
Comportamento a dir poco schizofrenico da parte della maggioranza a proposito delle leggi sui migranti. Mentre la Camera approvava in via definitiva, e finalmente, la legge sulle misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati, con 375 sì e 13 no, nello stesso momento al Senato, e con voto di fiducia, la maggioranza con 145 voti favorevoli approvava il decreto Minniti. Che fosse un comportamento schizofrenico lo dimostrano le reazioni delle stesse associazioni che vivono quotidianamente fianco a fianco con i migranti, dalla Caritas a Save the Children fino all’organizzazione dei giuristi per i migranti. Ebbene, mentre plaudono all’approvazione della legge sui minori non accompagnati, stigmatizzano con forza il decreto Minniti. Su quest’ultimo, in particolare, molto dura la reazione dell’Arci, che parla senza mezzi termini di “decreto vergogna”. Ma andiamo con ordine.
La legge sui minori stranieri non accompagnati
Cosa prevede il provvedimento sui minori non accompagnati. Per la prima volta vengono disciplinate per legge le modalità e le procedure di accertamento dell’età e di identificazione, garantendone l’uniformità a livello nazionale. Prima dell’approvazione del ddl non esisteva infatti un provvedimento di attribuzione dell’età, che d’ora in poi sarà invece notificato sia al minore che al tutore provvisorio, assicurando così anche la possibilità di ricorso. Viene garantita inoltre maggiore assistenza, prevedendo presenza di mediatori culturali durante tutta la procedura. Viene regolato il sistema di accoglienza integrato tra strutture di prima accoglienza dedicate esclusivamente ai minori, all’interno delle quali i minori possono risiedere non più di 30 giorni, e sistema di protezione per richiedenti asilo e minori non accompagnati (Sprar), con strutture diffuse su tutto il territorio nazionale, che la legge estende ai minori stranieri non accompagnati. Viene poi attivata una banca dati nazionale dove confluisce la ‘cartella sociale’ del minore, che lo accompagnerà durante il suo percorso).Viene prevista per tutti la necessità di svolgere indagini familiari da parte delle autorità competenti nel superiore interesse del minore e vengono disciplinate le modalità di comunicazione degli esiti delle indagini sia al minore che al tutore. La competenza sul rimpatrio assistito passa inoltre da un organo amministrativo, la Direzione Generale dell’immigrazione e delle Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, al Tribunale per i minorenni, organo costituzionalmente dedicato alla determinazione dell’interesse del minore. Il minore potrà richiedere direttamente il permesso di soggiorno alla questura competente, anche in assenza della nomina del tutore. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge, ogni tribunale per i minorenni dovrà istituire un elenco di ‘tutori volontari’ disponibili ad assumere la tutela anche dei minori stranieri non accompagnati per assicurare a ogni minore una figura adulta di riferimento adeguatamente formata. La legge promuove poi lo sviluppo dell’affido familiare come strada prioritaria di accoglienza rispetto alle strutture. Sono previste maggiori tutele per il diritto all’istruzione e alla salute, con misure che superano gli impedimenti burocratici che negli anni non hanno consentito ai minori non accompagnati di esercitare in pieno questi diritti, come ad esempio la possibilità di procedere all’iscrizione al servizio sanitario nazionale, anche prima della nomina del tutore e l’attivazione di specifiche convenzioni per l’apprendistato, nonché la possibilità di acquisire i titoli conclusivi dei corsi di studio, anche quando, al compimento della maggiore età, non si possieda un permesso di soggiorno.
