Referendum. L’articolo di Wolfgang Munchau sul Financial Times ha scatenato la bagarre. Si tratta però di un trucco del velinista “ignoto”, in cui molti sono cascati

Referendum. L’articolo di Wolfgang Munchau sul Financial Times ha scatenato la bagarre. Si tratta però di un trucco del velinista “ignoto”, in cui molti sono cascati

Diciamo la verità, sull’articolo pubblicato dal Financial Times, a firma di Walter Munchau (nella foto), ci sono cascati se non proprio tutti, in tanti. Non si sa da dove sia partita la velina, ma abbiamo più di qualche sospetto, per la quale l’estensore dell’articolo, che è un editorialista, “columnist”, e non parla a nome del quotidiano, pare abbia voluto lanciare una conclusione minacciosa qualora vincesse il No nel referendum del 4 dicembre. Stando alla velina, passata senza un minimo di fact checking su molti grandi media, a cominciare da Repubblica, Munchau avrebbe scritto che l’Italia potrebbe uscire dall’euro qualora vincesse il No. Si è scatenata la bagarre su una velina evidentemente bugiarda. Siamo andati a leggere l’editoriale di Walter Munchau, che è anche editorialista del Corriere della Sera, e abbiamo letto un ragionamento, controverso, spigoloso, certo, ma non scandaloso, né tale da far pensare a un’ingerenza del Financial Times nel dibattito politico. Nella rete predisposta dal velinista “ignoto” sono cascati non solo gli esponenti del Sì, che hanno subito rilanciato la “notizia”, ma pure quelli del No, tranne Fassina, che evidentemente non hanno fatto lo sforzo intellettuale di leggere l’articolo in questione e smentire questo straordinario esempio del “pensiero unico” dell’informazione nazionale. Il quotidiano Repubblica, nella edizione online, ancora titola con sicurezza “Se vince il no, Italia fuori dall’euro. Su FT e Wall Street Journal le paure della finanza mondiale”. Stanno davvero così le cose? Assolutamente no. Vediamo intanto cosa scrive Munchau e seguiamo il suo ragionamento.

Cosa scrive davvero Wolfagang Munchau, e perché dovremmo riflettere sullo scenario

“Se Renzi dovesse perdere – scrive Munchau – ha detto che si dimetterà, portando al caos politico. Gli investitori potrebbero concludere che il gioco è finito. E il 5 dicembre l’Europa potrebbe svegliarsi con un’immediata minaccia di disintegrazione”.  Quale il punto di partenza, dunque? E da chi arrivano le minacce, se non da Renzi medesimo? Munchau si limita ad osservare che la turbolenza dipende dal caos politico generato dal premier, non dal voto in sé. Che sia così lo dimostra anche il passaggio relativo alla Francia, dove Marine Le Pen potrebbe vincere le presidenziali in primavera, e, scrive Munchau “non è più un rischio remoto… Se la signora Le Pen dovesse diventare presidente – prosegue Munchau – ha già detto che terrà un referendum sul futuro della Francia nella Ue. E se tale referendum portasse alla ‘Frexit’, la Ue sarebbe finita il mattino successivo e così l’euro”. La riflessione di Munchau è di scenario, e non è certo un endorsement al Sì, come il velinista “ignoto” ha voluto farci credere. Secondo Munchau, le conseguenze di un’uscita dell’Italia o della Francia dall’euro sarebbero disastrose e “porterebbero alla maggiore insolvenza della storia. I detentori stranieri di titoli italiani o francesi denominati in euro – spiega l’editorialista del Financial Times – sarebbero pagati nell’equivalente di lire o franchi francesi. Entrambi i Paesi svaluterebbero. E dal momento che le banche non devono detenere capitale a fronte delle loro posizioni in titoli di stato, le perdite porterebbero molte banche continentali all’immediato fallimento, La Germania allora comprenderebbe che un massiccio surplus delle partite correnti ha anche i suoi svantaggi. E che c’è molta ricchezza tedesca in attesa del default”.

