Lingotto. Spettro di Consip, violento attacco alla Magistratura. D’Attorre (Mdp): Il renzismo come nella fase cadente di craxismo e berlusconismo. Pisapia a Renzi: chi è di sinistra sta con i lavoratori non con Marchionne

Lingotto. Spettro di Consip, violento attacco alla Magistratura. D’Attorre (Mdp): Il renzismo come nella fase cadente di craxismo e berlusconismo. Pisapia a Renzi: chi è di sinistra sta con i lavoratori non con Marchionne

Per tre giorni uno spettro si è aggirato, inquieto, imbarazzato, al Lingotto. Mai è stato evocato, ma tutti sapevano che Consip “vegliava”, attendeva che qualcuno, al tavolo in cui si discuteva di giustizia,o meglio dal palco, riportasse le cose al posto giusto. Dicesse una parola chiara su di lui, gli concedesse il giusto risposo. E quel qualcuno è arrivato, quasi ignorato dai giornalisti, i quali   non danno conto di cose che possono dispiacere a Renzi Matteo, salvo eccezioni. A nostro parere l’intervento più importante, quello che meglio ha fatto capire cosa sia il renzismo oggi, è stato quello pronunciato sabato, prima della pausa pranzo, dal filosofo napoletano Biagio de Giovanni, ai tempi del Pci, migliorista, 85 anni ma non li dimostra. Ha ricordato che non prendeva la parola da anni, ma ora era suo dovere parlare, tanto grave era la situazione. Rilegge “Mani pulite “, a distanza di 25 anni e afferma, scrive il Fatto quotidiano: “Abbiamo avuto la distruzione di un sistema politico dovuto a una inchiesta giudiziaria”.

“Non vogliamo una Repubblica giudiziaria”. Standing ovation dei renziani. Silenzio di Mattarella

“Noi non vogliamo una Repubblica illegale ma neanche una  Repubblica giudiziaria”. Passi, visto che queste parole sono state pronunciate da un signore di una certa età. Ma il fatto che siano state accolte da una standing ovation, l’applauso più forte, risuonato al Lingotto è il segno di cosa sia diventato il Pd manovrato da Renzi e dal “Giglio magico”, che c’è, eccome. Sarebbe interessante conoscere il parere del Presidente della Repubblica che presiede il Consiglio superiore della Magistratura e vi partecipa di diritto e anche del vicepresidente, Legnini, in forza al Pd. Proprio questo intervento ha dato modo a Renzi Matteo di parlare di un “complotto” per distruggere il Pd, attaccando chi confonde “giustizia con giustizialismo”. La teoria del complotto, non è la prima volta che ne sentiamo parlare. Se è vero, come dice il proverbio che il silenzio è d’oro, la parola è d’argento, a volte sarebbe il caso, leggi Mattarella e Legnini, di usarla. Dice Alfredo D’Attorre (Mdp): “Le parole assurde pronunciate dall’ex premier sono il segno della  parabola del renzismo che richiamano da vicino la fase declinante del craxismo e del berlusconismo. Quando si vuole evitare di guardare la realtà, scatta l’idea del complotto giudiziario. È triste che  un giovane di 40 anni che voleva rinnovare la politica, l’Italia, il mondo, rottamare tutto ciò che sapeva di vecchio, pensi queste cose che fanno parte di un passato che questo paese è riuscito a lasciarsi alle spalle”. Ma non basta, la caccia al magistrato, un gioco che piace a “lingotti ani” continua con una proposta avanzata dall’ex parlamentare Pd, Stefano Graziano, di recente prosciolto in una inchiesta  sulla  camorra. “È l’ora dell’avviso di garanzia segreto sul modello inglese. Ai giornali deve arrivare solo notizia di un eventuale rinvio a giudizio. Bisogna ristabilire come in Inghilterra una logica di civiltà democratica. E si deve intervenire o dal lato da cui provengono le notizie o sul versante di chi le pubblica”.

