
Per il contratto dei metalmeccanici siamo alla stretta finale: è iniziata una tre giorni di “plenaria” no-stop tra sindacati e Federmeccanica per cercare di chiudere il rinnovo. Nell’incontro di mercoledì 16 si sono “registrati passi in avanti – afferma un comunicato Fiom – sui temi dei trasferimenti, della salute e sicurezza e su un impegno relativo alle politiche attive, mentre non sono stati ancora affrontati negli incontri tecnici i temi relativi agli appalti e alle trasferte, all’orario e all’inquadramento”. Ma sono ancora aperti due problemi, salario e regole democratiche, snodi fondamentai per arrivare all’ accordo. Negli incontri di questa settimana saranno gli argomenti sui quali i vertici dei sindacati, Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm e Federmeccanica si confronteranno nella “tre giorni”. Le posizioni sono ancora distanti, l’organizzazione degli imprenditori fino ad oggi non ha mosso un passo.
Dice Maurizio Landini, segretario generale della Fiom: “Noi vogliamo provare fino in fondo a fare il contratto, ma se Federmeccanica non modifica le proprie posizioni è evidente che le condizioni per farlo non si determinano”. Alla Assemblea nazionale dei delegati che si è tenuta nei giorni scorsi illustrando lo stato della trattativa aveva affermato: “Noi siamo pronti a sperimentare forme innovative, in parte anche quelle sugli adeguamenti salariali. Ma il contratto deve essere pulito, senza scambi impropri, e non deve essere toccato quello nazionale. Il nostro obiettivo è riconquistare un nuovo contratto nazionale di lavoro unitario” (dopo gli ultimi due che hanno visto la firma solo di Fim e Uilm).
Fdermeccanica–Assistal per quanto riguarda il salario è ferma alle posizioni sostenute nell’incontro tenuto alla fine di settembre quando ha proposto un aumento non più sull’inflazione attesa ma su quella effettiva a consuntivo: un incremento quindi stabilito dopo, e non in anticipo come si usa di solito. L’aumento peraltro sarebbe “zero” nel 2016 (perché secondo le imprese lo scostamento Ipca del periodo 2013-2015 sarebbe già stato pagato) e “pieno” (ossia al 100 per cento) solo nel 2017, mentre negli anni seguenti sarebbe a scalare: 75 per cento nel 2018 e 50 per cento nel 2019.
Camusso: l’inflazione va riconosciuta al 100, sempre e per tutti i lavoratori
Il “decalage” dell’adeguamento salariale è stato rifiutato dai sindacati. “Prevedere un decalage sull’inflazione e chiedere gli assorbimenti è di fatto programmare una riduzione dei salari” ha commentato il segretario generale Cgil Susanna Camusso. Posizione ribadita da Landini. “L’inflazione – ha detto – va riconosciuta al 100 per cento sempre, a tutti i lavoratori”. Un no secco è stato pronunciato dal segretario generale della Fiom per quanto riguarda la “strada aziendalistica” suggerita dalle imprese, sulla quale preme anche Confindustria con l’appoggio del governo. Il tentativo di spostare la contrattazione nelle aziende, di fatto buttando a mare la contrattazione nazionale, viene nettamente respinto. Landini sottolinea che devono restare “i due livelli contrattuali, senza che uno sia sostitutivo dell’altro”, con il contratto nazionale che “deve rimanere a difesa del potere d’acquisto e, quando ci sono le condizioni, aumentarlo”.
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