Decreto sui vaccini: obbligatori per iscrizione nei nidi e nelle scuole d’infanzia, fino a 6 anni. Multe più salate per i non in regola fino a 16 anni. Passa la linea dettata dall’Istruzione

Decreto sui vaccini: obbligatori per iscrizione nei nidi e nelle scuole d’infanzia, fino a 6 anni. Multe più salate per i non in regola fino a 16 anni. Passa la linea dettata dall’Istruzione

Sull’obbligatorietà dei vaccini a scuola passa la linea Fedeli. Dopo giorni di braccio di ferro tra le due ministre, quella alla Salute, Beatrice Lorenzin, e quella all’Istruzione, Valeria Fedeli, il governo vara il decreto legge sulle misure che regolano la prevenzione vaccinale stabilendo l’obbligo, pena la mancata iscrizione, solo per i nidi e le scuole dell’infanzia. Da zero a sei anni quindi ci si potrà iscrivere a scuola solo se il certificato dei vaccini sarà completo di tutti quelli obbligatori, che con questo decreto passano da 4 a 12, mentre per la scuola dell’obbligo e fino a 16 anni chi non sarà in regola sarà sanzionato con multe dalle 10 alle 30 volte maggiori di quelle esistenti.

Cosa prevede il decreto: si sale da 4 a 12 vaccini obbligatori e si rendono più alte le sanzioni amministrative

Con il decreto approvato oggi dal Consiglio dei ministri passano da 4 a 12 i vaccini obbligatori. Si tratta di polio, difterite, tetano, epatite b, pertosse, emofilo, influenzale b, meningococco b e c, morbillo, rosolia, parotite e varicella. Per poter essere iscritti a scuola, i bambini da 0 a 6 anni dovranno essere sottoposti ai 12 vaccini che ora vengono resi obbligatori. Dai 6 fino ai 16 anni, invece, sono previste sanzioni molto ingenti per i genitori degli studenti non vaccinati. Per l’iscrizione alle scuole dell’infanzia, le famiglie dovranno esibire certificati o iscrizioni a liste d’attesa per le vaccinazioni. Per quanto riguarda la scuola dell’obbligo, la mancanza di questa documentazione produrrà da parte dell’autorità scolastica e sanitaria sanzioni dalle 10 alle 30 volte maggiori rispetto a quelle già esistenti, che erano scarsamente applicate o avevano uno scarsissimo potere di deterrenza. Bocciata quindi la richiesta della ministra Lorenzin che invece voleva estendere la mancata iscrizione fino a 10 anni per avere una maggiore copertura proprio nella fascia di età dove ci sono i richiami.

Sulla pena pecuniaria l’ironia dell’epidemiologo Burion che parla di “simonia laica”

Anche la pena pecuniaria, proposta da Fedeli, non era stata caldeggiata dal mondo della sanità, che ne aveva riscontrato l’inefficacia. In particolare, l’epidemiologo Roberto Burioni aveva attaccato la ministra Fedeli soprattutto sul pagamento della multa parlando esplicitamente di “simonia laica”. Secondo l’epidemiologo, “dal mio punto di vista più si sale con l’età dell’obbligo vaccinale meglio è. Il diritto alla salute viene prima di quello all’istruzione. È una scelta doverosa. Riguardo la ministra Fedeli, la possibilità di non vaccinare i propri figli dietro pagamento di una multa è una pessima idea, è una sorta di simonia laica. Se trucco la mia automobile, una Panda, e metto un motore che mi fa andare a 300 Km/h quell’automobile non è più sicura. Se mi ferma la Polizia non mi fa solo la multa, mi sequestra l’automobile. Ecco questo è un concetto molto importante. I vaccini devono essere tutti gratuiti, per ogni euro speso ne fanno risparmiare almeno 20. Da cittadino che paga le tasse voglio vedere i miei soldi impiegati bene e quando vengono usati per i vaccini sono usati benissimo”. Anche le associazioni dei pediatri non nascondono la propria delusione per il decreto.  “Le sanzioni non bastano”, scrivono i pediatri. “Vaccinarsi è un atto di responsabilità nei confronti della salute pubblica e l’obbligo dovrebbe essere esteso almeno fino al termine della scuola primaria, se non addirittura per tutta l’età pediatrica, cioè fino ai 18 anni”, dichiara Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) che raccoglie al suo interno circa 2.000 pediatri italiani, dopo il via libera in Cdm al decreto vaccini. La buona notizia secondo i pediatri Sipps è che il decreto rende obbligatori 12 vaccini, tra i quali alcuni che finora erano semplicemente raccomandati. “Tra questi vaccini ce ne sono di importanti come quelli contro il morbillo, la pertosse e la meningite – aggiunge Di Mauro – ma meglio sarebbe stato poter estendere l’obbligatorietà a tutto il calendario vaccinale, che non a caso è stato definito ‘Il calendario per la vita’. Con le nuove regole stabilite oggi, e se vogliamo raggiungere l’obiettivo del 95-98% di adesioni alle vaccinazioni – conclude Di Mauro – il ruolo del pediatra diventa ancora più determinante nel comunicare alle famiglie l’importanza di vaccinare i propri figli e nel praticare le vaccinazioni ai propri pazienti”.

