
Che le riserve, i veti, la campagna contro i burocrati della Commissione europea, fosse un bluff, un trucco, era chiaro. Lanciata da Renzi Matteo e salita all’onore delle cronache grazie al clone Sandro Gozi, sottosegretario per l’Europa, che ha pronunciato il j’accuse, minacciando fuoco e fiamme, per conto del presidente del Consiglio che aveva altri impegni, forse qualche comiziaccio in qualche località del Mezzogiorno, dove è andato a promettere oro, incenso e mirra, il benessere, il lavoro per tutti i giovani, aveva trovato largo spazio nei media renziani.
Il gioco era talmente scoperto che solo scriba asserviti al potere potevano prendere sul serio una minaccia che non aveva alcun soggetto o oggetto contro cui dirigerla. Dovevano sapere gli scriba che solo sul bilancio pluriennale per essere approvato serve l’unanimità dei votanti. Questo evento cadrà fra qualche anno. Non è possibile che Renzi non sapesse che quella minaccia di veto, o meglio riserva, che annuncia il veto, non aveva alcun effetto. E se non lo sapeva lui poteva chiedere a qualcuno dei suoi sottosegretari o del suo staff.
L’accordo del Parlamento europeo con il consenso del gruppo socialisti e democratici
Oppure poteva rivolgersi al presidente del gruppo Socialisti e democratici al Parlamento europea, Giovanni, Saverio, Furio Pittella, detto Gianni, un nome non bastava, renziano fino al midollo. Lui si dice “onorato” di rappresentare 191 deputati di 28 paesi europei. Forse si è distratto un momento, impegnato com’è nella campagna per il Sì al referendum. Forse dormiva, dopo le fatiche della campagna elettorale. Perchè il Parlamento europeo, nella notte, a prescindere dai veti di Renzi-Gozi, ha raggiunto l’accordo sul bilancio 2017. Fonti italiane, non meglio identificate ma, volendo facilmente identificabili, hanno fatto sapere che nel voto del Consiglio generale l’Italia si era astenuta. Nessun annuncio ufficiale, quasi a nascondere una ritirata strategica. Dopo i proclami sul veto, le riserve, un voto a favore sarebbe stato una sconfessione delle guasconate del premier che non gode, ormai, di buon nome, non tanto presso i burocrati, così lui si rivolge ai Commissari Ue, Juncker, Moscovici, Dombrovskis, quanto presso gli stessi leader dei paesi europei. I media renziani subito pronti a raccogliere le notizie diffuse da “fonti italiane” cercano di far apparire come una vittoria una sconfitta, purtroppo non solo di Renzi, ma del nostro Paese. Quei media, in testa il bollettino renziano che è diventato “La Repubblica”, che cercano di far passare come un successo il fatto che la Commissione Ue non abbia sanzionato la manovra economica, la legge di Bilancio 2017, e abbia rinviato il giudizio finale a dopo il referendum, un “piacere” fatto a Renzi che avrebbe avuto un qualche imbarazzo se, mentre il Parlamento discute il disegno di legge predisposto dal ministro Padoan, proprio sui contenuti di quel decreto avesse emesso il giudizio di infrazione per eccesso del debito.
Squallida esibizione nel salotto di Vespa di tre ministri, Padoan in testa, a sostegno del Sì
Perché le critiche avanzate dalla Commissione mettono a nudo il bluff renziano: alla chiama mancano ben 5 miliardi malgrado la “benevolenza” accordata all’Italia per quanto riguarda i rimborsi per il terremoto e i migranti. La realtà della situazione del nostro paese che va elemosinando per far fronte alle una tantum che non creano né sviluppo, né lavoro, né crescita è sotto gli occhi di tutti. Del resto, che ci si può aspettare da un ministro come Padoan che si è esibito in uno squallido terzetto, i due compari erano la ministra Boschi e il ministro Calenda, durante un Porta a Porta sul referendum in cui non hanno fatto una bella figura di fronte a Fassina, Bernini e Salvini. Sì, squallida esibizione, nel tentativo di nascondere i guai dell’Italia, osannando se stesso, inventando una crescita che non c’è, ignorando che lo spread, il differenziale fra i nostri bot e i bund tedeschi, ma anche con buoni del tesoro di altri paesi come la Spagna, ha preso la rincorsa e si sta dirigendo pericolosamente verso quota 200, siamo già a 183 e solo grazie al presidente della Banca centrale europea che continua nella politica degli acquisti, evitiamo danni gravissimi. Ma fino a quando?
