Appalti e corruzione, retata di camorristi e politici al soldo dei clan. Sono 69 le ordinanze di custodia cautelare

Appalti e corruzione, retata di camorristi e politici al soldo dei clan. Sono 69 le ordinanze di custodia cautelare
Vasta operazione del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, ha eseguito decine di ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di amministratori locali, funzionari pubblici, imprenditori, professori universitari, commercialisti, ingegneri e “faccendieri”, i quali sono accusati, a differente titolo, di corruzione ed altre gravi irregolarità nelle gare di appalto pubblico realizzate in varie province campane, talvolta anche al fine di agevolare organizzazioni criminali di stampo camorristico. La contabilità degli arresti si ferma a poco prima di settanta, sono infatti 69 i provvedimenti restrittivi ordinati dalla Procura. 
Tra le persone finite agli arresti domiciliari c’è Adele Campanelli, dal 2010 alla guida della Soprintendenza Archeologica. Coinvolto anche Pasquale Sommese, Consigliere regionale della Campania per l’Udc. L’ex assessore regionale al Turismo ha accusato un malore, quando gli è stata notificata una misura cautelare nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta corruzione in un appalto nel napoletano.  Al centro dell’inchiesta opere inerenti l’intervento ‘Le Porte dei Parchi’ a Francolise, Alife, Rocca d’Evandro e Calvi Risorta. Il consigliere regionale Sommese e un suo fidato collaboratore sarebbero intervenuti come referenti di due società per garantire il finanziamento con fondi regionali delle opere pubbliche progettate da una società napoletana.  Oltre che per Sommese, il gip ha disposto il carcere anche per Antonello Sommese, presunto factotum dell’ex assessore regionale. l’inchiesta delegata alla Guardia di Finanza del comando provinciale di Napoli si basa su una serie di appalti che sarebbero stati truccati a suon di mazzette e infiltrazioni camorristiche in ambienti politici e imprenditoriali.  Oltre che a Santa Maria Capua Vetere, gli appalti finiti nel mirino della Dda sono stati banditi per i comuni di Piedimonte Matese, Riardo, Casoria, Cicciano ed Alife e riguardano molti beni di interesse storico e archeologico. Ma anche Villa Bruno e alcuni lotti dei lavori alla Mostra d’Oltremare.
 
C’è comunque un collegamento tra la prima parte dell’inchiesta e la retata eseguita in queste ore: la “faccendiera” Loredana Di Giovanni, di Mugnano di Napoli. La donna è nota per aver portato voti a Sommese durante l’ultima campagna elettorale per le Regionali. Il suo ruolo, emerge dalle indagini, sarebbe stato quello di consegnare tangenti ai politici per conto degli imprenditori. Dall’aprile dello scorso anno, momento in cui è finita ai domiciliari, sta collaborando con la procura. 
 
In manette anche alcuni sindaci tra i quali i primi cittadini di Aversa, Enrico De Cristofaro (coinvolto per il periodo in cui era presidente dell’ordine degli architetti), i sindaci di Riardo e Pompei e l’ex sindaco di San Giorgio a Cremano. Coinvolto anche l’ex sindaco di Casapulla, Ferdinando Bosco. E Claudio Borrelli, direttore Adisu.
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