Giustizia. Il giudice del Csm, di Magistratura democratica, Morosini esprime le sue opinioni e viene linciato. Davigo: vale anche per lui l’articolo 21

Giustizia. Il giudice del Csm, di Magistratura democratica, Morosini esprime le sue opinioni e viene linciato. Davigo: vale anche per lui l’articolo 21

“Renzi va fermato”: questo titolo del ‘Foglio’ a un’intervista con il consigliere togato del Csm, Piergiorgio Morosini, ha riacceso la polemica sul rapporto tra giustizia e politica e ha infiammato il plenum dell’organo di autogoverno dei giudici, al quale il guardasigilli Andrea Orlando chiede chiarimenti. La vicenda segue di appena 24 ore la sortita del membro laico del Consiglio superiore della Magistratura in quota Pd Giuseppe Fanfani che aveva non solo commentato aspramente la decisione del Gip di Lodi di disporre la carcerazione preventiva per il sindaco Uggetti, imputato per turbativa d’asta in merito al conferimento dell’appalto di una piscina, ma aveva anche minacciato, indebitamente, l’apertura di un fascicolo contro il Gip al Csm. Morosini ha smentito di buon mattino, ma ciò non è bastato a bloccare la bufera montata ad arte sui media. L’ingenua dichiarazione di Morosini, di fatto, ha contribuito alla tattica del Pd di spostare l’asse del dibattito pubblico dalle sortite temerarie di Fanfani, inammissibili e inutili, alle dichiarazioni del giudice Morosini, colpevole, in fondo, di aver comunicato di essere contrario alle riforme costituzionali di Renzi.

La smentinta di Morosini e il linciaggio cui è stato sottoposto da Legnini, vicepresidente del Csm

“Non ho mai rilasciato l’intervista alla cronista del Foglio. Si è trattato solo di un colloquio informale, presso la sede del CSM, in merito ad un’inchiesta che la giornalista sta facendo su Magistratura democratica”, ha affermato Morosini, che ha proseguito: “Mi sono state attribuite delle affermazioni che non ho mai fatto e dalle quali prendo con nettezza le distanze. Prima fra tutte quella che dà il titolo all’intervista: non ho mai detto Renzi va fermato”. Poco dopo, puntuale come un orologio svizzero, è arrivata la richiesta di “chiarimenti” del ministro della Giustizia Orlando. Ne ha dato notizia addirittura in plenum il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, sottolineando che il guardasigilli gli ha chiesto un “incontro formale per avere chiarimenti sulla vicenda. Non mancherò di riferirgli questo dibattito”, ha aggiunto. Legnini non ha poi perso tempo neppure lui a definire  “inaccettabili” gli “attacchi ad esponenti di governo e parlamento: noi pretendiamo rispetto delle nostre funzioni e prerogative, ma nel momento in cui lo pretendiamo, dobbiamo innanzitutto assicurarlo noi, nonostante un diritto sacrosanto di critica, anche dura”. Per il vicepresidente del Csm sono “inaccettabili” anche i giudizi riguardanti “persone esterne, anche magistrati”. E ha assicurato che parlerà con il Capo dello Stato della discussione avvenuta oggi in plenum. Legnini ha ribadito, riferendosi alla presunta intervista di Morosini, “l’impegno a garantire l’autonomia del Csm e la trasparenza dell’esercizio delle nostre funzioni: rappresentare il Csm come un fortino assediato dall’esterno è assolutamente falso. Nessuno di noi ha mai subito pressioni esterne, indebite. Sono fortemente impegnato a respingere qualunque tipo di ingerenza”. Legnini ha poi segnalato che non è opportuno per un consigliere del Csm impegnarsi nella campagna per il referendum sulle riforme. Ecco il punto vero di tutta questa montatura: Morosini ha osato esprimere un giudizio nel merito delle riforme. Vero o falso che sia, la Costituzione non limita la libertà di parola dei membri del Csm. Questione di opportunità istituzionale? Può darsi. Ma è il giudice Morosini, membro del Csm, ad avere il diritto di valutare le circostanze. In plenum, infine, è poi tornato a smentire tutto lo stesso Morosini: “Questa vicenda mi ferisce perché nell’articolo ci sono frasi incomplete, parole che non ho detto e che travisano il senso di un colloquio informale partito con l’esclusione da parte mia di rendere dichiarazioni pubbliche”, ha ribadito il togato del Csm, e ha sottolineato: “Dà fastidio vedersi cucito addosso un vestito che non è il proprio”, ha concluso.

