Brexit. L’Alta Corte di Londra riconosce la sovranità del Parlamento sui negoziati per l’uscita. Sconfitto il governo che presenta appello alla Corte Suprema

Brexit. L’Alta Corte di Londra riconosce la sovranità del Parlamento sui negoziati per l’uscita. Sconfitto il governo che presenta appello alla Corte Suprema

Solo il Parlamento ha il potere di innescare il processo della Brexit, l’uscita del Regno Unito dalla UE, notificando a Bruxelles l’intenzione di abbandonare l’Unione Europea. Così ha deciso l’Alta Corte di Londra con una sentenza che è destinata a fare la storia, non solo britannica, ma europea. Il giudizio avrà come prevedibile effetto il rallentamento del percorso di uscita del Regno Unito dalla UE ed è un enorme ostacolo per la premier Theresa May, che aveva insistito con la tesi per cui solo il governo avrebbe potuto decidere quando dare il via al processo. Invece, l’Alta Corte ha riaffermato che “la regola più fondamentale della Costituzione della Gran Bretagna è che il Parlamento è sovrano”. In ogni caso, contro questa sentenza, il governo proporrà appello alla Corte Suprema, secondo quanto ha riferito uno dei portavoce della May.

Le motivazioni della sentenza nelle parole del presidente dell’Alta Corte

Il presidente dell’Alta Corte ha motivato la sentenza con queste parole: “la Corte non accetta l’argomento avanzato dal governo. Non esiste nella European Communities Act del 1972 alcuna norma a sostegno. A parere di questa Corte, l’argomento contrasta sia rispetto al linguaggio usato dal Parlamento nella legge del 1972 che rispetto ai principi fondamentali della sovranità del Parlamento e dell’assenza di qualunque titolo della corona di cambiare le leggi dello stato con l’esercizio delle sue prerogative”. Al netto di un eventuale giudizio della Corte Suprema che la capovolga, la sentenza dell’Alta Corte minaccia di spingere nel caos i piani del governo per la Brexit, proprio perché il processo dovrà essere sottoposto al voto e al controllo del Parlamento.

La posizione dell’Avvocatura dello Stato a sostegno del governo, bocciata dalla sentenza. La rabbia dei ministri e del leader Ukip, Farage

Secondo l’Avvocatura dello Stato, che rappresentava il governo, le prerogative dell’esecutivo sarebbero tali da consentire di soddisfare “la volontà popolare” che ha votato con chiara maggioranza per lasciare la UE nel referendum di giugno. Tuttavia, il presidente dell’Alta Corte ha dichiarato che “il governo non ha il potere di comunicare l’avvio della Brexit in virtù dell’articolo 50, in modo che il Regno Unito esca dall’Unione Europea”. E contro questa sentenza, Liam Fox, ministro del Commercio con l’estero ha già messo le mani avanti sostenendo che “il governo è determinato a rispettare al risultato del referendum”. Il leader dello Ukip, Nigel Farage non ha nascosto la sua rabbia verso la sentenza: “Ho paura che siamo vicini ad un tradimento… ho paura che sarà fatto ogni tentativo per bloccare o ritardare l’avvio dell’articolo 50. Se così fosse, non hanno alcuna idea del livello cui giungerà la rabbia pubblica che provocherà”.

Corbyn, leader laburista, e Farron, leader Libdem, accolgono con favore la sentenza

Il leader laburista Jeremy Corbyn ha detto: “questa sentenza rimarca la necessità per il governo di portare i termini del negoziato dinanzi al Parlamento senza indugio. Il Labour rispetta la decisione del popolo britannico di lasciare l’Unione Europea, ma vi deve essere trasparenza e responsabilità nei confronti del Parlamento per quanto riguarda la Brexit”. Il leader liberaldemocratico Tim Farron ha accolto positivamente la sentenza e ha commentato: “dato il rigoroso calendario del biennio entro il quale dare avvio alla Brexit secondo l’articolo 50, è decisivo che il governo predisponga i negoziati sotto il controllo del Parlamento, prima che venga votata”.

La disputa giuridica si concentra dunque sull’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea, il quale afferma che ogni stato membro può lasciare “in coerenza con i propri requisiti costituzionali”, una terminologia indefinita che ha il merito di accogliere entrambe le interpretazioni. La sentenza può indebolire l’autorità del primo ministro nella conduzione delle trattative con gli altri stati membri della UE nel periodo precedente al ritiro della Gran Bretagna. La stessa premier scozzese Nicola Sturgeon si è detta, dopo questa sentenza, molto vicina a considerare l’opportunità di sostenere formalmente la prossima battaglia giudiziaria contro il governo di Londra, perché non ha alcun diritto di dare avvio all’articolo 50 del Trattato senza un preventivo pronunciamento di tutti i Parlamenti e solo in base al risultato del referendum.

Le reazioni di Gina Miller e Deir Dos Santos, prime firmatarie del ricorso, vinto

La vera vincitrice di questa battaglia legale, Gina Miller, ha commentato: “è stata la decisione giusta, perché ci stavamo confrontando con la sovranità del Parlamento. Qui non si tratta di vincere o di perdere. Ma di ciò che è giusto. Ora possiamo muoverci nella certezza del diritto”. Ha poi aggiunto la sua collega Deir Dos Santos, che ha cofirmato il ricorso all’Alta Corte per i fautori del No alla Brexit: “la sentenza di oggi è una vittoria per tutti coloro che credono nella supremazia del Parlamento e nello stato di diritto. Non è ma stato un discussione il risultato del referendum, ma non credo che il governo avesse il diritto di superare il Parlamento e di appropriarsi dei miei diritti prima di consultare il Parlamento”. John Halford, il legale che ha vinto il ricorso, afferma: “la supervisione, il controllo e la responsabilità democratica necessari per le decisioni sulla Brexit devono coincidere con gli effetti delle decisioni per i cittadini britannici. È per questo che la nostra Costituzione dà il potere al Parlamento, e non al governo, di assumere decisioni”.

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