L’Unità, sciopero a oltranza. Il Cdr: attacco senza precedenti al diritto del lavoro. La testata fondata da Gramsci non può morire così. Solidarietà di Cgil, Slc, Spi e Fiom. Responsabilità e silenzio del Pd. Parlano solo Cuperlo, Ginefra, Emiliano

L’Unità, sciopero a oltranza. Il Cdr: attacco senza precedenti al diritto del lavoro. La testata fondata da Gramsci non può morire così. Solidarietà di Cgil, Slc, Spi e Fiom. Responsabilità e silenzio del Pd. Parlano solo Cuperlo, Ginefra, Emiliano

Per chi, come me, ha mosso i primi passi a l’Unità nelle pagine di cronaca, quelle della Toscana, poi a Roma, dirigendo in particolare la sezione che si occupava di economia e sindacato, è davvero una sofferenza vedere i giornalisti, quelli che ci sono rimasti, costretti ad uno sciopero ad oltranza. Nella storia del giornalismo italiano, poche volte, forse quasi mai, una redazione è stata costretta ad un’azione così forte e, al tempo stesso, così difficile. La controparte, si fa per dire, è una forza politica, il Pd, in un intreccio con privati i quali certamente hanno fatto buon viso a cattiva sorte, cioè finché hanno avuto il loro tornaconto che a noi non interessa. Interessa invece che un partito, il Pd, che strilla ogni qualvolta lo si accusa di “invadere” il mondo del giornalismo e si autoproclama difensore della libertà di stampa, non abbia alcun rispetto per una testata che, nella storia del giornalismo italiano, ha ricoperto un ruolo di straordinaria importanza. Giornale di partito, ma vogliamo ricordarlo, negli anni bui della storia del nostro Paese, quelli dello scelbismo, dei Tambroni, della parte peggiore della Dc, quando contro i lavoratori, le loro manifestazioni, si mandavano le camionette della polizia, si sparava contro i giovani, gli operai e poi negli anni del terrorismo, ha sempre svolto un ruolo di grande importanza, “informando” ogni giorno decine di migliaia di cittadini. Anche un milione nelle domeniche preelettorali. E i nostri diffusori spesso venivano denunciati perché “vendevano abusivamente” il giornale.

L’Unità ha raccontato la storia del nostro Paese, dalla parte dei lavoratori

È l’Unità e non altri che ha raccontato la storia delle grandi manifestazioni dell’autunno caldo, quella di Reggio Calabria contro il boia chi molla, tanto per ricordarne una. È stata l’Unità a raccontare le stagioni  in cui Cgil, Cisl, Uil, con fatica,  cercavano di superare le divisioni dando vita alla Federazione Cgil, Cisl, Uil. Infine ai colleghi oggi impegnati in una difficile battaglia vogliamo ricordare che, malgrado la nostra testata fosse quella di un partito e come tale non era previsto un organismo quale il comitato di redazione, riuscimmo a spuntarla e, insieme alla “cellula” del Pci, operava, in un ruolo sindacale, in piena autonomia dal partito-editore. E all’editore attuale che abbandona il giornale vogliamo ricordare che i dirigenti del Pci, anche quelli più alti in grado, si impegnavano andando casa per casa a vendere il giornale nelle giornate di diffusione straordinaria. A Renzi Matteo vogliamo suggerire di impegnare le “magliette gialle”, quelle che hanno ripulito Roma, che era già stata ripulita, di dedicare qualche giornata di diffusione straordinaria del giornale, lo staff del segretario in prima fila. Ma dal Pd per ora c’è silenzio assoluto. Parlano solo Cuperlo, Emiliano e  Ginefra, esponenti  dell’area Pd “Fronte democratico”. Cuperlo  espressa “vicinanza e solidarietà” ai giornalisti dell’Unità augura “che le prossime ore trovino nel Pd e nella proprietà la sensibilità necessaria a sanare la ferita profonda che si è prodotta in questi mesi. La dignità e il rispetto di ogni lavoratore non possono non riguardare l’identità di quella testata, della sua storia e del suo futuro”. Dario Ginefra afferma che “il Partito Democratico non può consentire da socio della testata l’Unità, sia pur di minoranza, che vengano perpetuati nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori condotte antisindacali”. Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia e leader di “Fronte democratico”, chiede che “il Pd  socio, sia pur di minoranza, si opponga ai licenziamenti collettivi ipotizzati dalla proprietà e concorra a definire una procedura che rilanci il giornale fondato da Gramsci proprio nell’anno in cui ricorrono gli ottant’anni della sua morte”.