La reazione positiva delle associazioni umanitarie
“Dopo oltre tre anni finalmente si è giunti all’approvazione definitiva di una legge tanto attesa, che mira a definire norme chiare per l’accoglienza e la protezione dei minori non accompagnati. Si tratta del primo provvedimento organico in Europa dedicato alla protezione dei minori non accompagnati, che noi associazioni e organizzazioni abbiamo promosso e sostenuto, sin da quando è stato depositato, fornendo anche importanti contributi al testo, alla luce della nostra esperienza diretta con i minori non accompagnati”. A sottolinearlo con una nota congiunta sono Actionaid, Ai.Bi. Amici dei Bambini, Amnesty International Italia, Caritas italiana, Centro Astalli, Comunita’ di Sant’ Egidio, Consiglio Italiano per i Rifugiati, Cnca, Comitato italiano per l’Unicef, Emergency, Medici Senza Frontiere, Oxfam Italia, Save the Children e Terre des Hommes Italia. “È un primo passo importante – concludono – nella direzione della tutela di migliaia di bambini ed adolescenti che giungono da soli nel nostro territorio. L’auspicio è che questa legge possa essere di esempio anche per altri Paesi europei. Ringraziamo i parlamentari delle diverse forze politiche che hanno sostenuto il provvedimento, ora sarà fondamentale che tutte le disposizioni previste trovino piena applicazione ed è nostro obiettivo continuare a lavorare insieme per assicurare che ciò avvenga”.
Il decreto Minniti, giudicato “vergogna” dall’Arci, e criticato aspramente da altre organizzazioni
Duri i commenti delle associazioni all’approvazione in Senato, con voto di fiducia, del provvedimento sui migranti voluto dal ministro Minniti. “Un provvedimento dal significato politico e ideologico”. Un decreto che fa tornare indietro al “vecchio binomio immigrazione-sicurezza”. Non usano mezzi termini le associazioni nel commentare l’approvazione oggi in Senato del decreto Minniti-Orlando sull’immigrazione, su cui il Governo ha posto la fiducia. “Mentre nel Mar Mediterraneo si continua a morire e il sistema di accoglienza è ormai al collasso, con l’estate che si avvicina e l’assenza di una reale regia nell’ambito dell’immigrazione, ci pensa il ministro Minniti e la maggioranza che lo sostiene a dare un contributo a questa situazione caotica, chiedendo la fiducia su un provvedimento di cui è evidente il significato politico ed ideologico, così come gli impatti nefasti sulla vita di migliaia di uomini, donne e bambini – sottolinea l’Arci in una nota -. Lontano dal risolvere i problemi davanti ai quali si trova il sistema italiano, oltre a criminalizzare rifugiati e immigrati, questo decreto metterà ancora più in difficoltà il sistema di accoglienza aumentando i tempi di attesa e la spesa pubblica”. Secondo l’Arci pensare che “diminuire le garanzie per i più deboli (grado unico di giudizio e abolizione del contradditorio, procedura unica per le espulsioni) sia la soluzione alle difficoltà del nostro paese, non solo è sbagliato ma avrà un effetto opposto. Si mortificherà la democrazia di questo paese, limitando per legge i diritti di alcune categorie di persone – gli stranieri -, si avalleranno implicitamente atteggiamenti xenofobi e razzisti, si faranno lievitare i costi in questo settore”.
Le notevoli obiezioni della Caritas
Anche Caritas esprime perplessità sul provvedimento del governo. “Si torna al vecchio binomio immigrazione-sicurezza. I Cie, purtroppo non riescono a svolgere la funzione per cui sono nati, risultano molto costosi e sono spesso oggetto poi di comportamenti fortemente lesivi dei diritti delle persone – ha affermato a Radio Vaticana il responsabile immigrazione della Caritas, Oliviero Forti. “Non crediamo – dice – che l’idea del ministro dell’Interno, di distribuirli per tutto il territorio con centri più piccoli, possa essere in alcun modo la soluzione per far fronte a un tema che è quello della presenza di molti irregolari che andrebbe affrontata, a nostro avviso, partendo da serie politiche di immigrazione e eventualmente anche di regolarizzazione”. Per Forti, poi, in merito all’espulsione degli immigrati “l’assenza di collaborazione da parte dei Paesi di origine, spesso la mancanza di accordi con questi Paesi, comporta l’impossibilità di allontanare dal territorio queste persone. Per noi è prioritario che qualsiasi atto che riguardi una persona, che sia di carattere amministrativo e di altra natura, abbia a fondamento il rispetto dei diritti – conclude -. In molti casi questo non viene garantito nei Paesi di origine, quegli stessi Paesi da cui queste persone spesso sono fuggite o si sono allontanate perché le condizioni sociali e politiche non permettono di rimanere”.