Gli interrogativi che Munchau pone, onestamente, e le risposte che fornisce

Tale scenario apocalittico potrebbe essere evitato? “In teoria – scrive ancora Munchau – potrebbe essere evitato, ma ci vorrebbero una serie di decisioni prese in tempo e nel giusto ordine. A partire dal fatto che la signora Merkel dovrebbe accettare ciò che rifiutò nel 2012 – un percorso verso un’unione fiscale e politica piena. La Ue inoltre dovrebbe anche rafforzare lo European Stability Mechanism (Esm), l’ombrello di soccorso, che non è stato studiato per salvare Paesi della taglia dell’Italia o della Francia”. Quest’ultima prospettiva solidale è anche remotamente probabile? “Mettiamola in questo modo – scrive ancora Munchau -: se dovessimo chiedere alla cancelliera tedesca se lei vuole titoli dell’eurozona garantiti in modo comune, direbbe di no. Ma se dovesse scegliere tra gli eurobond e un’uscita italiana dall’euro la sua risposta potrebbe essere diversa. E la risposta dipenderà anche da quando la domanda viene posta, se prima o dopo le elezioni tedesche nel prossimo autunno. La mia previsione centrale – conclude Munchau -, non è comunque un crollo della Ue o dell’euro ma l’uscita di uno o più Paesi, possibilmente l’Italia ma non la Francia. Alla luce degli eventi recenti il mio scenario di base è ora solidamente sulla scala ottimistica delle aspettative ragionevoli”. Questa è una sintesi dell’articolo pubblicato dal Financial Times. Come sia stato possibile che il velinista “ignoto” abbia poi tratto da questa analisi di scenario l’endorsement per il Sì del Financial Times, come pure titola Repubblica, i cui redattori non hanno compiuto lo sforzo mentale di tradurre, altrimenti accade la catastrofe in Europa, è ciò che dovremmo chiederci tutti, e dovrebbe farlo l’intera opinione pubblica. Qui si tratta della costruzione del falso, che diventa vero, un bell’esempio di post-verità.

La nota di Alfiero Grandi, vicepresidente del Comitato del No: invece di stigmatizzare il velinista “ignoto” dà per scontato che sia tutto vero

Spiace constatare che nella trappola tesa dal velinista “ignoto” siano caduti esponenti autorevoli del No, come Alfiero Grandi, i quali avrebbero fatto bene a leggersi l’articolo di Munchau e a rifletterci, perché pone anche a noi del No qualche elemento di valutazione non banale sul 5 dicembre. Ecco cosa scrive Alfiero Grandi in una nota stampa, sbagliando del tutto la mira: “Puntuale come un cronometro è arrivato il pronunciamento del Financial Times da Londra sugli esiti nefasti a cui potrebbe portare una possibile vittoria del No nel referendum costituzionale, dimenticando che è l’Inghilterra ad aver votato per l’uscita dall’Unione europea, in barba a tutte le previsioni fatte proprio da questo ed altri giornali”. In realtà, Munchau non dimentica affatto le conseguenze della Brexit, e di Trump, anzi le introduce nella sua riflessione. “Il vaticinio di un’Italia che potrebbe uscire dall’euro – sottolinea Grandi – sembra un bengala lanciato agli speculatori per metterli in allarme contro l’Italia ed indicare loro una possibile un’occasione di speculazione”. No, caro Alfiero, di tutto si può accusare Munchau, tranne che di aver voluto lanciare messaggi agli speculatori. Anzi, se avessi letto l’articolo, ti saresti accorto dell’articolazione dell’analisi che parte dalla ESM e giunge alle decisioni economiche della cancelliera Merkel. Su un passaggio del testo di Grandi siamo d’accordo, anche se dobbiamo consigliare a lui e al Comitato di puntare l’indice sul bersaglio vero, il velinista “ignoto”: “Purtroppo nella foga di risalire i sondaggi Renzi usa argomenti pericolosi quanto infondati, che finiscono con il creare allarme e svegliano i peggiori istinti speculativi contro il nostro paese. Eppure dovrebbe avere chiaro che esagerare nei toni e nell’allarmismo crea solo guai al nostro paese”. Questo è vero sempre, anche perché il velinista “ignoto” forse vive accanto, nei pressi, non distante dal premier Renzi.

Il post di Fassina, unica voce fuori dal coro, che ha letto l’articolo

Anche Stefano Fassina interviene sull’articolo di Munchau e nonostante un ottimo incipit, che coglie bene la questione posta da Munchau, si dice anch’egli convinto che si tratti di minacce per promuovere un voto pro-establishment: “Se Matteo Renzi non sarà più il Presidente del Consiglio il Parlamento può eleggere un governo, guidato da una figura istituzionale, con il compito di completare il processo di approvazione della legge di bilancio e cambiare la legge elettorale. Come accaduto in Grecia, in Gran Bretagna e con le elezioni presidenziali negli Usa, spaventare le persone per promuovere un voto pro-establishment è un boomerang. Su un punto Mr Munchau ha ragione: un euro basato sulla svalutazione del lavoro è insostenibile, non solo per l’Italia ma per tutta l’Eurozona fuori dal recinto tedesco”, conclude Fassina nel suo post. Appunto, è di questo rischio che mr Munchau parla nel suo articolo, ed è di questo che dovremmo parlare, confrontandoci apertamente su cosa sarà l’Europa e cosa sarà l’Euro in un futuro non molto lontano.

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