Dal “concorsone” per Bankitalia il segno della “fame di lavoro”. Megale (Fisac): pur nelle difficoltà del settore, costruiti accordi per l’inserimento dei giovani. La strada da seguire: il Piano del Lavoro proposto dalla Cgil

Dal “concorsone” per Bankitalia il segno della “fame di lavoro”. Megale (Fisac): pur nelle difficoltà del settore, costruiti accordi per l’inserimento dei giovani. La strada da seguire: il Piano del Lavoro  proposto dalla Cgil

Il “concorsone” per 30 posti di viceassistente in Banca d’Italia ha fatto notizia. Non rientra nella “normalità”, se così si può dire, che le domande di ammissione siano state ben 84.754. Comunque, se i mezzi di informazione fossero più attenti alle notizie, si saprebbe che ai diversi concorsi che si svolgono per posti nella pubblica amministrazione partecipano migliaia di giovani. Addirittura fra i partecipanti, una compagnia di giro, sono nate amicizie, magari anche qualche amorazzo. I concorsi, parlando seriamente, sono lo specchio del dramma del lavoro, dei giovani che ogni giorno sono alle prese con la ricerca di un posto. Non solo accade anche che vinto un concorso, entrati nelle graduatorie, devono attendere anni perché l’Ente che lo ha indetto dia attuazione assumendo chi ne ha diritto. Proprio il presidente dell’Istat, Alleva, in una audizione alla Camera rilevava che  un giovane su quattro ha un lavoro precario e che il 35% dei laureati è un precario, magari gira con il motorino per consegnare i pasti a chi li ordina. Oppure lavora a tempo pieno in qualche studio ma senza alcun contratto, perlomeno, si dice, si fa le ossa.

Occasione persa dai media  per portare in primo piano la questione occupazione

Il “concorsone” poteva essere una occasione per dare un’occhiata a questo “fenomeno”, alle migliaia di giovani e anche qualcuno anzianotto, che si presentano, studiano, devono rispondere a quiz che spesso a dire stravaganti è di dir poco. Il loro futuro, capita, è legato ad una busta che contiene le domande, i quiz. Se ti va male scegli la busta “maledetta”, quella con le domande più difficili. Perché chi prepara i test non può, oggettivamente, soppesare con il bilancino il grado di difficoltà.

Occasione persa, dicevamo da parte dei mezzi di informazione. Non solo, ci si sono messi anche alcuni sindacati entrati nel merito delle graduatorie per la ammissione, hanno guardato, verrebbe da dire, alle foglie senza guardare l’albero. Abbiamo chiesto “lumi” ad Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil che di queste si intende. Affronta subito il problema su cui c’è stato dibattito. “Una certa rigidità nella determinazione del punteggio per la graduatoria ha fatto sì che a partecipare al concorso siano stati soltanto coloro in possesso di una alta scolarità, seppur le mansioni richieste attengono più propriamente i diplomati di scuola media superiore”. A proposito delle contestazioni di alcune sigle sindacali Megale afferma che “sono state contestate fortemente le modalità con cui la graduatoria è stata costruita, minacciando in alcuni casi ricorsi di natura giudiziaria”. E viene subito al problema vero:  “Al di là di una giusta valutazione critica rispetto ai titoli ammessi per l’ammissione – afferma – si rileva plasticamente come la numerosa partecipazione al concorso costituisca l’ennesimo sintomo delle difficoltà presenti nel mercato del lavoro che, nonostante tutto, la Banca d’Italia non può certo risolvere”.

Le scelte scellerate, vedi Jobs act,  tese a precarizzare il lavoro

“La questione del numero dei partecipanti nonché del rapporto spesso squilibrato tra studi fatti e professionalità richieste – prosegue – sono questioni ben più complesse e che trovano origine, ad esempio, nelle scelte scellerate prese a livello nazionale tese alla precarizzazione del lavoro, con l’esempio più eclatante dell’introduzione del Jobs act. È necessario pertanto avere un’ottica più complessiva e generale del problema del mondo del lavoro così da poter individuare in modo corretto quali sono le vere cause delle difficoltà per cui i nostri giovani non trovano un impiego degno di tale nome”. Insomma il “concorsone” e i tanti concorsi sparsi “per l’Italia sono l’oggetto, lo specchio di una situazione, il soggetto sta da un’altra parte”. Megale risponde facendo presente che nel settore in cui opera, il lavoro diventa sempre più un bene prezioso. Siamo in presenza di ristrutturazioni pesanti, gli “esuberi”, brutta parola, persone che perdono il lavoro, sono migliaia. Solo in questi giorni due “piani industriali”, quello di Monte Paschi di Siena, proprio oggi prosegue il confronto dei sindacati con l’amministratore delegato, e delle due Banche Venete prevedono un totale di circa diecimila persone che dovranno andarsene. Il Fondo di sostegno della categoria, le dimissioni volontarie sono un paracadute. Pur in questa situazione di grande difficoltà del settore del credito – afferma il segretario generale di Fisac Cgil – “abbiamo costruito accordi per veri e propri piani d’inserimento dei giovani al lavoro, c’è fame di lavoro e come Cgil nazionale nell’ambito del Piano del lavoro abbiamo lanciato il piano straordinario per l’occupazione. Dare speranza alle nuove generazioni vuol dire dare loro un lavoro stabile e pienamente tutelato: questa è priorità del Paese”.

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