Elezioni in Germania. Le barricate di Amburgo e le urne di settembre

Elezioni in Germania. Le barricate di Amburgo e le urne di settembre

Dal nostro corrispondente ad Amburgo.

Nelle sere di venerdì e sabato Amburgo è stata messa a ferro e fuoco da centinaia di black bloc in occasione del G20. La notizia dei saccheggi e delle devastazioni ha messo in ombra le manifestazioni pacifiche a cui hanno partecipato decine di migliaia di dimostranti, ma ha anche offerto al centro-destra tedesco un utile argomento per la campagna elettorale. La Germania è minacciata da un “terrorismo di sinistra” foraggiato da parte dell’SPD?

Le immagini degli scontri tra polizia e manifestanti nelle notti tra il 7 e il 9 luglio richiamano immediatamente alla memoria quelle di Genova nel 2001. Erano sedici anni che le periodiche riunioni dei “grandi del pianeta” si svolgevano in relativa tranquillità, senza essere accompagnate da scene di violenza di strada, da saccheggi e devastazioni. Tale recrudescenza si offre a molte spiegazioni. Da un lato, lo stesso fatto che il G20 tedesco sia stato ospitato ad Amburgo – una città nota, assieme alla capitale, per la forte presenza di una sinistra radicale e “autonoma” – potrebbe da solo rappresentare un motivo sufficiente per capire l’alto grado di partecipazione, e di aggressività, del quale siamo stati testimoni negli scorsi giorni. Dall’altro, in un decennio caratterizzato dall’insicurezza, da una crisi permanente – non soltanto economica, ma anche politica e civile – e da un senso di frustrazione largamente diffuso in vari strati della popolazione occidentale, era irrealistico che le “valvole di sfogo” fossero limitate alla Brexit, all’elezione di Trump, alla crescita del Front National o all’esacerbarsi della violenza xenofoba in Europa.

Altrimenti detto, qualsiasi serio analista avrebbe dovuto attendersi un ritorno sulle scene dei cosiddetti black bloc e, probabilmente, con un’intensità maggiore a quella avuta negli ultimi anni Novanta e nei primi Duemila – o nelle sparute ricomparse più recenti. Capire non significa giustificare e, anche in una prospettiva “da sinistra”, non si deve assolutamente confondere simili fenomeni con una rinascita dei movimenti no-global. Sulle barricate di Amburgo vi era più cieca (o “liberatoria”) violenza che genuina politica, e la gran parte di coloro che hanno partecipato alle devastazioni e agli scontri con la polizia è composta da “turisti delle rivolte”, ovvero da giovani che solo occasionalmente prendono parte a cortei e manifestazioni politiche, e solo quando si prospetta l’occasione di trasformare questi eventi in sommosse o saccheggi.

La tesi degli opposti estremismi come argomento elettorale

Il mondo politico tedesco – ad appena due mesi e mezzo dalle consultazioni federali – ha trovato negli scontri di Amburgo un inatteso strumento per la campagna elettorale. Nonostante lo spauracchio, ancora largamente sotto il 10%, dell’estrema destra, la vera e unica sfida delle elezioni di settembre è tra cristiano-democratici, assieme ai liberali, e socialdemocratici, con Grüne e Linke alla loro sinistra. Altrettanto noto è come questi ultimi due partiti – soprattutto i Grüne – abbiano stretti legami con l’universo movimentistico, con le associazioni ecologiste o “altermondialiste”, e con numerosi centri sociali. Il centro-destra tedesco non ha dunque atteso neppure il bilancio finale degli scontri per lanciare i propri strali contro gli avversari politici.

Il segretario-generale della CDU ha proposto una “rappresaglia” dello Stato contro alcuni centri simbolici della sinistra extra-parlamentare tedesca – come la berlinese Rigaer Straße e la Rote Flora di Amburgo, la quale invero ha criticato e preso le distanze dalle violenze di questi giorni. Il leader della FDP, Christian Lindner, ha invece invocato l’intervento dei servizi segreti interni per sorvegliare l’estrema sinistra, non diversamente da come avviene per l’estrema destra. Più espliciti sono stati altri membri della CDU, che hanno puntato il dito contro i Grüne, la Linke «e parte dell’SPD», colpevoli di aver sostenuto e finanziato «squadracce di sinistra radicale». Alcuni organi di stampa, come l’edizione on-line della Welt, si sono infine distinti per parallelismi infelici, parlando di un “terrorismo di sinistra” paragonabile a quello di destra, e quindi mettendo esplicitamente sullo stesso piano i seppur odiosi danni alle proprietà (negozi, automobili, etc) e il lancio di oggetti contro la polizia, con la violenza omicida sistematica – e probabilmente coperta da organi dello Stato più o meno “deviati” – di gruppi terroristici quali la NSU (colpevoli di rapine, di attentati esplosivi e di oltre dieci omicidi a sfondo razziale tra il 2000 e il 2006).

Parte del mondo giornalistico e politico della Germania federale, in genere sempre così attento a capire le cause profonde di fenomeni violenti come l’estremismo neo-nazista e, addirittura, il terrorismo islamico, preferisce l’immediata polemica – e il suo probabile tornaconto elettorale – alla  riflessione responsabile sui fatti che hanno caratterizzato le manifestazioni di Amburgo. Esso perde un’occasione per comprendere e, se la comprensione è il primo passo di ogni soluzione, anche per disinnescare una rabbia sociale in continuo aumento. Da ultimo, vale anche a confermare involontariamente un vecchio stereotipo: che al tedesco, in fin dei conti, fa più impressione una Volkswagen bruciata che una persona ammazzata.

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