
La manovra finanziaria, la legge di Bilancio, è sempre più un oggetto misterioso. Dovrebbe essere partita verso Bruxelles nella giornata di lunedì, nella notte dicono alcune fonti, dove sono in attesa i “vertici” della Ue. Ancora l’atto ufficiale, non le slide propagandate dal presidente Renzi e dal ministro Padoan, non è stato reso noto, ma l’aria che si respira nella capitale della Unione europea non è delle più salubri. Non è per caso che ormai in continuazione dagli ambienti della Commissione Ue si fanno filtrare notizie che rappresentano un pesante atto di accusa nei confronti del governo italiano. E’ l’agenzia Ansa, non pettegolezzi, che gioca la sua credibilità a dare conto di quello che pensano fonti europee sulla manovra. L’accusa è precisa: “I numeri non sono quelli annunciati a primavera -raccontano le voci – non si capisce cosa giustifichi lo scostamento”.
Si parla di una possibile nota di correzione chiesta dalla Commissione Ue
Vorrebbero capire perché vi è stato uno “scostamento dai numeri che risultavano dagli accordi presi tra Commissione e Italia”. Il punto chiave – dicono le fonti – è vedere i numeri e cosa c’è dietro. “Si tratta dello scostamento sul rapporto deficit-pil salito dal 2% della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza al 2,3″. A primavera, in aprile, puntualizzano le “fonti” era stato concordato all’1,8%. Si chiede l’Ansa se si tratta di un preannuncio di bocciatura. Le “fonti” rispondono: “Aspettiamo di vedere i documenti per capire come saranno giustificati gli scostamenti poi si discuterà”. Una risposta che significa una messa in mora della legge di Bilancio che deve arrivare anche al nostro Parlamento. Circolano con sempre più insistenza ipotesi che “sospenderebbero” il voto sul documento italiano per chiedere una “nota di correzione”.
Ma tutto ciò dopo il referendum, magari per concludere la partita all’inizio della primavera. Sarebbe la concessione massima “regalata” a Renzi. Non hanno gradito i vertici della Commissione una delle tante sortite del nostro premier ed ora vogliono dare una occhiata non solo alle “quantità” relative al debito ma anche alla qualità della manovra. Una risposta alla dichiarazione rilasciata da Renzi al Tg1 segnata, come suo solito, da un tono arrogante, che non ha fatto buona impressione a Bruxelles. “Se la Ue ci vuole dare una mano – aveva detto – intervenga per ridurre le spese sull’immigrazione che sosteniamo anziché pensare a rilievi sulla legge di Bilancio”. E non sembra una coincidenza che la Ue lasci filtrare le proprie perplessità all’indomani della presa di posizione del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che parlando al Tg1 aveva invitato l’Unione a “dare una mano” all’Italia per ridurre le spese sull’immigrazione, anziché pensare a rilievi sulla legge di Bilancio: “Sono curioso di capire quali rilievi. L’Ue – ha ribadito – vuole discutere le nostre spese sull’immigrazione? Ho una brillante idea: inizino a darci una mano, visto che stanno prevalendo gli egoismi e non la solidarietà. Appena l’Ue inizierà a darci una mano sull’immigrazione, vedrete che le spese si abbasseranno”.
Le “voci” che circolano negli ambienti della Ue sconfessano il governo italiano
Da Bruxelles, uffici del presidente della Commisione, si lascia filtrare un’accusa bruciante nei confronti di Renzi. Ricordate Bratislava, l’ira del capo del governo italiano non invitato alla conferenza stampa, non si è concluso niente. Non sarebbe vero, qualcosa si sarebbe concluso. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker e il numero uno del Parlamento Ue Martin Schulz, affermano le fonti, dissero a Renzi che il deficit non sarebbe potuto salire oltre il 2,2%. Insomma il premier sapeva, si era accordato. Cosa è accaduto nel frattempo, negli ultimi giorni in cui la manovra è cambiata in continuazione tanto che il Parlamento ha discusso un testo che poi è stato cambiato? Non solo: è emerso con sempre più chiarezza che non ci sono le coperture per le tante promesse del premier. Una cosa molto semplice: l’estensione a pioggia dei bonus aveva bisogno di spostare l’asticella del deficit sempre più in alto. Una sorta di raptus ha preso il premier. Tutti devono avere qualcosa. E ha fatto notizia anche la riduzione di dieci euro del canone Rai. Non solo, l’aumento del deficit al 2,3, ma qualcuno dice che in realtà è già il 2,4 e c’è anche chi va più in là visto che questa pare essere la strada per rendere meno ottimistica la previsione di crescita del Pil all’1%. In questo modo potrebbe arrivare anche il bollino di validazione della manovra da parte dell’Ufficio parlamentare del bilancio.
Camusso: serve un grande piano per lo sviluppo e il lavoro, ai giovani in primo luogo
Come risponde Renzi Matteo alle critiche che vengono non solo da Bruxelles, alle prese di posizione di autorevoli economisti, di editorialisti che prendono le distanze dagli sfrenati ottimismi del premier, di esponenti del suo stesso partito, le sempre più “inquiete” minoranze del Pd che rischiano di rimanere isolate nel chiuso della commissione inventata da Renzi sulla legge elettorale? Ci sono anche i sindacati, la Cgil in particolare, con l’intervista rilasciata al Corriere della sera da Susanna Camusso, categorie come quelle del pubblico impiego che stanno preparando la mobilitazione a fronte della “offerta” di circa trenta euro di aumento per il rinnovo dei contratti bloccati da otto anni. Il segretario generale della Cgil pone un problema di fondo: l’esigenza di un grande piano nazionale per la crescita, lo sviluppo, il lavoro per i giovani in primo luogo.
La “compagnia” italiana vola da Obama. Banalità a buon mercato del nostro premier
Renzi fa lo spaccone qualche ora prima di partire per Washington, la cena con Obama, che sta venendo a destra e a manca. Una cena che serve ai democratici Usa molto interessati al voto degli italo-americani. Non trova di meglio che dire banalità a buon mercato tipo “Non continuiamo con la retorica della fuga dei cervelli. Il punto centrale è che bisogna trovare il modo di essere attrattivi, aprirsi alla competizione internazionale”. Non sono mancate battute dozzinali come, riferito al referendum: “In Italia contano più i veti che i voti”. Ne riportiamo un’ altra perché supera l’immaginazione. Parla della pubblica amministrazione e dice: “C’è un potenziale vantaggio competitivo nel fatto che il sistema pubblico non ha funzionato al massimo finora, perché – ha spiegato – questo ci permette di recuperare”. Nessun commento. Ancora una “perla”: “L’Italia – ha dichiarato – ha un gigantesco problema di autostima, come un quindicenne che ha talento ma non ci crede”. Non poteva mancare il richiamo a “merito e bisogno” di craxiana memoria, al discorso che il delfino di Bettino, Claudio Martelli, tenne al Congresso del Psi a Rimini nel lontanissimo 1982.
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