Fnsi: Chi pensa a limitare il diritto di cronaca farebbe bene a desistere

La proposta entra a far parte della mozione  congressuale di Renzi. Insorge la Federazione nazionale della stampa con una dichiarazione firmata dal presidente, Beppe Giulietti e dal segretario Giuseppe Lorusso. “Nessuno – affermano – pensi di risolvere i problemi della giustizia penale e della tutela del segreto istruttorio con l’introduzione di bavagli alla stampa. Il riaccendersi del dibattito, nelle ultime ore, su avvisi di garanzia e intercettazioni non può diventare un alibi per immaginare misure restrittive per i giornali e per i giornalisti”. “In un Paese che non riesce a risolvere il problema delle querele temerarie – proseguono – sarebbe paradossale, oltre che inaccettabile. Chi, in queste ore, si sta esercitando pubblicamente a immaginare forme di limitazione del diritto di cronaca farebbe bene a desistere. Non tocca ai giornalisti mantenere il riserbo sulle notizie coperte da segreto istruttorio. Se si vuole evitare la fuga di notizie, bisogna agire su chi, per dovere d’ufficio oltre che per legge,  è obbligato a non rivelare le notizie coperte da segreto. Ogni azione diretta a limitare il diritto di cronaca o a colpire i giornalisti è destinata a cadere nel nulla. I giornalisti, come ricordano le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, hanno il dovere di pubblicare le notizie di cui vengono in possesso, anche se coperte da segreto, ogni qualvolta esiste una rilevanza pubblica delle stesse perché diritto dei cittadini esserne correttamente informati”.

In parallelo al Lingotto si è mosso “Campo progressista” con l’iniziativa di Giuliano Pisapia che ha inviato dalla assemblea tenuta al Teatro Brancaccio a Roma, presenti  esponenti del Movimento dei democratici e progressisti, di Sinistra Italiana, di “ConSenso”, i Circoli promossi in tutta Italia da Massimo D’Alema, esponenti della Cgil come Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, di movimenti e associazioni. Se Pisapia attendeva dalle conclusioni di Renzi al Lingotto qualche risposta meno ermetica sulla costituzione di un campo largo del centrosinistra di quanto avessero fatto Orfini, Rosato, Martina, il candidato a vice Matteo, l’attesa è andata delusa. Il centrosinistra siamo noi. E già che c’era attacca duramente coloro che hanno lasciato il Pd dando vita a Mdp. Parla di un complotto da parte dell’establishment contro il partito, dice che la “prima alleanza è con i cittadini che credono in noi”. Accusa la sinistra che ha lasciato il Pd di una sorta di tradimento: “Noi quando abbiamo perso siamo rimasti senza scappare e scinderci”. Il ministro della Giustizia, Orlando, candidato a segretario Pd, ironizza: “Sarebbe il primo autocomplotto della storia del centrosinistra.”

È Renzi ad aver destrutturato il centrosinistra nei mille giorni di governo

D’Attorre è ancora più chiaro: “Renzi accusa altri di aver tentato di  distruggere il Pd. Ma è lui ad aver destrutturato il centrosinistra nei  mille giorni in cui ha governato Paese e partito, mille giorni di vuoto assoluto, di danni per la nostra economia, per i lavoratori”. Renzi, a muso duro, ha risposto, di fatto, a Pisapia che ha chiesto a lui di fare delle “riflessioni come deve fare chi ha subito una sconfitta” ponendo il problema di “una forte discontinuità nel metodo e nel merito”. Lui, Pisapia, è pronto a impegnarsi nel “lavoro di facilitatore per costruire un centrosinistra ampio”. Intervenendo a In Mezz’Ora su Raitre, stimolato dalle domande di Lucia Annunziata, ha detto qualcosa di più e di meglio definito rispetto alle “cose da fare”. Prende atto delle affermazioni del ministro Martina e del reggente Orfini che hanno detto di guardare sinistra. Ma la prudenza non è mai troppa e attende le primarie del Pd quando “sarà il segretario a indicare la linea e l’indirizzo”. Da notare che evita di parlare dell’automatismo del segretario che è anche candidato presidente del Consiglio. Argomento di non poco conto. Poi, avendo sentito Renzi elogiare Marchionne dice il suo parere, indigesto per l’ex premier: “Chi parte dai datori di lavoro e non dai lavoratori, non è di sinistra”. Poi, a domanda risponde delineando alcuni punti chiave per una coalizione di centrosinistra.

