
A gennaio 2017 la produzione industriale diminuisce del 2,3% rispetto allo stesso mese del 2016. Lo attesta oggi l’Istat, sottolineando come tutti i comparti presentino variazioni negative, tranne l’energia. Si tratta del calo più ampio da 5 anni. Per trovare una contrazione maggiore bisogna tornare a gennaio 2012, quando il calo era stato del -2,8%.
Tutti i comparti presentano variazioni negative, tranne l’energia che sfrutta il rimbalzo dei mercati internazionali. L’indice destagionalizzato mensile indica una crescita per l’energia del 3,1% e riduzioni per i beni strumentali (-5,3%), i beni intermedi (-3,4%) e i beni di consumo (-1,6%). Se si guarda alla variazione annua, gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano un aumento “marcato”, sottolinea l’Istat, nel comparto dell’energia (+14,4%); segnano invece diminuzioni i beni strumentali (-6,2%) e, in misura più lieve, i beni di consumo (-1,9%) e i beni intermedi (-1,4%).
Federconsumatori e Adusbef sottolineano come questo andamento rispecchi ciò che denunciano da tempo: ovvero lo stato di instabilità persistente del sistema economico. Coldiretti fa notare come a pesare sul crollo della produzione alimentare, che si attesta al -3,7%, è anche l’effetto maltempo, che a gennaio ha decimato i raccolti agricoli con danni stimati in oltre 400 milioni di Euro. Un andamento che il governo è chiamato a contrastare con prontezza e responsabilità, richiamano le associazioni dei consumatori, i cui presidenti Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti aggiungono: “è arrivato il momento di dare una vera svolta alla nostra economia. Una svolta improntata alla crescita, ma soprattutto alla ripresa occupazionale. Dare nuove opportunità di lavoro ai giovani scoraggiati è la base fondamentale da cui ripartire, una necessità dal punto di vista etico ancora prima che morale”.
La ricetta per la fuoriuscita da tale andamento altalenante, secondo Federconsumatori e Adusbef, è l’avvio di Piano Straordinario per il Lavoro che preveda interventi di realizzazione e modernizzazione delle infrastrutture soprattutto al Sud, un programma per la messa in sicurezza antisismica, investimenti per la ricerca e lo sviluppo. È utile – proseguono le Associazioni – agire su uno dei patrimoni primari e vitali per il nostro Paese: le bellezze artistiche e paesaggistiche, attraverso un piano per la preservazione e la valorizzazione che incentivi il turismo e qualifichi l’offerta.
L’incremento di un punto di Iva: più 100 euro di imposta per una famiglia
Contrastare la disoccupazione, riportandola al 6% significherebbe, stando ad uno studio di Federconsumatori e Adusbef, incrementare il potere di acquisto delle famiglie di circa +40 miliardi di Euro l’anno. Un’ipotesi espansiva, ben lontana da quella che prevede l’incremento dell’IVA, che ha suscitato sdegno e preoccupazione su molti fronti. Confesercenti denuncia come tale incremento comporterebbe 8,2 miliardi di consumi in meno. Federconsumatori e Adusbef stimano a regime ricadute di +782 Euro annui a famiglia. La CGIA calcola che un incremento di un punto dell’IVA si tradurrebbe, per un nucleo familiare di tre o quattro persone, in un aumento di 100 euro l’anno dell’imposta.
Tutti sono concordi nel sostenere quanto possa essere deleteria e iniqua una misura simile, che peserà soprattutto sui redditi medio-bassi, andando ad intaccare ulteriormente la domanda interna.
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