
Il referendum si terrà come previsto il 4 dicembre. Matteo Renzi ha bloccato il dibattito su un possibile rinvio della consultazione sulle riforme costituzionali in modo secco: “non esiste”. Nella mattinata di mercoledì, il ministro dell’Interno e leader Ncd, Angelino Alfano, aveva aperto all’ipotesi in caso di richiesta delle opposizioni. La proposta, però, era stata avanzata due giorni fa da Pierluigi Castagnetti, esponente del Pd favorevole al Sì, mentore del ministro Delrio e molto vicino al Quirinale. Il perdurare dell’emergenza terremoto e la necessità di un clima di concordia politica, aveva suggerito, poteva rendere necessario uno slittamento del referendum che divide ed agita gli animi. Il presidente del Consiglio aveva già smentito l’ipotesi, ma mercoledì Alfano ha rilanciato l’idea. Nessuna decisione o proposta da parte del governo, ha spiegato il ministro ma “qualora una parte dell’opposizione fosse disponibile a valutare una ipotesi di questo genere, io sono convinto che sarebbe un gesto da prendere in altissima considerazione”.
Alfano provoca? Le opposizioni respingono la provocazione
Dalle opposizioni è partita immediatamente una raffica di ‘no’ all’ipotesi di rinvio. Forza Italia, Lega, M5s e Sinistra italiana hanno bocciato senza appello l’idea. “La posizione di Forza Italia è chiara e cristallina: rinviare la consultazione costituzionale sarebbe da folli e irresponsabili”, ha detto il capogruppo alla Camera Renato Brunetta, seguito a ruota da Stefano Parisi e dai vertici della Lega. “Non si azzardino a strumentalizzare le vittime del sisma per i loro loschi fini politici e ad usarli come scusa per rimandare una votazione che vede Renzi perdente” è stato l’avvertimento dei parlamentari M5S. Ipotesi “strumentale” hanno tagliato corto i capigruppo di Sinistra italiana di Camera e Senato Arturo Scotto e Loredana De Petris. Palazzo Chigi ha fatto trapelare una prima smentita informale, poi è sceso in campo il presidente del Consiglio in persona per chiarire una volta per tutte: “Il ministro Alfano sta facendo un ottimo lavoro, ma l’ipotesi di un rinvio non esiste. Non perdiamo tempo in queste vicende”. E ancora: “è un dibattito surreale: pur di non parlare del referendum una volta la settimana c’è un argomento a piacere su cui si discute, evitiamo di incrociare referendum e terremoto: non hanno niente a che vedere”. Quanto al referendum, Renzi ha fatto presente che chi deve governare “lo decidono le elezioni, non il referendum”: “se vince il no l’Italia perde un’occasione. Se vince il sì si semplifica, quello che faccio io è secondario, il mio destino personale vale molto meno della riforma costituzionale”.
Uno strano balletto tutto interno al fronte del Sì, aperto da Castagnetti, mentore di Delrio e vicino al Quirinale
È uno strano balletto quello che si è creato attorno al rinvio della data del voto referendario. Ad aprire le danze è stato un esponente autorevole del fronte renziano, Pierluigi Castagnetti, seguito a ruota da numerosi membri della maggioranza parlamentare. Dopo il parziale successo del ballon d’essai di Castagnetti, mercoledì è stato il ministro Alfano a rilanciare la palla nel campo delle opposizioni, come se attendesse appunto un diniego, per tentare ancora una volta il gioco di sponda con Silvio Berlusconi, che però ha fatto intervenire i suoi colonnelli. Non vorremmo che anche sul rinvio della data, le parole di Beppe Civati possano risultare in qualche modo profetiche. In un tweet infatti, il leader di Possibile ha scritto: “Anche su articolo 18 il primo a parlare fu Alfano. Renzi bollò tutto come dichiarazioni ferragostane. Poi sapete come andò a finire”. Poi, Civati aggiunge: “Mi sembra che tutte queste operazioni di distrazione di massa fatte dal ministro dell’Interno, quasi fosse un passante, fanno pensare che il governo non sia in campagna referendaria, ma in campagna per le politiche. E forse invece di guardare a una domenica di dicembre dovremmo guardare a una di marzo”.
Il presidente della Toscana, Rossi, aggiunge la sua voce al coro dei no. Zoggia, della minoranza Pd: “se il governo rinvia, valutiamo responsabilmente”
Intanto, prosegue il coro di coloro che dicono no al rinvio. “E’ bene non parlarne, ormai la campagna si è avviata”, ha detto il presidente della Regione Toscana e candidato alla segreteria nazionale del Pd, Enrico Rossi, a Huffington Post Live. Rossi ritiene “una grossa forzatura” l’eventuale spostamento del giorno del voto del referendum istituzionale. “Bisognerà avere particolare attenzione – ha continuato Rossi – perché le persone delle zone terremotate possano rispettare il diritto di voto. Io non ho ricordo di una consultazione elettorale spostata, per una qualsiasi ragione”. Davide Zoggia, della minoranza bersaniana afferma: “Trovo strano che il ministro delle elezioni, quale è Alfano, dica una cosa del genere e dopo un minuto Renzi lo smentisca. Due sono le cose: o i due non si parlano o è un gioco delle parti, ma non voglio pensare a quest’ultima ipotesi perché stiamo parlando della vita di migliaia di persone e di situazioni difficili”. Zoggia ha concluso: “Voglio usare il massimo rispetto per quelle popolazioni, ma la cosa mi è sembrata paradossale. Se si vuole rinviare il Referendum, deve essere il governo a proporre il rinvio. Noi avremmo valutato la proposta responsabilmente”. Ancora una volta, la minoranza del Pd in mezzo al guado: Ni alla riforma costituzionale e al referendum, e Ni all’eventuale rinvio, deciso dal governo, nel giorno in cui Cuperlo, ad esempio, sulle colonne dell’Unità avanza una “patrimoniale di scopo” per racimolare quattrini per la ricostruzione.
Landini, Fiom: una settimana di mobilitazione per il No a ridosso del voto
Una settimana di mobilitazione a ridosso del voto. Si intensificherà così con una serie di iniziative, dalle assemblee nei luoghi di lavoro al volantinaggio, la campagna del No della Fiom. L’annuncio arriva dal leader Maurizio Landini nel suo intervento al Comitato Centrale. Un referendum che peraltro, dice, “smaschera la finta battaglia del governo contro la Ue”. “Trovo singolare che mentre l’esecutivo fa finta di intraprendere una battaglia in Europa sui decimali per la manovra, l’unico punto della riforma costituzionale che non mette in discussione, guarda caso, è proprio il pareggio di bilancio che invece viene tranquillamente mantenuto”, conclude Landini.
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