
Un gemellaggio tra strutture sindacali per le popolazioni colpite dal terremoto. Non solo solidarietà. Dal sindacato è in arrivo un aiuto concreto su più fronti per gestire il lungo periodo che trascorrerà dall’emergenza al completamento (se mai avverrà) della ricostruzione. “Non spegniamo i riflettori, resteremo al fianco di tutte le popolazioni”, spiega il segretario generale della Cgil Susanna Camusso illustrando il progetto “Adotta una Camera del lavoro e il suo territorio, adotta una Lega Spi e i suoi anziani” nel corso di una conferenza stampa. L’idea è frutto della collaborazione fra il sindacato confederale e la sigla dei pensionati, nel solco dell’impegno già preso dopo il sisma 24 agosto, confermato e rafforzato dopo i terribili eventi successivi.
“Abbiamo apprezzato la scelta di ricostruire e valorizzare le aree interne, cosa che nel recente passato non era stata fatta. ‘Casa Italia’ prevede un cambiamento culturale con investimenti per le aree del cratere. Ma, se giustamente ora si discute di casette e container, si affronta poco il tema della prospettiva, di come rendere frequentabili e vivibili le zone interne”, osserva Camusso. Non servono solo infrastrutture materiali come strade e ferrovie. “Ci sono cose urgenti e semplici – sottolinea il leader Cgil – come usare il cellulare. Gli sfollati si sentono doppiamente isolati. Lo chiediamo agli importanti operatori telefonici del nostro Paese: servono i ripetitori necessari a garantire il segnale”.
Dai numerosi sopralluoghi effettuati nelle zone del cratere dalla Cgil e dello Spi è apparso chiaro che la gente ha bisogno di piccoli aiuti concreti su questioni di lavoro, pratiche burocratiche da presentare a centinaia di chilometri di distanza, semplici spostamenti fra strade interrotte. Ma anche e soprattutto di un sostegno psicologico che aiuti a ritrovare un senso di normalità alle giornate che, tra l’altro, con l’arrivo dell’inverno diventeranno sempre più fredde. Questa “adozione” consisterà in un rapporto diretto fra le strutture della Cgil con uno specifico territorio (potrà essere una zona, un quartiere o un paese) mettendo a disposizione sindacalisti, attivisti e volontari per affiancare “i nostri delegati che, non dimentichiamolo, sono anche loro tra i terremotati”, ricorda Camusso. “Faremo da connettori per dare le risposte che nell’emergenza non sembrano fondamentali ma che invece fanno la differenza”.
In questo quadro è fondamentale l’ingresso in campo dello Spi. “Il senso di questa adozione è che saremo vicini alle persone nelle zone del cratere, dove sono gli sfollati, negli alberghi della costa, ovunque”. Così il numero uno dello Spi Ivan Pedretti. “Pensiamo anche a cose semplici in una situazione così complessa. Qualche esempio? Non ci sono più le badanti e per gli anziani questo è un problema serio. Così come c’è un problema di reperibilità dei farmaci. Servono squadre con automobili in grado di spostarsi, tra un po’ anche sulla neve, perché le strade sono frammentate e bloccate”.
Non mancheranno iniziative culturali, come lo Spi ha fatto recentemente all’Aquila portando la street art nelle periferie ancora immerse tra le macerie. “Tutto questo non sarà facile, i tempi sono lunghi e parliamo di piccoli paesi di montagna da dove molti giovani erano andati via prima del terremoto. Adottare una zona, vuol dire per il sindacato spostare dirigenti per un’azione forte di solidarietà ma anche di servizio. Le aree che non c’entrano nulla col terremoto s’impegnano ad assumersi la responsabilità, anche nelle nuove casette da trasformare in sedi sindacali, per aiutare quelle persone”. L’altro obiettivo è “provare a far ripartire un po’ di lavoro, anche tramite l’acquisto di quei prodotti di nicchia per sostenere quella economia fatta da piccole imprese”. Senza dimenticare il tema dei non autosufficienti: “Chiederemo al governo – conclude Pedretti – di finanziare un po’ di più il fondo tenendo conto di quello che è successo nelle aree del terremoto”.
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