
Guerre e distruzione sono divenuti oramai la normalità, in cima ai fatti di cronaca, ogni giorno. Ma dietro a tutto questo c’è l’uomo e la sua realtà. Cresce ogni anno il numero degli sfollati, dei senza tetto e dei rifugiati che restano nel proprio Paese in cerca d’aiuto o che, per disperazione, emigrano in altri luoghi con la speranza di trovare accoglienza e una nuova casa dove vivere sereni, traditi dalla loro stessa patria natia che ha tolto loro proprio tutto, in primis la loro dignità di esseri umani. Donne, uomini, bambini: l’Onu li ricorda tutti, in occasione della “Giornata mondiale del rifugiato” indetta il 20 giugno, nel rapporto annuale Global Trends dell’UNHCR, basato sui dati forniti dai governi, dalle agenzie partner incluso l’Internal Displacement Monitoring Centre e stilato a partire dai rapporti dell’organizzazione stessa, che al riguardo ci consegna una cifra astronomica e spaventosa, riferita alla fine del 2015: 65 milioni di persone costrette alla fuga (il 9,7% in più rispetto al 2014), di cui circa la metà sono bimbi che scappano dalla guerra in Siria, una delle maggiori cause del fenomeno. Un record storico questo che comprende: 21,3 milioni di rifugiati (1.8 milioni in più rispetto al 2014 e il dato più alto dall’inizio degli anni novanta); 3,2 milioni di richiedenti asilo nei Paesi industrializzati (il più alto totale mai registrato dall’UNHCR); 40,8 milioni di sfollati all’interno del proprio Paese (il numero più alto mai registrato, in aumento di 2.6 milioni rispetto al 2014). Ciò significa che oggi, nel mondo, su un totale di 7,349 miliardi di persone, 1 su 113 è un richiedente asilo, sfollato o rifugiato.
“Si tratta di un livello senza precedenti” afferma il segretario Onu, Ban Ki-moon, proseguendo col dire che “è ora di fare il punto sull’impatto di guerre e persecuzioni” e ricordando che “il vertice Onu del prossimo 19 settembre sarà un’occasione storica per concordare un patto globale e un impegno a un’azione collettiva” conclude.
Siria, Afghanistan e Somalia: i tre Paesi da cui proviene la metà dei rifugiati
La Siria con 4.9 milioni di rifugiati, l’Afghanistan con 2.7 milioni e la Somalia con 1.1 milioni rappresentano da soli oltre la metà dei rifugiati sotto mandato UNHCR nel mondo. Allo stesso tempo, la Colombia, con 6.9 milioni, è il paese con il più alto numero di sfollati interni seguita dall’Iraq con 4.4 milioni. Lo Yemen è il paese che ha dato origine al maggior numero di nuovi sfollati interni nel 2015: 2.5 milioni di persone, il 9% della sua popolazione.
Le migrazioni forzate sono in aumento dalla metà degli anni Novanta, con il picco massimo registrato nell’arco degli ultimi cinque. Le ragioni principali sono tre: le crisi dovute ai conflitti interni ai Paesi, che durano più a lungo rispetto al passato, come ad esempio quelli in Somalia e in Afghanistan, ormai rispettivamente nel loro terzo e quarto decennio; alcune crisi già in corso e situazioni drammatiche si acutizzano con più facilità, quindi maggiore è la frequenza maggiori sono le ripercussioni (la più grave oggi è la Siria, ma negli ultimi cinque anni anche Sud Sudan, Yemen, Burundi, Ucraina, Repubblica Centrafricana, etc.); la tempestività con cui si riescono a trovare soluzioni per rifugiati e sfollati interni è andata diminuendo dalla fine della Guerra Fredda.
“Sempre più persone sono costrette a fuggire a causa di guerre e persecuzioni – afferma Filippo Grandi, Alto Commissario dell’ONU per i Rifugiati- “Questo è di per sé preoccupante, ma anche i fattori che mettono a rischio i rifugiati si stanno moltiplicando. Un numero spaventoso di rifugiati e migranti muore in mare ogni anno; sulla terraferma, le persone che fuggono dalla guerra trovano la loro strada bloccata da confini chiusi. La politica in alcuni paesi gravita sempre più verso restrizioni nell’accesso alle procedure d’asilo. Oggi viene messa alla prova la volontà dei paesi di collaborare non solo per i rifugiati ma anche per l’interesse umano collettivo, e ciò che deve davvero prevalere è lo spirito di unità” conclude.
Rifugiati dal mare e dalla terraferma: i dati dei Paesi ospitanti
Nel mondo, tra i Paesi ospitanti al primo posto c’è la Turchia con 2.5 milioni di rifugiati, poi il Libano che ospita ben 183 rifugiati ogni 1.000 abitanti, ossia il più alto numero di rifugiati rispetto alla popolazione nel Paese stesso, e la Repubblica Democratica del Congo con 471 rifugiati per ogni dollaro pro capite PIL, misurato a parità di potere d’acquisto, ossia il maggior numero di rifugiati in relazione alla grandezza dell’economia del paese. In aumento le richieste d’asilo ricevute, 2 milioni nel 2015, di cui 98.400 da parte di minori non accompagnati o separati dalle loro famiglie: in Germania sono state 441.900 dai rifugiati arrivati dal mar Mediterraneo; negli Stati Uniti 172.000 dai rifugiati dall’America Centrale; in Svezia 156.000 e in Russia 152.000. Nel 2015, 201.400 rifugiati hanno potuto far ritorno nei loro Paesi d’origine (principalmente afghani, sudanesi e somali). Questo dato è maggiore di quello registrato nel 2014 (126.800), ma ancora sostanzialmente basso.
Mattarella: “Nessuno lascerebbe il proprio Paese se potesse viverci in pace”
Il Capo dello Stato Sergio Mattarella nella Giornata mondiale del rifugiato ha incontrato 20 persone al Centro Astalli di Roma, uno dei primi luoghi di accoglienza del servizio dei Gesuiti per i rifugiati, nell’ex sala parrocchiale della Basilica di San Saba. Nell’ascoltare le testimonianze dei presenti: Parvin, fuggita dall’Afghanistan, di Felix che arriva dal Burkina Faso e di Aweis scappato dalla Somalia in guerra, il Presidente esprime al termine dell’incontro la sua solidarietà: “Roma è casa mia. Ho ascoltato queste storie che mi hanno coinvolto e sono convinto anche io che nessuno lascerebbe il proprio Paese se potesse vivere lì in pace e in tranquillità”. Richiama poi l’attenzione su “un dramma dell’umanità che non conosce soste” affermando che “è un fenomeno che va affrontato con senso di realtà e responsabilità. L’Italia ha ben presenti queste priorità”, sottolinea, “ed è da tempo impegnata in prima linea. E l’arrivo di giovani se ben regolato arricchisce il nostro Paese” conclude Mattarella.
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