
Tutto da rifare o quasi. Offerte troppo basse o nemmeno pervenute e niente assegnazione dei Diritti tv della serie A per il triennio 2018-21. Del resto le premesse, già nella mattinata di ieri, non erano delle migliori con Mediaset che, “in coerenza con l’esposto presentato all’Autorità Garante della Concorrenza al fine di ottenere una nuova formulazione del bando”, annunciava la decisione di non presentare alcuna offerta. E le cose sono andate di male in peggio.
La dura presa di posizione di SkY Italia
La Lega Calcio “non ha aggiudicato nulla e per di più ha posticipato molto in là nel tempo un nuovo bando, in attesa che il mercato dell’industria televisiva trovi un ipotetico nuovo assetto solo per contrastare la nostra Azienda”, scrive, in una nota, Sky Italia sostenendo di essersi “attenuta alle regole stabilite dalla Lega di Serie A e dall’Antitrust” e di aver oggi “partecipato regolarmente all’asta dei Diritti televisivi con un’offerta vicina al mezzo miliardo di euro, con tutti i pacchetti opzionali”. La rilevanza dell’offerta di Sky, si legge ancora nel comunicato, “risulta evidente a maggior ragione considerando l’assenza degli altri principali competitor nazionali e la loro manifesta contrarietà al bando stesso, che l’Antitrust aveva pienamente validato. E’ evidente quindi la volontà di Sky di competere con razionalità e trasparenza, rispettando i tempi rapidissimi imposti dalla Lega e dal suo advisor nonostante il bando aumentasse di molto la concorrenza potenziale con ben tre operatori ad avere lo stesso pacchetto con le 4 squadre top”. Al contrario, aggiunge Sky Italia, “altri hanno preferito non partecipare. Se oggi anche gli altri operatori già esistenti sul mercato avessero effettuato offerte anche solo pari alla base minima d’asta, la Lega Calcio si sarebbe trovata a disporre del target economico tanto auspicato”. Sky Italia, quindi, “nell’interesse dei propri abbonati”, auspica una “soluzione chiara e soddisfacente per la completa visione del campionato di calcio”, e annuncia che “tutelerà i propri legittimi interessi continuando a investire in Italia creando occupazione e contenuti di sempre più elevata qualità”.
Carlo Tavecchio, commissario Lega A di calcio si difende: “non svenderemo un prodotto di alto valore”
“Non sono io la parte in causa. Non si arrende la Lega che rappresento. Il calcio italiano, in questo caso, la serie A, ha un suo valore, una sua dimensione che devono essere rispettate con offerte congrue. Quelle di ieri non lo sono state”, dice, in un’intervista al Corriere della Sera, il presidente della Federcalcio e commissario della Lega di A, Carlo Tavecchio. “Va bene tutto, d’accordo – prosegue – Ma la Lega non è certo obbligata a svendere il suo prodotto di alto valore, considerato in tutto il mondo”. “In Spagna, in Inghilterra, in Germania – spiega – i diritti tv hanno una forbice che va da 1 a 2 miliardi. Il miliardo complessivo da noi valutato ha quindi una sua forte motivazione, basi logiche. Per questo riteniamo che le offerte pervenute non rappresentino il valore reale del massimo campionato”. Adesso “studieremo il caso, c’è al lavoro una Commissione di alto livello presieduta dal dottor Nicoletti, uomo esperto, che studierà il caso. Sarà valutata ogni opzione”. “Nessuna fretta”, precisa Tavecchio, “si può andare tranquillamente a novembre-dicembre”. E sull’ipotesi di un canale televisivo gestito dalla Lega dice: “è un’operazione complicata, ma quando parlo di opzioni e alternative c’è anche questo”.
La precisazione di Tim: “mai ipotizzato di partecipare all’asta”
In relazione a indiscrezioni di stampa, TIM precisa di “non avere mai neppure ipotizzato né discusso una partecipazione assieme ad altri soggetti ai bandi per i Diritti della Serie A, essendoci peraltro un pacchetto dedicato alla banda ultralarga”. “La società – si legge in una nota – ha più volte ribadito nei mesi scorsi, anche direttamente all’amministratore delegato di Infront, che i pacchetti per il digitale, per come erano strutturati dal punto di vista dell’offerta e dei costi, non erano interessanti per TIM. I risultati dell’asta confermano la sproporzione della richiesta. La società ricorda inoltre di avere più volte dichiarato il proprio interesse per i Diritti sportivi in un’ottica di sostenibilità economica – tenuto conto che ai costi dei Diritti stessi si aggiungono, fra gli altri, quelli di segnale e di produzione – e coerentemente con l’avanzamento della copertura del Paese in fibra ottica, pari oggi al 65%”. “Ricostruzioni diverse da questa realtà – conclude il comunicato – sono quindi frutto di fantasia e TIM tutelerà i suoi interessi nelle sedi più appropriate”.
- Coordinamento per la democrazia costituzionale. Il 25 settembre tutte e tutti alle urne. L’appello - 22 Settembre 2022
- Osservatorio sulla transizione ecologica-Pnrr. Draghi convochi con urgenza una conferenza energia/clima - 19 Maggio 2022
- Costituito il Comitato per il NO ai referendum sulla giustizia - 20 Aprile 2022