: il G8 di Genova fu una catastrofe come lo furono gli anni a venire, quando la politica e i nostri stessi vertici non contribuirono alla ricerca delle responsabilità sistemiche, lasciando ai processi penali -che ci sono stati e che hanno fatto il loro corso – e alle responsabilità dei singoli il peso di una storia che non è
mai stata scritta fino in fondo soprattutto sul versante del ruolo che la politica dell’epoca ebbe in quel frangente”.
“Le parole più significative del nostro Capo – prosegue il sindacalista – sono quelle in cui immagina una Polizia di Stato che non teme leggi e controlli, che non ha paura della trasparenza. Un’istituzione libera che, aggiungiamo noi, respinge al mittente la visione, falsa e manichea, di un partito della polizia e di un partito dell’antipolizia”.
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