
La commissione congiunta urbanistica-mobilità di Roma Capitale, presieduta dal presidente della commissione urbanistica Donatella Iorio (M5S), ha espresso a maggioranza parere favorevole sulla proposta 38/2017 che prevede la conferma della dichiarazione di pubblico interesse alla proposta di realizzazione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle adeguata al mutato quadro delle condizioni e obiettivi prioritari indicati nella nuova delibera di Giunta 48/2017. Da registrare che, dopo la consigliera Cristina Grancio (M5S), anche la minoranza Pd ha lasciato la seduta, non partecipando di conseguenza al voto. “Questa delibera è invotabile a livello procedurale. Espone i consiglieri a rischio Corte dei conti e richieste danno da parte di terzi”, ha precisato Giulio Pelonzi consigliere Pd. “Votando noi la delibera in consiglio ci assumiamo la responsabilità di dire si anche in presenza di due vincoli – ha spiegato Pelonzi – di una causa sulla proprietà e in assenza della valutazione della situazione finanziaria di Eurnova che il curatore fallimentare dovrebbe fornire al Comune. Se non si sbloccano queste e non si danno risposte sulle opere pubbliche noi non la votiamo”, ha concluso. In chiusura di commissione c’è stato anche un battibecco tra la maggioranza 5 stelle e alcuni rappresentanti dei cittadini e dell’associazione Italia nostra, che chiedevano la parola: “Perché non ci fate intervenire. Il progetto stadio contiene principi di illegittimità. State provocando un danno erariale”, dicono alcuni cittadini. Poi, nella mattina che doveva essere serena per il prossimo arrivo in Aula della delibera di Giunta, è arrivata la tempesta, con lo strappo della consigliera M5S Grancio e soprattutto con le considerazioni dell’ex assessore della Giunta Marino, Giovanni Caudo, che ha affidato a Fecebook i suoi rilievi ed ha anche pubblicato, per altro è stato fatto anche dall’Assessorato all’Urbanistica del Comune, l’elaborato progettuale. Ma partiamo proprio dalle tensioni tra i pentastellati.
Lo strappo della consigliera M5S Grancio: “Per la parte urbanistica non me la sento di dare un voto ora”
La consigliera capitolina del M5S Cristina Grancio ha infatti lasciato la seduta della commissione congiunta urbanistica-mobilità di Roma Capitale in polemica con la maggioranza pentastellata sulla questione Stadio. La commissione è riunita per esprimere parere sulla proposta 38/2017 che prevede la conferma della dichiarazione di pubblico interesse alla proposta di realizzazione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle adeguata al mutato quadro delle condizioni e obiettivi prioritari indicati nella nuova delibera di Giunta 48/2017. “Pallotta spinge? Secondo me non è una questione che si può accettare. Anche perché lo stadio non va bocciato però non si può star dietro alla scadenza del 15 giugno”, ha detto la Grancio parlando alla commissione. “Per la parte urbanistica io non me la sento di dare un voto qui e ora. Per cui spero che i miei colleghi capiscano la mia posizione che non è politica e non è contro lo stadio. Non succede niente se noi ci mettiamo a studiare e a affrontiamo le questioni”. La consigliera Grancio tra le questioni ha sottolineato la presenza dei vincoli e poi ha aggiunto: “Io voglio assumermi la responsabilità di quello che si fa. Io chiedo che si chiami il curatore fallimentare per capire come è la situazione di questa Eurnova, per capire se all’altezza o meno, non che si valuti in un secondo momento. Ci si chiede di valutare un interesse pubblico e non si presenta nemmeno uno studio di fattibilità. E’ previsto – ha spiegato – che il proponente presenti uno studio di fattibilità. Io chiedo che venga presentato prima e non dopo”. Dopo aver abbandonato la commissione, interpellata dai cronisti: “Se lascio il gruppo? No, mica sono contraria alla questione politica. Lo stadio va fatto ma nel rispetto nelle norme”. A chi le chiedeva se invece lascerà l’Aula o voterà no anche all’Assemblea capitolina, la consigliera ha replicato: “Se non mi mettono per iscritto le mie perplessità vedremo… C’è tempo. Ci sono profili di illegittimità che vanno chiariti”. Perché i miei colleghi non mi ascoltano? “Chiedete a loro non a me”.
La replica del capogruppo in Campidoglio M5S Ferrara alla sua collega di partito: “Non sa quello che dice…”
Immediata la replica al calor bianco del capogruppo M5S in Campidoglio Paolo Ferrara, che prende letteralmente per il colletto la sua collega di partito: “Io credo che siano cose inesatte ed approssimative. Sicuramente la parola di tutti viene presa in considerazione figuriamoci quella di una nostra consigliera. Abbiamo anche degli strumenti nostri per poter parlare”. A chi gli chiedeva se ha ritenuto inopportune le sue parole, Ferrara risponde: “Ognuno dice quello che vuole, credo, anzi sono sicuro che probabilmente non sa quello che dice, se approfondisce vede la bontà di questo progetto”. Infine, a chi gli chiedeva, se con queste premesse, il M5S riuscirà ad arrivare all’unanimità interna sullo Stadio in Aula Giulio Cesare, Ferrara ha replicato: “Io credo che il Movimento riuscirà ad arrivare unanime, non credo che ci saranno problemi, in qualsiasi caso ognuno si prende le sue responsabilità. Questo è un gruppo unito, stiamo dimostrando compattezza, già quattro commissioni hanno dato parere favorevole a questo progetto”, ha concluso.