L’assurdità della guerra privata dello spaccone di Rignano
Assurda appare, in questa situazione, la guerra privata di Renzi Matteo che non accresce certo il prestigio del belpaese e di noi italici che dobbiamo sopportare lo spaccone di Rignano. La proposta della presidenza Ue, accettata dal Parlamento europeo, quindi da nostri “pitellian-renziani” e dai socialisti e democratici di altri 27 paesi, ha accolto alcune delle richieste italiane. Gli impegni totali previsti in bilancio 2017 assommano a 157,88 miliardi e i pagamenti a 134,49 miliardi. Allora perché non votare, perché astenersi? Sempre le fonti italiane affermano che l’accordo “ha recepito le richieste dell’Italia per quanto riguarda il finanziamento aggiuntivo (700 milioni) dei programmi Erasmus, Horizon 2020, l’iniziativa Giovani”. Invece, è stata criticata in particolare “la riduzione degli incrementi di risorse in favore dei Paesi mediterranei (332 milioni invece dei 340 inizialmente previsti) e il rinvio temporaneo, per mancanza di base giuridica, del finanziamento del Fondo per lo sviluppo sostenibile (250 milioni) per affrontare le cause profonde delle migrazioni”. Insomma per otto milioni, su un bilancio di 155 miliardi, la nostra astensione. Non solo. La Commissione europea, concludono le stesse fonti, “si è comunque impegnata a reperire risorse necessarie a finanziare il Fondo non appena la sua base giuridica sarà formalizzata”. La realtà è un’altra. Lo rivela la stessa fonte quando afferma che il voto a favore non è stato possibile “anche in linea con la riserva posta nei giorni scorsi sulla revisione del quadro finanziario 2017-2020 che preannuncia la riserva italiana sulla programmazione di medio periodo e un veto sulla programmazione economica comunitaria di lungo periodo”. A stare alla fonte, di fatto, così si andrebbe dritti dritti alla fine della Unione europea o meglio a una specie di Brexit all’italiana.
Le principali voci del Bilancio nella nota diffusa dal Consiglio Ue
Mentre la “fonte” italiana continuava le sue elucubrazioni, una nota diffusa in mattinata dal Consiglio Ue dava conto delle principali voci del bilancio oggetto dell’accordo con il Parlamento europeo: riguardano impegni di 5,91 miliardi per migrazione e sicurezza, con un incremento dell’11,3% della spesa per questi due capitoli rispetto al 2016. I fondi serviranno per la rilocalizzazione dei rifugiati, la creazione dei centri di accoglienza, il sostegno alle misure di integrazione e ai ritorni di coloro che non hanno diritto di stabilirsi nella Ue. Inoltre sosterrà la protezione delle frontiere, la prevenzione dei reati e dell’attività terroristica, la protezione delle infrastrutture. Impegni per 21,3 miliardi riguardano le iniziative per la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro, pari a un aumento del 12% rispetto al 2016. Rientrano nel capitolo i programmi Erasmus (+19% a 2,1 miliardi) e il Fondo Ue per gli investimenti strategici (+25% a 2,7 miliardi). Il bilancio 2017 include anche mezzo miliardo per iniziative a sostegno dell’occupazione giovanile in particolare per le misure di impiego o reimpiego. Altri 500 milioni sosterranno i produttori di latte e addetti al bestiame.
La “fonte” ha il nome di Gozi: “Manteniamo il nostro veto”. Come, dove, quando?
A questo punto la “fonte italiana” prendeva un volto, un nome, ovviamente quello di Sandro Gozi. “Manteniamo il veto sul pacchetto complessivo e a dicembre valuteremo se confermare la nostra posizione”, afferma il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega alle politiche europee intervenendo al convegno promosso da Eunews alla Camera. “La nostra posizione rimane la stessa, nonostante i passi avanti importanti di questa notte, per la prima volta l’Italia, si è astenuta; passi avanti su cui noi abbiamo molto contribuito”. Nessun commento. Solo una considerazione: dalle riserve, dal veto alla astensione il passo è lungo. Quasi una confessione di colpa.
- Alessandro Cardulli.Festival Puccini, 66esima edizione, sconfigge il coronavirus Musica, arte e cultura sono il giusto vaccino - 11 Luglio 2020
- Dombrovskis e Gentiloni: crisi più grave del previsto, effetti economici devastanti. Subito il Mes, non ha condizionalità. Incerta la strada per la ripresa. Niente pausa estiva per le nostre economie, ma risposta urgente alla crisi - 7 Luglio 2020
- Alitalia. Scende in campo la signora Roosvelt, presidente di USAerospace. Pronta a investire 1,5 miliardi di dollari. Contatta i ministri De Micheli, Patuanelli, Gualtieri. Ma cala il silenzio stampa. Chissà perché - 24 Giugno 2020