Il commento di Piercamillo Davigo, presidente dell’Anm: l’articolo 21 della Costituzione si applica anche ai magistrati

“Io credo che bisogna prestare fede alla smentita” del consigliere togato del Csm Piergiorgio Morosini “visto che ha negato di aver fatto l’intervista al Foglio. È vero però che la corrente a cui appartiene Morosini ha scelto di schierarsi per il ‘no’ al referendum costituzionale”. Davigo si riferisce alla corrente di Magistratura democratica, storicamente la corrente schierata a sinistra. Il presidente ha poi proseguito: “L’Anm a riguardo non ha ancora preso una posizione, quando prenderemo una posizione lo diremo. Io sono presidente dell’Anm, quindi non posso esprimere la mia opinione personale, perché sarebbe indistinguibile da quella di presidente”. E infine la stoccata a Legnini: “L’articolo 21 della Costituzione si applica anche ai magistrati, ovvero hanno il diritto di parlare con il limite di rendere dichiarazioni che creano problemi nei processi che stanno conducendo. Ma se un magistrato ha un’opinione è liberissimo di esprimerla”.

Il comunicato di Magistratura democratica a sostegno di Morosini e del Comitato per il No nel referendum

“La tempestiva smentita di Piergiorgio Morosini conferma che le considerazioni attribuite dal quotidiano Il Foglio al consigliere del Csm non rappresentano il suo pensiero e il suo autentico rispetto per le istituzioni. Tanto meno rappresentano la posizione di Md, il cui trasparente impegno nel Comitato per il No nel referendum costituzionale è finalizzato a rilanciare l’equilibrio dei poteri e non certo a sostenere un potere contro l’altro”. Lo scrive in un comunicato il Comitato esecutivo di Magistratura democratica.

La reazione rabbiosa del Pd. Il responsabile Giustizia Ermini esprime commenti fuori misura

“Vedo che ci sono prese di posizione da parte di alcuni membri della magistratura sulle scelte della politica, non ultimo il comitato per il no… anche perché io dovrei andare un domani a farmi giudicare da uno che ha preso una posizione politica contro di me. Credo che sia importante che ognuno faccia il proprio compito, noi stiamo facendo delle leggi importanti e credo che si dia poco risalto”, ha detto di prima mattina il responsabile Giustizia del Pd David Ermini, partecipando stamattina ad Omnibus, sull’intervista, pubblicata da Foglio, del consigliere del Csm Piergiorgio Morosini. Una reazione che la dice tutta, davvero, sulla concezione che questo Partito democratico pare avere sia della distinzione tra i tre poteri dello stato, sia sulla libertà di parola, che soprattutto sull’autonomia di giudizio dei magistrati. È la certificazione che tra una parte della Magistratura e il Pd si sta giocando una partita sanguinosa, senza esclusione di colpi. Non a caso, l’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara, ammette: “Il rispetto delle istituzioni è una regola che deve valere per chiunque governi il Paese. È lecito il dissenso, ma c’è la tendenza oggi a gettare benzina sul fuoco e a trasferire alla magistratura le tensioni politiche”. L’ex presidente dell’Anm invoca una “tregua, nell’interesse del Paese, che ha bisogno di tutto, tranne che di uno scontro tra politica e magistratura”.

Il direttore del Foglio conferma che il titolo è stato eccessivo

Il direttore del quotidiano Il Foglio, Claudio Cerasa, a metà giornata finalmente chiarisce: “Nessun giallo, nessun mistero” sull’intervista del Foglio al magistrato Piergiorgio Morosini, “come da lui stesso confermato nella smentita che circola su agenzie e social network, il colloquio con la nostra giornalista c’è stato, e ha toccato proprio quei temi”. “Morosini – si legge nella nota, firmata dalla redazione del Foglio – smentisce soltanto il titolo tra virgolette comparso nella versione cartacea del Foglio di oggi (‘Perché Renzi va fermato’), che peraltro non compare nell’articolo. ‘Mi sono state attribuite delle affermazioni che non ho mai fatto – dice la nota del magistrato di Md – e dalle quali prendo con nettezza le distanze’. Ma l’unica frase smentita resta quella del titolo”. Domani, annuncia Il Foglio, “in edicola pubblicheremo l’ultima puntata dell’inchiesta di Annalisa Chirico sulla storia di Magistratura democratica”.

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