L’articolata presa di posizione dell’ex assessore all’Urbanistica Caudo che vuole capire chi pagherà la parte relativa alle opere pubbliche
Poi naturalmente l’ex assessore Caudo che denuncia la delibera ‘distorta’ approvata dall’attuale maggioranza. Caudo parla di un “bluff di Cinquestelle sullo stadio. Questo è l’elaborato di progetto consegnato dal proponente il 25 maggio scorso, con indicate le opere di interesse generale: sono le stesse della delibera 132/2014 solo che quelle di colore fucsia non si sa chi li paga (‘Altre voci di bilancio’) quelle di colore ocra le paghiamo noi con i soldi che il privato doveva dare al Comune come oneri di costo di costruzione (nella delibera precedente una parte quantomeno andava a opere dei Municipi e una parte veniva incassata) e poi è sparito il contributo di 50,5 milioni per il trasporto pubblico su ferro. I Cinquestelle e i loro consiglieri dalla penna facile, illusi che con la delibera della Giunta Marino avessimo fatto un regalo al privato scoprono che la loro illusione non aveva fondamento e invece di correggersi, nell’interesse della città, bluffano, giocano sulla pelle della città e fanno aumentare i profitti del privato. Fare l’interesse della città è facile: reinserire tutti i vincoli precedenti a carico del privato e non dare neanche un euro di soldi pubblici, e soprattutto non dire bugie”.
Ecco la lettera integrale, inviata al Presidente dell’Assemblea di Roma Capitale, Marcello De Vito
“On.le Presidente nei prossimi giorni arriverà in aula Giulio Cesare la delibera con la quale si conferma la dichiarazione di pubblico interesse sull’intervento urbanistico nell’area di Tor Di Valle, il cosiddetto ‘Stadio della Roma’. La decisione di Giunta in oggetto la cui approvazione fa seguito ad atti di indirizzo, memorie di giunta, traduce ora i termini dell’accordo con i promotori privati in atto deliberativo che sostituisce il precedente, quello votato il 22 dicembre del 2014 dall’Assemblea che ora Lei presiede. La rivisitazione del progetto, come riportato nella delibera e nei documenti, ‘è stata formulata dai proponenti sulla base di quali opere fossero ritenute di interesse generale a seguito del nuovo quadro di indirizzi programmatici espressi nella Memoria di Giunta 48/17’ e ha ridotto l’ammontare delle opere di interesse generale da 195 milioni a 80,6 milioni di euro. In alcuni casi si è operata la cancellazione, ad esempio il contributo a carico del privato di 50,5 milioni di euro per il trasporto pubblico su ferro, o semplicemente si sono escluse dal computo delle opere, come il ponte sul Tevere e il raccordo con l’A91, la Roma- Fiumicino, che però continua ad essere presente nei disegni e considerato essenziale per la sostenibilità trasportistica dell’intervento. La cancellazione o l’esclusione di queste opere è avvenuta con atto unilaterale da parte della giunta sulla base di specifici obiettivi di indirizzo politico e ora l’Assemblea Capitolina si appresta a confermarli.
Caudo fa i conti delle riduzioni delle cubature e scopre che la riduzione reale sull’intero intervento è del 40% sul business park e del 60% sulle opere di interesse generale
Richiamo la sua attenzione sull’esito che il deliberato contenuto nella decisione di giunta può comportare ai fini dell’espressione della pubblica utilità. Infatti mentre si pone all’origine di tale scelta il taglio delle cubature del cosiddetto Business Park nella misura del 50% non si considera:
• che la riduzione reale della cubatura sull’intero intervento è del 40% (Sul, da 354.000 mq a 212.000 mq) mentre la riduzione delle opere di interesse generale è del 60% (da 195 milioni di euro a 80,6 milioni di euro). Disparità che si traduce in un maggior profitto per il proponente (a seguito della minore incidenza del costo degli oneri per opere pubbliche per metro quadro di Sul) che si può stimare nell’ordine di oltre trenta milioni di euro.
• Che, avendo sostituito i grattacieli con tipologie a palazzina, con minor costo di costruzione e riduzione degli oneri finanziari, andava ricalcolato il valore di trasformazione (805,5 €/mq) – sulla base del quale si determina la volumetria ammessa (che ricordo è determinato con un apposito regolamento comunale). Prudenzialmente, si può stimare che la volumetria in eccesso sia almeno pari al 15% (almeno 15.000 mq e per un valore -calcolato solo sulla base del valore equivalente- di almeno 12 milioni di euro). Anche in questo caso, rispetto alla delibera vigente, il nuovo testo determina un vantaggio per il privato.
