Israele legalizza il furto delle terre che appartengono per diritto ai palestinesi. Proteste dal mondo. Ma il governo italiano continua a sostenere Netanyahu

Israele legalizza il furto delle terre che appartengono per diritto ai palestinesi. Proteste dal mondo. Ma il governo italiano continua a sostenere Netanyahu

La Knesset ha approvato la tanto sospirata legge per la destra dei falchi, che legalizza gli insediamenti in territorio palestinese e consente allo Stato ebraico di appropriarsi di centinaia di ettari in Cisgiordania, un provvedimento denunciato come illegale dall’Organizzazione di liberazione della Palestina. La legge è stata approvata con 60 sì e 51 voti contrari. Secondo l’opposizione laburista, l’approvazione della legge avrà come effetto di trascinare Israele davanti alla Corte internazionale penale dell’Aia. Dal 20 gennaio, giorno dell’insediamento di Donald Trump, il neo presidente statunitense considerato favorevole alla politica degli insediamenti, Israele ha annunciato la costituzione di nuove colonie per un totale di oltre 6.000 nuove unità abitative tra Cisgiordania e Gerusalemme Est. L’Olp, dal canto suo, ha definito il provvedimento un furto legalizzato di terre palestinesi, affermando in una nota che la colonizzazione israeliana è un ostacolo alla pace e alla possibilità di una soluzione con due Stati. Anche la Turchia ha stigmatizzato duramente la decisione di autorizzare nuovi insediamenti nei territori palestinesi. “Condanniamo con forza il voto del Parlamento di Israele”, ha precisato il ministero degli Esteri turco in un comunicato che ha definito inaccettabile la politica di Israele che contraddice le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e distrugge le basi per una soluzione politica del conflitto arabo-israeliano. In netta controtendenza con il recente voto della Knesset, il governo israeliano ha però iniziato a smantellare i prefabbricati di Amona, la colonia in Cisgiordania al centro di una battaglia politica e legale che dura da anni. La polizia ha dovuto usare la forza per allontanare centinaia di giovani venuti dalle colonie confinanti, motivati dalla convinzione che la Cisgiordania, territorio palestinese occupato da Israele dopo la guerra del 1967, appartenga di diritto allo Stato ebraico.

Saeb Erekat, OLP: “revocheremo il riconoscimento dello stato d’Israele”

Se l’ambasciata degli Stati uniti in Israele sarà trasferita da Tel Aviv a Gerusalemme, “il riconoscimento dello Stato d’Israele da parte dell’Olp sarà revocato lo stesso giorno”, ha detto a Parigi il numero due dell’Organizzazione per la liberazione dellaPalestina, Saeb Erekat. “Per noi palestinesi, avere uno Stato senza Gerusalemme Est come capitale non ha alcun senso”, ha aggiunto. “Se ci svegliamo una mattina, accendiamo Fox News o Cnn e veniamo a conoscenza che qualcuno ha preso la decisione di spostare l’ambasciata, lo stesso giorno verrà revocato il riconoscimento da parte dell’Olp dello Stato di Israele, e lo Stato di Palestina chiederà la sua adesione a sedici organizzazioni internazionali”, ha aggiunto Erekat. Legalizzare le colonie, inoltre, è “pericoloso” e rappresenta un vero e proprio “furto delle terre di proprietà palestinese”, anche se la legge “contiene disposizioni per compensare i palestinesi o dare loro altre terre in cambio”. ha concluso Saeb Erekat, commentando l’approvazione della legge che regolamenta le colonie sorte sui territori palestinesi.

L’ira di Hollande

L’aumento degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati apre “la via all’annessione dei territori occupati”, “penso che Israele e il suo governo potrebbero rivedere questo testo”, ha dichiarato il presidente francese, François Hollande, a proposito della legge approvata da Israele, che regolamenta, dando protezione legale, gli insediamenti nei territori palestinesi in Cisgiordania. Hollande ha incontrato il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, all’Eliseo.

La sottosegretaria italiana alla Cultura è in Israele. Ma fa come se nulla fosse accaduto. Anzi. Parla di favorire gli scambi con Israele

“Nel corso del bilaterale – ha detto il sottosegretario alla Cultura Dorina Bianchi, in visita a Tel Aviv – abbiamo concordato che per incrementare i rapporti bisogna puntare su iniziative in materia di turismo religioso ma non solo, soprattutto promuovendo triangolazioni di viaggiatori provenienti da Paesi terzi attraverso pacchetti congiunti promozionali partendo dall’estremo oriente e dall’America Latina, aree di grosso interesse per entrambi i Paesi. Lavoreremo poi per istituire concreti meccanismi di lavoro tra il MiBACT e gli Uffici per il Turismo israeliani. Israele è un Paese accogliente e amico dell’Italia. Analogamente l’Italia è un Paese sicuro e viene percepito come tale anche in Israele. Questo è un valore aggiunto per rinforzare i rapporti tra i due Paesi”. Ora, è vero che la diplomazia ha il suo lessico e il suo galateo istituzionale, ma un sottosegretario italiano che in Israele dice queste cose come se si trattasse della più normale delle relazioni, vuol dire che siamo alla frutta. Ricordiamo ai nostri lettori che l’Italia è paese membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il quale ha fortemente stigmatizzato con una precisa risoluzione la politica degli insediamenti nei Territori palestinesi. Adesso, invece, un sottosegretario parla di Israele paese accogliente e amico dell’Italia, proprio mentre sta per scoppiare un nuovo e violentissimo conflito in Medio oriente.

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