Medicina, Ebola, allo Spallanzani di Roma una scoperta fondamentale sulla replicazione virale del virus. Protagonisti l’Inmi (Italia); l’University College (Uk); il F.L. Institut Riems (Germania); l’Université Laval (Canada)

Medicina, Ebola, allo Spallanzani di Roma una scoperta fondamentale sulla replicazione virale del virus. Protagonisti l’Inmi (Italia); l’University College (Uk); il F.L. Institut Riems (Germania); l’Université Laval (Canada)
Per la prima volta, un gruppo di scienziati internazionali ha identificato alcuni markers della replicazione del virus Ebola (EBOV) nel polmone di un paziente in fase di guarigione dall’infezione. Lo studio è stato condotto dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ (INMI) a Roma (Italia), in collaborazione con i colleghi dell’University College a Londra (UK), del Friedrich-Loeffler-Institut Riems (Germania) e dell’Université Laval, Quebec (Canada)”. Lo rende noto l’istituto Spallanzani.
“Gli studi sui pazienti affetti da malattia da virus Ebola evacuati in Europa e negli USA hanno suggerito l’idea che Ebola possa provocare danni ai polmoni, anche se ancora mancano prove reali della capacità del virus di replicare in questo organo – si legge – Lo studio effettuato da Biava et al. e pubblicato il 5 Gennaio 2017 sulla rivista scientifica PLOS Pathogens indaga riguardo la presenza del materiale genetico del virus Ebola nei polmoni e nel sangue, durante il trattamento e la guarigione di un operatore sanitario, evacuato dall’Africa Occidentale e trattato a Roma, in Italia. Il paziente ha mostrato una persistenza dei markers di replicazione virale all’interno del tratto respiratorio. I ricercatori hanno monitorato i livelli degli RNA viralidi Ebola (RNA a polarità positiva e RNA a polarità negativa), già precedentemente associati con la replicazione virale, e li hanno comparati con i livelli presenti nel sangue. Hanno scoperto che l’RNA virale e i markers di replicazione virale permangono nel polmone fino a 5 giorni dopo la loro eliminazione dal sangue. Questi risultati suggeriscono la possibilità che Ebola replichi nell’apparato respiratorio. E’ possibile che i polmoni forniscano semplicemente un ambiente protetto all’interno del quale l’RNA virale può resistere più a lungo rispetto a quanto osservato nel sangue, anche se gli scienziati scartano fortemente questa ipotesi in quanto hanno evidenziato la presenza dell’RNA virale totale e di entrambi i markers di replicazione, sostenendo l’ipotesi di una replicazione virale attiva”.
L’autore Giuseppe Ippolito, dell’INMI ha detto: “Questi risultati suggeriscono un ruolo importante del tratto respiratorio nella patogenesi della malattia da virus Ebola e potrebbero avere nuove implicazioni nelle procedure di prevenzione e nelle misure di controllo, specialmente per gli operatori sanitari e le famiglie, i quali sono i primi a fornire cure dirette e indirette ai pazienti affetti dal virus. Inoltre, aumentano anche le preoccupazioni riguardo al rischio della trasmissione interumana e al bisogno di ridisegnare le misure di prevenzione”.
N
icola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, ha detto: “Siamo orgogliosi dei risultati ottenuti dall’INMI, il punto di riferimento regionale per tutte le attività nel campo delle malattie infettive”. Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, ha aggiunto: “Sono molto contenta di questi brillanti risultati dell’Istituto Nazionale per le Malattia Infettive, che in modo efficiente e con determinazione ha lavorato durante l’epidemia in tutti i paesi coinvolti e in Italia. Le attività dell’Istituto sono confermate da circa 50 articoli pubblicati nelle più importanti riviste scientifiche, permettendo all’Italia di contribuire significativamente alle conoscenze sul virus Ebola. L’Italia durante l’epidemia di Ebola era presidente di turno della Unione Europea e si è trovata a coordinare gli interventi di prevenzione e risposta. A livello nazionale ha messo in atto sistemi avanzati di controllo e protezione della comunità riuscendo a gestire al meglio gli allarmi ed i casi sospetti. Inoltre, si è trovata ed si è trovata a farsi carico di due casi di Ebola in operatori sanitari che prestavano la loro attività in Sierra Leone. Entrambi i casi sono stati presso curati al meglio presso l’Istituto Spallanzani e sono guariti. Ebola è stato un importante stress test per il servizio sanitario italiano ed è stato brillantemente superato. Questi risultati, che ci hanno resi famosi nel mondo, vanno a vanto del Pese che dimostra di essere in grado di rispondere in maniera eccezionale alle emergenze e dell’Istituto Spallanzani che rappresenta un eccellenza nel settore delle malattie infettive e si conferma assoluto punto di riferimento per tutta l’area del Mediterraneo”.
Giuseppe Ippolito ha concluso che “queste ricerche non possono essere effettuate su modelli animali e richiedono una stretta cooperazione fra ricercatori, sia laboratoristi che clinici, e fra le infrastrutture che possono facilitare queste interazioni. La condizione dell’INMI è unica e può essere aperta ad ulteriori collaborazioni con istituti internazionali”.
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