
Uno studente canadese noto per le sue simpatie nazionaliste è stato incriminato di omicidio premeditato per la strage compiuta ieri in una moschea di Quebec, dove sono rimaste uccise sei persone. Stando a quanto precisato dalla polizia, Alexandre Bissonnette, 27 anni, dovrà rispondere anche di cinque capi di accusa per il tentato omicidio delle cinque persone ricoverate in ospedale in gravi condizioni. E presto potrebbe dover rispondere di altri capi di imputazione: “Le perquisizioni sono in corso e speriamo di ottenere le prove per contestare terrorismo e minacce alla sicurezza nazionale”. L’Università Laval, situata nei pressi della moschea teatro dell’attentato, ha fatto sapere che “il sospetto arrestato in connessione con l’attacco terroristico al Centro Culturale Islamico di Quebec” è uno studente della facoltà di Scienze sociali. Come riferito ieri dalla polizia, Bissonnette ha chiamato gli agenti mezz’ora dopo la strage, consegnandosi. La seconda persona fermata ieri, hanno precisato le autorità, è stata interrogata come testimone. Lo studente 27enne comparirà di nuovo in tribunale il prossimo 21 febbraio. I media locali lo hanno descritto come un nazionalista e un anti-femminista che di recente aveva messo “like” sulla pagina Facebook del presidente americano Donald Trump.
Secondo i media locali, Bissonnette studiava antropologia e scienze politiche all’Università Laval, il cui campus si trova a tre chilometri dal Centro islamico attaccato domenica sera. Francois Dechamps, che lavora per il gruppo di attivisti “Welcome to Refugees”, ha raccontato che il giovane era noto per le sue posizioni di estrema destra. “E’ con dolore e rabbia – ha scritto Dechamps sulla sua pagina Facebook – che abbiamo appreso che il terrorista è Alexandre Bissonnette, sfortunatamente noto a molti attivisti in Quebec per le sue posizioni nazionaliste, pro-Le Pen e antifemministe all’Università Laval e sui social media”. E’ stata intanto resa nota l’identità delle sei vittime della follia omicida del 27enne: si tratta di Azzeddine Soufiane, 57 anni, macellaio, padre di tre figli, del 60enne Khaled Belkacemi, professore all’università Laval, del 41enne impiegato Abdelkrim Hassen, anche lui padre di tre figli. Le altre vittime sono il 44enne Aboubaker Thabti, e due cittadini di origine guineana: Mamadou Tanou Barry, 42 anni, e Ibrahima Barry, 39.
Dura e ferma condanna dell’attacco al Centro culturale islamico del Quebec dei vescovi canadesi che hanno diffuso un comunicato a firma del loro presidente, monsignor Douglas Crosby, vescovo di Hamilton. Nel testo, pervenuto al Sir, i vescovi si dicono “scioccati” e condannano “nei termini più fermi tali gesti di violenza mortale”. Si tratta, scrivono nel comunicato, “di una violazione del carattere sacro della vita umana, un attentato ai diritti e alla libertà dei membri di tutte le religioni di radunarsi e di pregare secondo le loro convinzioni più profonde. Una ferita alla pace, all’ordine e alla tranquillità del nostro Paese e delle sue comunità, la profanazione di un luogo di preghiera e di adorazione”. I vescovi canadesi si uniscono a Papa Francesco e al cardinale Gerald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Quebec e primate del Canada, per presentare alle vittime, alle loro famiglie e agli amici le condoglianze e le preghiere anche dei cattolici canadesi. “Come persone di fede preghiamo sinceramente per l’anima delle vittime e perché la consolazione e la pace siano nel cuore di coloro che soffrono per la perdita dei loro cari”.
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