Mai i lavoratori sottoposti ad un ricatto di tale portata. Jobsnews è con voi

Ottanta anni fa moriva Antonio Gramsci, non può morire il quotidiano da lui fondato. Il comitato di redazione annunciando lo sciopero ad oltranza scrive: “Una scelta dolorosa, drammatica, ma inevitabile. Mai lavoratrici e lavoratori erano stati sottoposti ad un ricatto di una tale, devastante portata: per aver riconosciuto il vostro diritto al salario dovete conculcare i diritti di vostri ex colleghi; diritti sanciti da un tribunale. Non ci piegheremo a questo ricatto. Non lasceremo che l’Unità divenga l’apripista di un attacco senza precedenti al diritto del lavoro”. Noi, per quanto conta un piccolo quotidiano online, jobsnews.it, siamo con loro. Non lasciamoli soli, questo l’impegno che devono prendere tutti colori che hanno a cuore le sorti di questa testata sottoposta anche nel passato a pesanti processi di ristrutturazione che, però non ne hanno messo in dubbio l’esistenza, la libertà dell’informazione. Anche se, lo diciamo francamente, negli anni del renzismo rampante, non ne abbiamo spesso condiviso la linea, un Paese dove si crocifigge una testata come l’Unità, perde qualcosa in termini di libertà e democrazia. E ciò vale ogni qualvolta scompare una testata, una radio, una televisione, quelle locali in particolare.

I sindacati:  “Una  lotta per i diritti fondamentali dei lavoratori”

Gli attestati di solidarietà che stanno giungendo ai lavoratori del quotidiano sono molti, importanti. La Cgil scrive che “è necessario aprire un tavolo di trattative e mettere in campo tutti gli strumenti per rilanciare e garantire un futuro solido ad una voce storica e prestigiosa del giornalismo italiano, come quella del quotidiano fondato da Antonio Gramsci”. La segreteria nazionale di Slc Cgil, il sindacato dei lavoratori della comunicazione a proposito dello sciopero a oltranza sostiene i giornalisti, poligrafici e l’intero personale dello storico quotidiano parlando di  “una scelta resa obbligata dai continui ricatti da parte della proprietà, dai paventati licenziamenti, dai mancati pagamenti degli stipendi, dall’assenza di un piano industriale ed editoriale – continua la Slc. L’Unità è stata la fucina di alcuni dei migliori giornalisti italiani, incarna una parte importante dell’informazione italiana: non è pertanto accettabile che non si riconosca la continuità degli accordi già sottoscritti né si tutelino i lavoratori”. Ivan Pedretti, segretario  generale dello Spi Cgil, il sindacato dei pensionati, parla di “reiterati comportamenti antisindacali  dell’editore” e ricorda  di essere “uno di quella generazione che ha portato questo giornale casa per casa e in tutti i luoghi di lavoro. Vederlo così oggi fa male e fa arrabbiare. L’Unità, che tanto ha rappresentato per una comunità politica di persone, non può e non deve fare questa fine. Lo dico anche al Pd: se davvero si rifà alla storia della sinistra italiana, non può permettersi di lasciar morire così il giornale fondato da Antonio Gramsci”. Maurizio Landini, segretario generale della Fiom Cgil, nell’affermare che “la Fiom è al vostro fianco in questa lotta per i diritti fondamentali dei lavoratori e per la libertà dell’informazione” sottolinea il valore della lotta intrapresa “per respingere il ricatto di una proprietà che mette in contrapposizione diritti e salario. Il vostro sciopero e la vostra denuncia della proprietà per comportamento antisindacale sono sacrosanti”.

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