Nella stessa maggioranza, Manconi e Tocci non votano la fiducia al decreto Minniti
“Abbiamo deciso, dopo un’attenta riflessione, di non votare la fiducia sul decreto legge Minniti-Orlando in materia di protezione internazionale e contrasto all’immigrazione illegale”, affermano in una nota i senatori del Pd Luigi Manconi e Walter Tocci. “Molte le ragioni di questa scelta – spiegano – ma una ha un peso particolare. Il decreto, infatti, configura per gli stranieri una giustizia minore e un ‘diritto diseguale’, se non una sorta di ‘diritto etnico’”. Secondo i due esponenti del Pd, il decreto contiene “significative deroghe alle garanzie processuali comuni, non giustificabili in alcun modo con le esigenze di semplificazione delle procedure di riconoscimento della protezione internazionale. Da un lato, infatti, per queste controversie si abolisce l’appello, ammesso persino per le liti condominiali o per le opposizioni a sanzioni amministrative. Per altro verso, nell’unico grado di merito ammesso, il contraddittorio è talmente affievolito da escludere, salvo casi eccezionali, la partecipazione dell’interessato al giudizio. Giudizio che verrà celebrato, così, in camera di consiglio in sua assenza. Dunque, il richiedente asilo non incontrerà, tranne che in particolari circostanze, il proprio giudice”. “Ne consegue – sostengono i parlamentari – che un principio determinante per il nostro sistema di garanzie, vigente nell’intero ordinamento, viene negato ai soggetti più vulnerabili e a proposito di un diritto fondamentale della persona. Eppure sia l’esigenza di snellire e semplificare le procedure per il riconoscimento della protezione, sia quello di ridurre l’inevitabile crescita delle cause giudiziarie, sarebbero perseguibili con altre metodologie, tali da non compromettere né i diritti fondamentali della persona (e il diritto di difesa è una delle basi essenziali dell’ordinamento) né il principio dell’eguaglianza davanti alla legge”, concludono i senatori Manconi e Tocci.
De Petris, capogruppo Senato di Sinistra Italiana: decreto incostituzionale. Civati: scimmiottamento a politiche di destra
“Il decreto immigrazione votato oggi con la fiducia è del tutto inutile per governare il problema epocale delle migrazioni. In compenso viola gravemente i princìpi garantiti dalla Costituzione, e sono certa che la Corte costituzionale non mancherà di intervenire. Elimina per una specifica categoria di persone uno dei tre gradi di giudizio, lede gravemente i diritti della difesa. Sancisce la fine del principio per cui la legge è e deve restare uguale per tutti. È un tipico provvedimento emergenziale e securitario, vergato per compiacere la parte più chiusa e fortunatamente minoritaria dell’opinione pubblica”, afferma in una nota la capogruppo in senato di Sinistra Italiana, Loredana De Petris, dopo il primo voto di fiducia al decreto Minniti. Intanto, la Camera ha già calendarizzato per il 10 maggio il dibattito sul decreto.
Anche Pippo Civati, leader di Possibile, giudica nello stesso modo “ll decreto Minniti-Orlando che credo abbia anche profili di incostituzionalità, perché leva un grado di giudizio per le richieste di asilo e, ahimè, fa parte di uno scimiottamento del Pd e dei suoi due nuovi volti (Minniti e Orlando ndr) a politiche di destra”. A differenza di Sinistra Italiana, la nuova formazione politica nata dalla costola di sinistra del Pd, Articolo1-Movimento demoratici e progressisti ha invece votato la fiducia, affidando alla senatrice Doris Lo Moro l’argomentazione principale per giustificare la scelta: “Il gruppo Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista, apprezza lo sforzo del governo su questioni come la velocizzazione delle operazioni di identificazione, di rimpatrio per gli irregolari e di organizzazione dell’accoglienza e voterà quindi la fiducia sul provvedimento”. Delle osservazioni critiche di associazioni e movimenti che lavorano per i migranti, tuttavia, Doris Lo Moro sembra non averne tenuto conto.
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