UE. Gentiloni deludente in Parlamento in vista del Consiglio europeo. Prende atto dell’Europa a più velocità e della subalternità alla Germania. La bozza della Dichiarazione di Roma pubblicata dal Guardian svela tutto

UE. Gentiloni deludente in Parlamento in vista del Consiglio europeo. Prende atto dell’Europa a più velocità e della subalternità alla Germania. La bozza della Dichiarazione di Roma pubblicata dal Guardian svela tutto

Nel giorno in cui il premier Gentiloni si presenta alle Camere e dal presidente della Repubblica Mattarella per confermare il punto di vista dell’Italia al Consiglio europeo dei capi di stato e di governo di giovedì e venerdì, il quotidiano britannico The Guardian pubblica la bozza della cosiddetta “Dichiarazione di Roma”, ovvero il documento che i 27 paesi della UE dovranno firmare il prossimo 25 marzo nella nostra capitale in coincidenza con il sessantesimo anniversario dei Trattati del 1957. Nel suo discorso alle Camere, Gentiloni ha sostenuto che “vogliamo un’Europa che non deprima una crescita ancora lenta ma che la incoraggi: questa sarà la nostra battaglia, sarà l’impegno nel Def, e del nostro piano nazionale delle riforme”. Inoltre, “Siamo per rispettare le regole Ue” sulle politiche di bilancio e “per contribuire a cambiare le sue politiche: far finta che le regole non esistano sarebbe superficiale e rinunciare a cambiare le politiche sarebbe rinunciare al ruolo dell’Italia”. Al tempo stesso, “non siamo disponibili a rassegnarci ad un’Europa a due rigidità: inamovibile sulle virgole di bilancio, e dove si sorvola, si è distratti, su scelte e decisioni fondamentali in materia di accoglienza ai rifugiati. Non lo accetteremo. Lo abbiamo detto nelle settimane scorse, lo ripeteremo domani a Bruxelles”. Infine, l’appello a tutte le forze politiche: “Non viviamo questa discussione come se fosse un gigantesco complotto nei confronti dell’Italia: è vero che in passato c’è stato un dibattito sull’Europa a due velocità in cui l’Italia poteva essere un Paese a rischio di essere in serie B piuttosto che in serie C o in serie A”, ha sottolineato il presidente del Consiglio puntualizzando come questa non sia “una decisione da prendere domani, ma è una risposta di prospettiva al rischio impasse”. E la dichiarazione di Roma, ha appunto ricorda Gentiloni dovrà contenere “un’orgogliosa rivendicazione” dei risultati ottenuti nei 60 anni dell’Unione e un’indicazione di prospettiva a dieci anni”. Così, per Gentiloni, “La dichiarazione di Roma dovrebbe basarsi su tre o quattro scelte fondamentali” ovvero, “un’Europa più coesa sul piano della sicurezza e della difesa, politiche economiche che devono essere orientate verso la crescita, investimenti e politiche sociali” mantenendo “quel primato dell’Europa che crede in un sistema di welfare”, infine “un’Europa capace di conservare uno dei risultati più belli che sono stati raggiunti: la libera circolazione delle persone, attraverso un impegno comune nelle politiche migratorie altrimenti sarà molto difficile conservare” questa conquista, ha aggiunto.

La bozza della Dichiarazione di Roma svelata dal Guardian come una sorta di fact checking

Ora, in una sorta di fact checking, confrontiamo le parole di Paolo Gentiloni con la bozza pubblicata dal Guardian. Intanto, secondo il quotidiano britannico, il documento conterrebbe un primo avvertimento a quei paesi che come la Gran Bretagna, decidessero di abbandonare l’Unione Europea, perché “sarebbero spinti ai margini dalle dinamiche globali”. Invece, l’unità dei 27 è essenziale dinanzi a sfide del tutto inedite. “Siamo determinati a rendere la Ue più forte e più resiliente”, vi sarebbe scritto nella bozza di documento cui fa riferimento il Guardian, “dobbiamo mostrare maggiore unità e solidarietà tra gli stati membri. Unità è necessità, non una opzione. Se presi individualmente, saremmo spinti ai margini delle dinamiche globali. Stare assieme è la nostra migliore chance di influenzarle, e di difendere i nostri interessi e valori comuni”. Ora, però, sempre secondo la bozza rivelata dal Guardian, mentre si accentua l’importanza dell’unità, la UE considera come opportunità degli stati membri integrarsi a velocità differenti, esattamente come da mesi la cancelliera tedesca Merkel predica, anche su sollecitazione dei falchi del suo partito e sotto l’incalzare delle elezioni legislative di settembre 2017. Europa a più velocità ma con il bisogno urgente di rafforzare “la sicurezza e la difesa comuni e un’Europa con un’industria della difesa più integrata”. Ma cosa significa la diversa velocità? La bozza del documento cerca di chiarirlo in questo modo: “gli stati membri devono collaborare per promuovere il bene comune, nella consapevolezza che alcuni di noi possono muoversi in maniera ravvicinata, progressiva e più veloce in alcune aree, pur mantenendo aperte le porte a coloro che volessero unirsi dopo, preservando l’integrità del mercato unico, dell’area Schengen, e della Unione Europea come un unico blocco… un’unica e indivisibile unione che agisce assieme laddove possibile, con diverse velocità e intensità se necessario”.