L’ex sindaco di Milano. Ai referendum Cgil voterò Sì. Errore abolire articolo 1

Parte dai referendum promossi dalla Cgil: “Voterò sicuramente Sì al quesito appalti e subappalti, mentre sui voucher spero che si arrivi a una legge o meglio a un decreto legge, altrimenti voterò Sì. Ma serve un confronto serrato e una mediazione nobile su questo”. Quello che sta avvenendo, denuncia Giorgio Airaudo, deputato di Sinistra Italiana, è molto grave, con il governo che tenta di bloccare il referendum, rifiuta di fatto di indicare la data in cui si deve tenere. “Gentiloni e il Pd – afferma – provano con ogni evidenza a svuotare di significato il referendum sui voucher, deve essere però chiaro che è un tentativo inutile: l’unico modo, e la Consulta ammettendo il referendum è  stata chiara anche su questo aspetto, per evitare lo svolgimento della consultazione popolare è la cancellazione della legge.

Airaudo (SI). Il governo tenta di limitare o annullare i referendum Cgil

Circolano poi voci – prosegue l’esponente della Sinistra – che il governo potrebbe usare la decretazione d’urgenza per tentare di limitare il referendum o addirittura per impedirlo. Deve essere chiaro che Gentiloni, Poletti e il loro partito si assumerebbero una responsabilità enorme. Devono fare invece un solo atto: decidere la data di svolgimento della consultazione popolare. Perché – conclude Airaudo – cercare di correggere quello che si vuol far passare per un errore di applicazione sarebbe una toppa peggiore del buco”. Pisapia non può non tener conto di quanto sta avvenendo, una cartina di tornasole per un futuro centrosinistra, se mai ci sarà.

Per quanto riguarda l’articolo 18, “ho sempre detto – afferma Pisapia – che è stato uno sbaglio riformarlo, perché incide sui diritti dei lavoratori e non sul problema del lavoro”. Distanze anche per quanto riguarda il fisco, la detassazione sulla prima casa anche per chi è in grado di pagarla. Per quanto riguarda il rapporto con lavoratori e datori di lavoro: “Io rispetto e ho lavorato con imprenditori che pensano legittimamente al profitto ma hanno anche attenzione alla comunità, però mi interessano molto di più i lavoratori e coloro che il lavoro non ce l’hanno”. Un punto d’incontro si può trovare. “Anche Renzi – sembra suggerirgli – non può che pensare, visto che si definisce di sinistra e il Pd si definisce di sinistra, di avere come riferimento iniziale il lavoratore, e non il datore di lavoro, altrimenti non è sinistra”. Poi una critica che non farà piacere a Renzi: “Aver voluto vendere illusioni senza un confronto con i corpi intermedi, con sindacati e Confindustria, con chi è esperto su quel tema, ha portato a scelte che potevano essere positive ma si sono rivelate controproducenti”.

D’Attorre: “Pisapia può dare un contributo importante. Noi siamo in campo per una svolta”

Commenta Alfredo D’Attorre nel colloquio che abbiamo avuto con lui poco dopo l’intervento di Pisapia a in Mezz’Ora e le conclusioni di Renzi al Lingotto, un comizio, punto a basta: “Pisapia può  dare un contributo importante consentendo di parlare con civismo, di dialogare fra forze di sinistra, che hanno come punto di riferimento l’elettorato progressista in senso classico, e l’elaborazione di forze di diversa estrazione che condividono  la necessità di un cambiamento profondo nella politica economica e sociale, una svolta vera. Quella discontinuità, appunto, nel metodo e nel merito di cui Pisapia ha parlato. Dal Lingotto le riposte che sono arrivate non sono certo confortanti. Tutt’altro. Ma la nostra battaglia per il cambiamento trova nuovi argomenti. Per questo è nato il Movimento dei democratici e progressisti. Per questo siamo in campo”.

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