
Passa tutto in secondo piano. La situazione economica del nostro paese, la crisi sempre più evidente della Unione europea, il rischio di procedura d’infrazione minacciato dalla Commissione di Bruxelles se non correggiamo il Bilancio, 3,4 miliardi ci vengono richiesti, il fallimento, ormai sotto gli occhi di tutti, della politica del governo Renzi, il jobs act che è costato ai cittadini che pagano le tasse, ben 18 miliardi, i voucher che continuano ad essere usati in gran quantità, la disoccupazione giovanile che supera il 40 %, una singolare coincidenza con quel 40% che ci vuole per vincere le elezioni e conquistare la maggioranza che Renzi è convinto di portare a casa e potremo continuare, tutto scompare di fronte allo scontro sulla legge elettorale, alla rissa fra le forze politiche, alla crisi profonda del Pd che i giornaloni e le tv trasformano in una sorta di guerra per bande, tutti o quasi con uno sguardo benevolo al Renzi Matteo il quale ha un chiodo fisso, elezioni, sempre elezioni, il miraggio di Palazzo Chigi. Un suggerimento, neppure troppo sussurrato, arriva all’ex premier, di una grande alleanza con Alfano, con i verdiniani, un profumo appena accennato di sinistra rappresentato dal movimento di Pisapia e già che ci siamo, per essere più sicuri, una coalizione con Berlusconi. A questo puntano i “poteri forti” che eistono e si avvertono ogni giorno.
L’Italia rischia di diventare un vaso di coccio fra vasi di ferro
Se è vero che le Borse sono un termometro che segna la temperatura economica, ci delineano quello che accade nel mondo degli affari, nei mercati finanziari la giornata che ha aperto la settimana, forze politiche, governo italiano dovrebbero prestare molto attenzione ai movimenti in atto da diversi giorni. Il nostro Paese è quello che rischia di pagare il prezzo più alto. Gli effetti Le Pen, Trump, l’incertezza politica, si vota, non si vota, quando, con che legge, Gentiloni porterà a termine la legislatura, si fanno sentire. Meraviglia in tanto trambusto che autorevoli esponenti anche nel campo del centro sinistra esprimano consenso per le posizioni espresse dalla cancelliera tedesca, l’Europa a più velocità e non si rendono conto che l’Italia rischia di diventare il vaso di coccio fra i vasi di ferro. Non è un caso che alla riapertura delle Borse, Piazza Affari abbia vissuto una giornata fra le più difficili, fra l’altro proprio mentre prendeva il via l’aumento di capitale da 13 miliardi di Unicredit, che viene definito il più grande della storia borsistica italiana.
Piazza affari perde il 2,21 %. Lo spread al rialzo tocca i livelli del 2014
A Milano l’indice Ftse Mib ha perso il 2,21%, con il titolo di Unicredit che è crollato del 6,86%. Lo spread ha continuato la corsa al rialzo iniziata ormai da molti giorni. Il differenziale fra i nostri Bot e i Bund tedeschi ha toccato quota 201, i livelli raggiunti nel febbraio 2014. Titoli di stato sottoposti a tensioni anche in Francia con il Bund arrivato a quota 76 punti mai così in alto negli ultimi quattro anni. Numeri che segnano chiaramente la crescita del divario di Italia e Francia dalla Germania. Non è un caso che Mario Draghi, in audizione al Parlamento europeo, abbia affermato che l’Eurozona ha ancora bisogno del sostegno della Banca Centrale Europea.
I riflessi negativi sulle piazze europee, Francoforte, Londra e Parigi in primo piano
La tensione che ha caratterizzato l’andamento del mercato italiano ha avuto riflessi sulle piazze europee. Londra ha chiuso le contrattazioni a -0,22%, Parigi a -0,98%. Seduta negativa anche per Francoforte (-1,22). Seduta piatta a Wall Street. Chiusura in lieve rialzo per la borsa di Tokyo. Una situazione che preoccupa molto Mario Draghi, cosa di cui dovrebbero tener conto anche chi ci governa, le forze politiche, in primo luogo, il Pd, in tutt’altre faccende affaccendato. Il presidente della Bce ricorda il trattato di Maastricht, una “scelta coraggiosa”, e la necessità di “stare uniti in tempi difficili”. Contro l’idea di Marine Le Pen di far uscire la Francia dall’Europa rivendica la necessità di un’Europa unita. Bisogna stare uniti afferma “quando vi è la forte la tentazione di rivoltarsi contro i propri vicini o di cercare soluzioni nazionali”.
Gli “avvertimenti” del presidente Bce al presidente Usa
Al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, fa sapere: “Guardiamo con preoccupazione a annunci di potenziali misure protezionistiche, l’Unione europea è fondata sul libero scambio”. E definisce “preoccupante” l’ipotesi di allentare le regole finanziarie lanciata dal presidente americano. Respinge – riferiscono le agenzie di stampa – le accuse rivolte da Washington alla Germania sulla manipolazione dell’euro: “Non siamo dei manipolatori” della moneta unica “ed è lo stesso Tesoro americano a spiegarlo in un rapporto”, sottolinea Draghi, che difende Berlino. “La Germania – spiega – ha un surplus commerciale negli scambi bilaterali ma non lo utilizza per speculare” sul cambio della moneta. L’euro, sostiene, “è irrevocabile, questo è il Trattato”. E poi rivendica il ruolo che ha avuto la moneta unica nel permettere all’Europa “di sopravvivere alla peggiore crisi economica dalla Seconda guerra mondiale”. “Non dobbiamo interrompere i nostri sforzi per rendere l’unione monetaria più solida e prospera, anche se la situazione economica migliora e se le sfide in altri campi hanno magnetizzato l’attenzione. Dobbiamo e possiamo affrontare le fragilità che permangono a livello nazionale ed europeo”, ha aggiunto Draghi.
Il mercato unico europeo non sopravviverà a svalutazioni competitive
E sulla prospettiva di un sistema Sme2 con monete nazionali uscite dall’euro, Draghi è perentorio: “Il mercato unico” europeo “non sopravviverà davanti a svalutazioni competitive”. Difende la politica monetaria espansiva ed afferma che”il consiglio direttivo della Bce è preparato a aumentare il programma di acquisti di titoli, in termini di mole e o di durata”. Secondo, la ripresa dell’eurozona “sta stabilmente migliorando” e la crescita “è stata solida in ogni quarto a partire dal 2015”, ma sono solo “i primi passi” e all’economia “serve ancora il supporto” della politica monetaria accomodante. Tutte cose che sono ben lontane dalla situazione in cui si trova il nostro Paese. La crescita non è stata “solida”. Al contrario, siamo il fanalino di coda nella classifica dei paesi della Ue.
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