
“Massimo Carminati, a me pare un vecchio arnese criminale, forse con una lunga storia. Leggendo le intercettazioni, sembra un personaggio ormai sulla via del tramonto contornato da quattro balordi . Ecco perché non posso partire da Carminati, significa tornare a perdersi nella foresta”. E’ quanto affermato dall’avvocato Alessandro Diddi, difensore di Salvatore Buzzi, nel corso della sua arringa davanti ai giudici della decima sezione penale del tribunale di Roma.
“Se andiamo dietro alla storia di Carminati -ha proseguito il penalista- ci perdiamo il resto, e cioè quello che sta accadendo nel paese, il fenomeno della corruzione”. Poi sulla Procura: “Ha perso una grande occasione: aveva in mano un reo confesso come Salvatore Buzzi che ha aperto la storia delle corruzioni spiegando come funzionava il mercato degli appalti, come avvenivano le spartizioni dei grandi appalti a livello politico e come erano gestite le questioni con la Pubblica amministrazione”. “La procura aveva a disposizione un Virgilio -ha proseguito Diddi- ma ha preferito fermarsi ad osservare le singole foglie nella foresta. Alla fine la procura si è persa nella foresta, mentre noi oggi vogliamo riscrivere la storia di questo processo”. Buzzi, ha sottolinato il penalista, non è stato creduto dagli inquirenti. “La cosa più straordinaria è che ho dovuto difendere un reo confesso per dire che era credibile. Abbiamo dovuto fare il lavoro della procura”, ha affermato il legale.
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