
Dopo Mafia Capitale anche Camorra Capitale. Questa volta il processo è già nella fase finale e c’è già la richiesta di condanna per i trentadue imputati finiti a processo, davanti ai giudici della quinta sezione penale del tribunale di Roma, nell’ambito dell’inchiesta denominata proprio “Camorra capitale”. Le accuse, a seconda delle posizioni, vanno dall’associazione mafiosa all’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, reati contro la persona, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, illecita detenzione di armi con l’aggravante del metodo mafioso. Le pene sollecitate dal pm Alessandro Di Taranto superano, complessivamente, 400 anni di reclusione. Per Domenico Pagnozzi, considerato dagli inquirenti a capo del sodalizio criminale, la procura ha avanzato una richiesta di condanna a trenta anni di carcere, così come per Massimiliano Colagrande. Secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo criminale di Pagnozzi, operava stabilmente nella zona sud-est della capitale. Nel luglio scorso, sei imputati coinvolti nella medesima inchiesta sono stati giudicati e condannati con rito abbreviato.
Nel quadrante sud-est di Roma, dunque, dal 2008 in poi, si era insediata e radicata un’associazione di stampo mafioso che trafficava in stupefacenti gestendo lo spaccio in alcune piazze di Centocelle, Borghesiana, Pigneto e Torpignattara, recuperava crediti con metodi estorsivi, portava avanti una politica espansionistica nella distribuzione delle slot machine, avvalendosi della forza intimidatrice del gruppo criminoso e potendo contare sulla condizione di assoggettamento e di omertà. “La vedi? Questa è la Tuscolana… è tutta roba nostra, ci chiamano i napoletani della Tuscolana” dicevano al telefono, senza sapere di essere intercettati. Adesso per gli affiliati a quel sodalizio è il momento della resa dei conti: la Procura di Roma, dopo aver ottenuto i loro arresti nel febbraio del 2015, ha chiesto ai giudici della quinta sezione penale del tribunale di condannare 32 imputati infliggendo loro 420 anni complessivi di reclusione.
Appalti in Campidoglio, chiesto il giudizio per venti indagati
E sempre la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di venti persone indagate, a seconda delle posizioni, per associazione a delinquere, turbativa d’asta, falso, reati tributari e truffa. La vicenda, nella quale sono coinvolti e indagati anche l’imprenditore Fabrizio Amore e l’ex responsabile della direzione tecnico-territoriale della Sovrintendenza ai beni culturali, Maurizio Anastasi. L’inchiesta, che nel giugno del 2015 portò ad una serie di arresti, riguarda alcuni presunti appalti irregolari, tra cui anche quello per i lavori di ristrutturazione dell’Aula Giulio Cesare, in Campidoglio. Amore, già nei mesi scorsi era stato accostato anche alla vicenda mafia capitale. L’imprenditore, nell’estate del 2015, era stato perquisito nell’ambito della seconda tranche dell’inchiesta sulla cupola romana in relazione ad un episodio di turbativa d’asta. Per Amore, la procura ha chiesto l’archiviazione dell’indagine a suo carico. La decisione del gup in merito alla richiesta di rinvio a giudizio sollecitata dal pm, potrebbe arrivare il prossimo 14 novembre.
Latest posts by Redazione (see all)
- Coordinamento per la democrazia costituzionale. Il 25 settembre tutte e tutti alle urne. L’appello - 22 Settembre 2022
- Osservatorio sulla transizione ecologica-Pnrr. Draghi convochi con urgenza una conferenza energia/clima - 19 Maggio 2022
- Costituito il Comitato per il NO ai referendum sulla giustizia - 20 Aprile 2022