Il ministro Lorenzin si è detta “soddisfatta” perché “ha vinto la salute delle persone, non il ministero della Salute, ma la salute collettiva”. “In questo momento morbillo, parotite e rosolia – ha spiegato – devono tornare assolutamente al 95% e dobbiamo farlo in modo molto stringente”. Per quanto riguarda invece le sanzioni il titolare della Salute ha assicurato che i genitori che “si rifiutano di vaccinare i propri figli” nella fascia che va dai 6 ai 16 anni “andranno incontro a sanzioni pesanti, che non saranno una pizza del sabato sera” e “chi non paga le sanzioni avrà azioni disciplinari forti”. “Le sanzioni – ha ricordato Lorenzin – erano per la polio 150 euro, 258 per l’epatite B. Ora passano da 10 a 30 volte, sono parecchi soldi da dare ogni anno”. Somme che potrebbero oscillare tra i 1500 euro e i 4500 euro, mentre quelle per l’epatite B tra i 2580 euro ed i 7740 euro. Prima di passare alla multa però la scuola avrà l’obbligo di riferire alla Asl la mancata vaccinazione: la Asl a sua volta chiamerà la famiglia, e le darà qualche giorno per mettersi in regola, dopodiché scatterà la sanzione.

Il decreto è timido, dicono la comunità scientifica e i pediatri. Occorreva un’età dell’obbligo a 18 anni. I contrari, i talebani dei no-Vax minacciano ricorsi

Insomma, come sostengono medici epidemiologi e pediatri, si tratta di una decisione buona a metà, perché davvero non si capisce la ratio giuridica originaria da cui il decreto emana: se il diritto alla salute, individuale e sociale, come sostengono tanti illustri giuristi precede il diritto all’istruzione (banalmente, se stai male come fai a studiare? e se contrai una malattia epidemica e fai star male i compagni, a scuola chi ci va?), come mai l’obbligo si applica solo fino a 6 anni e non, come sostengono gli scienziati, fino alla cosiddetta età pediatrica, proprio per la decisiva importanza dei richiami? E perché prevedere ammende fortissime, invece di mettere a punto una campagna capillare di formazione e di informazione per le famiglie? Si tratta di un decreto che, nel tentativo di sbarrare la strada alle tesi antiscientifiche sui vaccini diffuse soprattutto sulla Rete e propagandate, in modo del tutto errato, da Cinquestelle e da qualche movimento dei consumatori (il Codacons ha già annunciato ricorsi a valanga, perfino dinanzi alla Corte di Giustizia europea), per un presunto favore alle lobby farmaceutiche, in realtà non centra il punto sostanziale di questa vicenda: l’ultima parola sulla necessità dei vaccini spetta alla comunità scientifica, le cui valutazioni devono essere seguite anche da chi governa. Perciò, se la tesi prevalente degli scienziati e degli epidemiologi è quella di innalzare l’età dell’obbligo all’età pediatrica, non si capisce perché non sia stato reso coerente il decreto. Né francamente si comprende per quale ragione il Ministero dell’Istruzione abbia imposto un incomprensibile veto sugli alunni delle scuole elementari e medie, dal momento che esiste anche un obbligo scolastico.

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