Gentiloni ha tentato di ridurre la portata storica del nuovo progetto per l’Europa ed ha aperto il libro dei sogni

Se le cose stanno come recita la bozza della Dichiarazione di Roma, saremmo già in presenza di un presidente del Consiglio che pur conoscendola ha tentato di minimizzarne la portata, e invece di illustrarla ai parlamentari, si è limitato ad aprire il suo personale libro dei sogni. Di fatto, scritta così, la Dichiarazione di Roma è la constatazione del fallimento dell’Unione, la presa d’atto dell’egemonia politica ed economia della Germania, e la resa totale dei popoli del Mediterraneo a una doppia, o tripla, o quadrupla prospettiva di livellamento dei diversi paesi: un’area centro-settentrionale, probabilmente con la Francia e l’Irlanda e i paesi scandinavi; un’area orientale al confine con la Germania, che potrebbe estendersi fino ai paesi baltici; l’area balcanica con Slovenia, Bulgaria, Romania e Croazia; e l’area mediterranea con Italia, Spagna, Cipro, Malta e Grecia. Che tipo di Europa sarebbe, questa a velocità, o a integrazione, variabile? Su questo interrogativo avrebbe dovuto rispondere Gentiloni, dal momento che anche al vertice di Versailles tra Italia, Spagna, Germania e Francia se n’è ampiamente discusso. Così come avrebbe dovuto rispondere, e con un ragionamento politico europeista, alla nostra subalternità agli interessi tedeschi e di Angela Merkel con i suoi falchi, in particolare. In sostanza, si parla di un’Europa economica già fortemente dilaniata da velocità di crescita differenziate. Ora, in virtù di ciò, se ne prende atto, e si tende a costruire un’Europa politica che è subalterna alla fase economica. E il paradosso di questo piano è che sarà firmato il 25 marzo proprio a Roma, capitale di uno stato che col suo governo ha accettato di subire l’egemonia tedesca e il diktat di Berlino.

Anche il dibattito parlamentare è stato spesso deludente. Ma il premio alla banalità va alla replica del sottosegretario Gozi

A onor del vero, ma questa considerazione non riduce le responsabilità politiche del nostro presidente del Consiglio, il dibattito parlamentare, sia in Senato che alla Camera, non pare essere stato all’altezza della sfida che l’Europa ha dinanzi a sé nei prossimi mesi, e delle soluzioni abbozzate nella Dichiarazione di Roma pubblicata dal Guardian. I 5Stelle, ad esempio, hanno scelto di ridurre il dibattito importante sull’Europa in una manfrina sul governo, sulla sua legittimazione, sul renzismo. Mentre il neonato Movimento dei democratici e progressisti hanno firmato la mozione della maggioranza a sostegno delle dichiarazioni di Gentiloni, sottolineando, appena,  l’esigenza di un’Europa “sociale e solidale” contro “le pericolose scorciatoie nazionalistiche”. Sinistra Italiana e 5Stelle hanno presentato invece e a loro volta proprie mozioni sulle dichiarazioni del premier, naturalmente bocciate. Insomma, è stata un giornata negativa per il dibattito politico e istituzionale sull’Europa, anche perché il premier ha poi lasciato la parola per la replica al sottosegretario Gozi. In sostanza, quest’ultimo non solo ha confermato l’esistenza dell’Europa a geometria variabile, come l’ha battezzata Hollande, ma si è limitato ad auspicare “Nessuno sconto sui diritti fondamentali: l’Europa deve fare di tutto per assicurare il pieno rispetto dei diritti fondamentali. Su questo tema non ci possono essere né un’Europa a due velocità né a geometrie variabili. Questo è un patrimonio comune dell’Ue”. Incredibile ascoltare queste parole nel giorno in cui le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo denunciano la decisione di Orbàn, presidente ungherese, di usare le patrie galere per ospitare migranti e rifugiati.

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