• Che l’adeguamento del trasporto su ferro nella stazione di Tor di Valle, viene conseguito (peraltro solo con l’acquisto di qualche unità di treno) destinando a questo fine le risorse economiche derivanti dal contributo costo di costruzione che il privato è obbligato a riconoscere al comune e che nella delibera 132/2014 restavano in parte nella disponibilità del Comune; pertanto la patrimonializzazione pubblica risulta ancora ulteriormente ridotta e invece il profitto del privato ancora più accresciuto.
La rivisitazione del progetto così operata configura dei chiari ed evidenti vantaggi al proponente in termini di accresciuti profitti, stimati in diverse decine di milioni di euro. Si consideri poi che questo maggiore vantaggio per il proponente avviene a fronte di una sostanziale riduzione per Roma Capitale della patrimonializzazione in opere che consolidano il pubblico interesse. Si tratta chiaramente di un fatto importante che deve essere oggetto di attenta valutazione e che contraddice ogni affermazione fatta in questi mesi da parte dell’amministrazione comunale. Roma Capitale non ha chiesto al proponente di formulare (o riformulare) un piano economico e finanziario dell’intervento da cui poter desumere e valutare tutte le implicazioni economiche e finanziarie conseguenti alla rimodulazione del progetto.
Scomparso dalla Delibera il servizio dei 20mila passeggeri/ora nella stazione della Roma Lido di Tor di Valle (16 treni ora) e sostituito con un revamping senza indicare però la frequenza dei treni
Si consideri ancora:
• che il livello di servizio dei 20 mila passeggeri/ora nella stazione della Roma Lido di Tor di Valle, 16 treni/ora contenuto nella delibera di giunta n. 48/2017 e ripreso dalla delibera 132/2014 è scomparso dal testo della delibera in esame. Infatti, il miglioramento dell’offerta e del servizio di trasporto pubblico su ferro è ottenuto solo attraverso “il revamping/acquisto di treni o altri interventi sulla ferrovia Roma Lido” senza indicare però né quanti saranno i treni che verranno acquistati o rimodernati né quale sarà il livello di servizio minimo ottimale nella stazione.
• Che pertanto è priva di conseguenze effettive l’affermazione: “che dovrà essere assicurata la contestualità dell’esercizio del trasporto pubblico su ferro nei termini sopra riportati al momento della prima utilizzazione pubblica del nuovo Stadio”. Essendo già oggi assicurato il funzionamento della linea sulla Roma Lido e non essendo citato alcun livello di servizio minimo lo Stadio può essere aperto in qualsiasi momento e senza alcun condizionamento reale.
Caro presidente, le scelte politiche ovviamente non sono l’oggetto di questa mia nota, ma lo sono semmai gli esiti di queste soprattutto quando si confrontano con dichiarazioni di pubblico interesse che devono essere comparate con i risvolti della patrimonializzazione pubblica oltre che con i livelli di servizio delle infrastrutture e con le implicazioni sul bilancio pubblico soprattutto se la delibera in oggetto si prefigge di confermare la dichiarazione di pubblico interesse.
In questo caso mi permetto di segnalare che si sta conseguendo come esito una netta ed evidente contrazione dell’interesse pubblico, rispetto alla delibera 132/2014, a fronte di una altrettanta chiara ed evidente affermazione dei profitti del proponente privato, a scapito peraltro dei livelli qualitativi e delle contestualità di funzionamento delle infrastrutture pubbliche.
Solo indicato sui disegni il ponte sul Tevere che creerebbe lo snodo con l’Autostrada di Fiumicino, senza una precisa e chiara fonte di finanziamento
A tutto questo si aggiunge che un’opera pubblica fondamentale per l’intervento, il ponte sul Tevere e lo snodo di collegamento con l’A91, l’autostrada per Fiumicino, è solo indicata nei disegni senza una precisa e chiara fonte di finanziamento, costituendo cosi un debito potenziale a carico del Comune per decine di milioni di euro ove si decidesse di realizzarlo.
Meno patrimonializzazione per il pubblico, più profitti per il privato e potenziali debiti per la collettività!
Ho ritenuto di dover inviare alla sua persona che riveste un ruolo di garanzia e rappresenta tutti gli onorevoli consiglieri dell’Aula Giulio Cesare, sede della massima espressione degli interessi generali della nostra città, queste mie considerazioni che spero possano aiutare a costruire scelte consapevoli e orientate al solo interesse della città.
A volte, soprattutto in materie complesse come l’urbanistica, l’evidenza non sempre rende giustizia dei veri interessi che si stanno perseguendo, ed è esattamente questo quello che sta accadendo in questo caso: la riduzione di cubatura si sta rivelando un vero affare per il proponente e un danno concreto e reale sotto molti aspetti, patrimoniale, qualitativo e di funzionamento, per Roma Capitale oltre che probabile fonte di debito e sicura fonte di disagi e disservizi a carico di tutti i cittadini, tifosi e non.
La ringrazio per l’attenzione che vorrà dedicare a questa mia lettera e Le porgo, e per suo tramite anche a tutti gli onorevoli consiglieri, i migliori saluti”.
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