I metalmeccanici conquistano il contratto, dopo 20 ore di scioperi, manifestazioni, assemblee. Landini: “Abbiamo ritrovato l’unità. Il valore del contratto nazionale”. Sconfitta la linea Marchionne, Confindustria e governo. Aumento mensile medio di 92,68 euro

I metalmeccanici conquistano il contratto, dopo 20 ore di scioperi, manifestazioni, assemblee. Landini: “Abbiamo ritrovato l’unità. Il valore del contratto nazionale”. Sconfitta la linea Marchionne, Confindustria e governo. Aumento mensile medio di 92,68 euro

La soddisfazione per la firma del contratto nazionale delle tute blu si legge sul volto di Maurizio Landini. E di motivi ne ha tanti, tanti quanti sono i sassolini da togliersi dalle scarpe. Il primo è che questo contratto ha un valore simbolico che va oltre i confini del sindacato, chiama in causa le politiche dei governi, di questo governo in primo luogo, nei confronti del lavoro, porta in primo piano i diritti dei lavoratori, di tutti i lavoratori nei luoghi di lavoro, conferma il valore fondamentale della contrattazione nazionale. A regime si stima nel trienno 2016-19 un aumento mensile medio di circa 92,68 euro calcolando tutte le diverse voci, dal recupero previsto dell’inflazione al welfare. In busta paga entreranno 51,7 euro per la prevista inflazione (con un tasso stimato al 2,7%), di 7,69 euro per la previdenza integrativa, di 12 euro per l’assistenza sanitaria, estesa ai familiari. A cui si aggiungono 13,6 euro di salario non tassato (che includono 450 euro annui di ‘ticket’ più l’una tantum di 80 euro da erogare a marzo prossimo). Completano il quadro 7,69 euro di formazione.

Sventato il pericolo di una frammentazione del mondo del lavoro

Viene sconfitta la linea dei falchi di Confindustria, a partire dal suo presidente che, in accordo con il governo, con i ministri Poletti e Calenda, e con il presidente della Commissione lavoro del Senato, Sacconi, non hanno lasciato niente di intentato per “accontentare” gli imprenditori che puntavano a smantellare la contrattazione nazionale per chiudere i lavoratori nella aziende, intrappolati in gabbie aziendali. Lo stesso presidente del Consiglio più volte ha minacciato un intervento del governo con una legge che regolamentasse la contrattazione secondo i voleri confindustriali. La firma del contratto nazionale che riguarda 1,6 milioni di dipendenti sventa il pericolo di una frammentazione del mondo del lavoro. “Con l’intesa raggiunta abbiamo firmato un buon contratto – ci dice il segretario generale della Fiom – e abbiamo ritrovato l’unità, dando un segnale importante in questo momento: di fronte alla crisi bisogna unire esigenze e bisogni”. Ribadisce più volte che “l’intesa raggiunta è per tutti i lavoratori. Ora la parola passa a loro e siamo certi che apprezzeranno ciò che abbiamo conquistato con la lotta e la trattativa. Un anno molto duro per noi, ma i risultati si vedono”. E ripete, “valgono per tutti”. Poi mette in fila i risultati, le “tutele, tutela del potere d’acquisto, sanità, formazione – ha aggiunto – saranno per tutti i lavoratori. Il valore, il significato del contratto nazionale viene confermato, si i estende e si qualifica la contrattazione aziendale, ma mantenendo il contratto nazionale”.

Gli anni oscuri della divisione sindacale con la Fiom discriminata nelle fabbriche Fiat

Landini è il segretario generale di uno dei più grandi sindacati europei, tenace assertore dell’unità sindacale anche nei momenti più oscuri della divisione, quando Fim Cisl e Uilm Uil hanno firmato due contratti nazionali ed accordi aziendali, quando hanno accettato, di fatto, la linea Marchionne e la discriminazione all’interno delle fabbriche Fiat o ex Fiat. Landini, nell’immagine fornita dai media, è un po’ il “pierino” del movimento sindacale, quello che non lega con Susanna Camusso, la segretaria generale della Cgil. Ricordo una manifestazione della Fiom nel corso della quale gli scriba controllavano se i due dirigenti della Cgil si parlavano. Landini è il segretario che “fa politica”, quello della “coalizione sociale”. Quello al quale Renzi Matteo in un confronto televisivo rivolge un’accusa sprezzante,  quando gli dice che “tutela la casta invece dei lavoratori”. La secca smentita alle accuse del premier viene dalla lotta portata avanti dai lavoratori, dal loro rapporto stretto con i sindacati in una vertenza durata 13 mesi con 20 ore di sciopero, manifestazioni, presidi, centinaia di assemblee. L’ultima delle quali durerà tre giorni, il 19, 20, 21 dicembre per discutere i risultati  raggiunti ed esprimere  l’approvazione con un un voto a maggioranza semplice.

Bentivogli (Fim Cisl): il contratto più difficile. Palombella (Uilm): un contributo a nuove relazioni industriali

“I metalmeccanici italiani – dice Marco Bentivogli segretario generale della Fim Cisl – hanno saputo scrivere una pagina importante della nuova storia di un settore così importante per l’economia del nostro Paese quale è quello metalmeccanico. E’ stato il contratto più difficile della storia, tra crisi economica, licenziamenti, deflazione, in un contesto produttivo con 300 mila posti di lavoro persi”. Rocco Palombella, segretario generale della Uilm Uil sottolinea il  “ valore portante del contratto nazionale “ e mette in evidenza “il ruolo  dei metalmeccanici che danno un contributo fondamentale alle relazioni industriali e alle politiche contrattuali”.

Federmeccanica e Confindustria se la cavano con “una nuova alleanza tra imprese e lavoratori”

Da parte degli imprenditori parlano il presidente di Federmeccanica, Storchi e il presidente di Confindustria, Boccia. Il primo afferma che “l’intesa segna una svolta nelle relazioni del paese per una nuova allenza tra imprese e lavoratori”. Il secondo dice che “l’accordo conferma l’idea che il contratto nazionale abbia una dimensione regolatoria e spinga una contrattazione aziendale legata alla produttività”. Insomma, cercano di salvare capra e cavoli. Verrebbe da chiedere a costoro perché ci sia voluto più di un anno e venti ore di scioperi.

Poletti e Sacconi: hanno vinto tutti. Così non sbagliano

L’accordo firmato dai tre sindacati e dalle controparti Federmeccanica e Assistel viene commentato anche, come abbiamo detto, dal ministro Poletti che fa buon viso a cattiva sorte e afferma che “le organizzazioni sindacali e imprenditoriali hanno fatto un buon lavoro”. Sacconi sostiene che “hanno vinto tutti gli innovatori nella rappresentanza degli imprenditori e dei lavoratori”.  Così non si sbaglia.

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