Ma quanto vocia questo Renzi. Il gioco delle parti. Veto sul Bilancio Ue? No, per ora è solo una “riserva”. Briciole di crescita, sale ancora il debito pubblico. L’arroganza di Padoan: critiche alla manovra? Folklore

Ma quanto vocia questo Renzi. Il gioco delle parti. Veto sul Bilancio Ue? No, per ora è solo una “riserva”. Briciole di crescita, sale ancora il debito pubblico. L’arroganza di Padoan: critiche alla manovra? Folklore

È tutto un vociar di Renzi. Parole dure nei confronti della Commissione Ue che si appresta a dare una prima valutazione sul disegno di legge di Bilancio. Gridolini di gioia per i dati sul Pil, nel trimestre un misero +0,3 e sul debito che aumenta nel corso dell’anno, la notizia vera, ma cala nel mese di settembre e diventa la notizia, per la quale come vedremo in seguito, c’è ben poco da gioire. Queste ultime notizie rese note al mattino e a metà pomeriggio sono state praticamente cancellate dall’annuncio dalla presa di posizione nei confronti della Commissione Ue.

A noi pare un gioco delle parti perché il premier sa che da Bruxelles non arriverà un giudizio negativo, ma una richiesta di in informazione, una “riserva” per quanto riguarda debito e deficit. Ma il giudizio definitivo arriverà dopo il referendum, un negoziato che si annuncia lungo, dicono fonti bene informate. La Commissione valuterà le manovre dei singoli paesi e renderà nota una comunicazione di diciotto pagine – scrive  Repubblica: “su iniziativa politica di Juncker pubblicherà una comunicazione di diciotto pagine con la quale se non decreta la fine dell’austerity, quanto meno ne chiede una moratoria per il biennio 2017-2018 e attacca le scelte economiche del governo Merkel”. Tutto bene? Certo che no. Renzi ha bisogno in questa fase da una parte di una drammatizzazione, di dare un seguito alla minaccia di veto da parte italiana per quanto  riguarda l’approvazione del bilancio Ue che, dice lui, richiede il voto unanime.

Il sottosegretario Gozi annuncia un “antipasto di veto” ad una proposta slovacca sui migranti

Fa annunciare dal sottosegretario Gozi la “riserva”, un “antipasto di veto” traducono i media, alcuni dicono addirittura il “veto”. Veto a cosa? Al Bilancio Ue? No, alla proposta di compromesso avanzata dalla presidenza slovacca nel corso del pranzo dei ministri a porte chiuse. Un documento che, riferisce il sottosegretario agli affari europei, Gozi, non considera accettabile perché “mancano garanzie per l’aumento di risorse a favore delle nostre priorità: immigrazione, sicurezza, disoccupazione giovanile, programmi per la ricerca”. Singolare il possibile scambio fra disoccupazione giovanile o programmi per la ricerca. Pare di essere al mercato quando contratti il prezzo. Gozi, annuncia Renzi, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione della “Torre Biologica all’università di Catania ( tour siciliano sul referendum ndr)”, “a nome mio ha messo il primo veto nella discussione sul Bilancio a Bruxelles”. Confermando la posizione presa da Gozi a margine del Consiglio Affari generali a Bruxelles afferma: “Non accettiamo che con i nostri soldi all’Unione europea si alzino i muri”.

 Da parte di Bruxelles verso una mano tesa. Il sottosegretario Gozi double face

Ci mette del suo anche il ministro Padoan il quale con toni offensivi si rivolge ai deputati del Pd riuniti nella sala Berlinguer per “relazionare” sulla  legge di Bilancio: “Non ho mai sentito veri argomenti contro la manovra – riferisce l’agenza Dire – non ho mai sentito critiche che non andassero al di là di un atteggiamento folkloristico”. “Domani -prosegue – l’Ue renderà pubblica la sua opinione sulla legge di Bilancio italiana e siamo fiduciosi che le argomentazioni che il governo italiano ha continuamente condiviso siano considerate valide rispetto all’osservanza delle regole Ue”. Renzi in una della tante incursioni televisive, qualche giorno fa aveva già fatto riferimento ai muri. Si era riferito a posizioni espresse dall’Ungheria, invece si è trattato della Slovacchia. Aveva minacciato il veto.  Allora viene chiesto dai giornalisti a Gozi se si  tratta di un veto. Risponde: “Il veto si pone in una votazione formale. Oggi non c’era una votazione formale, quindi la dizione non è veto ma ‘riserva’ e noi abbiamo posto formalmente la nostra riserva che la presidenza slovacca annuncerà”. Dopo il viso truce il sottosegretario contraddice se stesso e  Renzi.  Da parte di Buxelles si andrebbe verso una mano tesa, un Ok con riserva. Dice Gozi: “Sono molto tranquillo dell’opinione ampiamente favorevole” da parte della Commissione, che dovrebbe essere ufficializzata domani. Poi di nuovo la faccia dura: “Noi non siamo né nazionalisti né populisti. Noi però siamo molto stanchi delle ambiguità e delle contraddizioni europee”. Renzi conferma: o passano le nostre richieste o il veto arriverà.

Brunetta: dal premier incompetenza e approssimazione. Scotto: Renzi riferisca al Parlamento

E si apre una polemica. Brunetta, capogruppo Forza Italia alla Camera, smentisce Renzi proprio sulla minaccia di veto. Parla di “incompetenza e di approssimazione”. “L’unanimità dei voti vale solo per il bilancio pluriennale che va a scadenza nel 2020. Per i bilanci annuali – afferma – vengono approvati a maggioranza”.  Interviene  sull’argomento il capogruppo alla Camera di  Sel Sinistra Italiana, Arturo Scotto. Chiede che il premier riferisca al Parlamento una “novità politica rilevante mai rappresentata in discussioni istituzionali”. Fa presente che il Pd ha  bocciato una  medesima  proposta  dal suo gruppo avanzata in relazione all’immigrazione”.

La contesa con la Commissione Ue: ballano 3 miliardi, forse 6. Gli emendamenti alla Camera, pasticci

Mentre alla Camera si discute il disegno di legge di Bilancio dopo il pasticcio combinato con il decreto fiscale che non aveva copertura su due importanti emendamenti sui quali il governo aveva invece garantito  che i soldi c’erano, circolano i numeri sui quali ha preso corpo la “contesa” fra il governo e la Commissione. Secondo le tabelle del rapporto sulla politica di Bilancio elaborato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, che in un primo momento non aveva messo il bollino sul documento inviato a Bruxelles ballano circa 3,4 miliardi sui margini di flessibilità che l’Italia punta ad aggiudicarsi per gli eventi eccezionali terremoti e migranti. Si arriva a 6 miliardi sommando, lo fa il ministro Padoan, gli “effetti dannosi aggiuntivi in conseguenza di effetti calamitosi”. Ma la legge di stabilità prevede solo flessibilità, una tantum. Già dati dice la Commissione, ben 19 miliardi per la flessibilità.

Alla Camera intanto si va avanti verso il voto di fiducia. Si discutono gli emendamenti. Vengono resi noti possibili testi per esempio quello relativo al possibile accorpamento delle tasse sulla cada presentato dal Pd, poi ritirato con il commento di  Renzi “una pazzia”. Questo il clima.

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