
Se Stefano Folli, editorialista di punta di Repubblica fosse Manzoni si sarebbe domandato “Graziano, chi era costui?”. Il grande romanziere scrisse che se lo chiese don Abbondio a proposito di Carneade e da allora, quando si tratta di persone che si vuole siano insignificanti si ricorre all’autore dei “Promessi sposi”. A fronte di una vicenda che fa tremare i polsi a Renzi Matteo, che mette a nudo pericolosi intrecci fra politica e mafia, porta alla luce episodi di corruzione ramificati in una grande area del paese, certo tutto da verificare, il tentativo di far apparire i fatti per i quali sono stati operati nove arresti, ed è indagato il presidente dell’Assemblea del Pd campano, consigliere regionale, già deputato, come episodi di vita, mala sì, ma di quartiere. Non si può che rimanere basiti, una parola che ci piace molto, quando si legge nell’editoriale di Folli che “un tale che si fregia del titolo di presidente del Pd in Campania, carica di cui i più ignoravano l’esistenza, si trova ad essere indagato per il sospetto di aver favorito la camorra a proposito di certi appalti”. Bontà sua, prosegue dicendo che “l’inchiesta non riguarda solo lui ma decine di persone in una delle zone d’Italia più inquinate d’Italia”.
L’editorialista di Repubblica ignora che nella struttura del Pd esistono i presidenti delle Assemblee
Il curriculum di Stefano Graziano, che pubblichiamo a parte, dice molte cose. La prima è che non si tratta di “un certo”. Fa specie che un editorialista di uno dei più grandi quotidiani italiani, come Folli, non sappia che l’incarico di presidente dell’assemblea regionale fa parte dello statuto del Pd, ne è un organismo che ha compiti importanti, tanto da poter sfiduciare il segretario regionale. Sarà bene ricordare fra l’altro che fra gli arrestati c’è l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, anch’egli eletto con il sostegno del Pd e del centrosinistra. Graziano è un ingegnere molto noto non solo negli ambienti della politica e degli affari della Campania, qualcuno lo definisce il “Richelieu” della regione e non solo, parlamentare del Pd, responsabile nazionale del tesseramento, consulente dei governi Letta e Renzi, lascia alla fine del 2014, per l’attuazione del programma di governo, lo si vede nelle foto in compagnia del vicesegretario del Pd, Guerini, di Vincenzo De Luca, presidente della Regione, Gennaro Migliore, Maria Elena Boschi, molti altri esponenti di grosso calibro. Matteo Orfini è anch’egli presidente della Assemblea nazionale organismo che si ripropone a livello territoriale. Non è un “tale” tanto da essere diventato commissario della federazione di Roma. Dice che sarebbe utile un commissariamento anche per la Campania.
L’inchiesta denominata “Medea”: corruzione aggravata, concorso esterno in associazione mafiosa
Quello che sta accadendo non è una cosetta da nulla. Graziano è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Gli arrestati per corruzione aggravata. Spunta nell’inchiesta l’imprenditore Zagaria ritenuto legato al clan dei Casalesi. Giri di mazzette, tangenti, appalti, voti inquinati nel comune casertano. Una inchiesta che va avanti da tempo denominata “Medea”, condotta dai magistrati antimafia di Napoli guidati dal procuratore aggiunto Francesco Borrelli, che si sta sviluppando lungo due filoni: quello cosiddetto idrico e quello legato ai grandi eventi culturali e di spettacolo. Renzi è ben consapevole che non si tratta di una “cosa da nulla”. Ai suoi collaboratori ha detto che ci vuole “misura”, di non lasciarsi andare a dichiarazioni contro i magistrati, di non far cenno ad inchieste ad “orologeria” che scattano alla vigilia di elezioni e proprio mentre lui, diventato un frequentatore di Napoli, ha dato l’annuncio dei “dieci miliardi di euro per il rilancio della Regione”. Calma e gesso, giovedì ci pensa lui, annuncia il format social che vede il premier rispondere in livestreaming alle domande degli utenti. Tra gli ospiti del “talk show” condotto da Renzi ci sarà, guarda caso, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, con il quale i rapporti sono diventati come pappa e ciccia. E fa sapere che sulla prescrizione bisogna accelerare la legge.
Rosaria Capacchione (senatrice Pd). Non mi ricandiderò con il Pd. Renzi ascolta solo chi porta pacchetti di voti
Molti i commenti di esponenti del Pd che si limitano ad esprimere fiducia nei magistrati. Imbarazzati gli esponenti della minoranza. Da Napoli, Antonio Bassolino lancia un appello al premier. “La giustizia faccia il suo corso, e si vedrà. Ma la politica ha i suoi doveri. Cos’altro deve ancora accadere? Renzi intervenga con determinazione, prima che il PD precipiti in un burrone politico e morale”. Ricorda un altro caso che ha interessato il Pd Campania, quello “dell’ex responsabile dell’organizzazione accusato di corruzione di giudice”. Si riferisce a Nello Mastursi, braccio destro di Vincenzo De Luca, indagato dalla procura di Roma insieme alla giudice Scognamiglio (e al di lei marito Manna), relatrice della sentenza del tribunale di Napoli che ha confermato la sospensione dell’efficacia della legge Severino nei riguardi del governatore campano. Durissimo il commento della senatrice e giornalista Rosaria Capacchione, che vive sempre sotto scorta per le minacce della camorra. Dichiara che non si ricandiderà con il Pd: “Oggi i circoli – afferma – sono luoghi pressoché disabitati, le decisioni arrivano tutte preconfezionate e le voci di allarme vengono derubricate costantemente a echi di guerre tra correnti. Queste cose le dico e mi batto da tempo, inascoltata. Matteo Renzi ascolta solo chi è portatore di grossi pacchetti di voti, mentre dovrebbe ascoltare anche chi non lo è. Tanti come noi non portano voti e per questo sono relegati ai margini”. Lapidario Luigi De Magistris: “La rottamazione di Renzi non è mai iniziata”. Dall’opposizione incalza il vicepresidente della Camera, Luigi di Maio, Cinquestelle: “Noi non possiamo stare qui a stracciarci le vesti ogni settimana e a presentare mozioni di sfiducia perché il partito di governo viene coinvolto in questi scandali. L’unica cosa che possiamo fare è invitare i cittadini a liberare l’Italia da questo partito, non votandolo più e sostenendo un progetto come il nostro, che porterà onestà e trasparenza nelle istituzioni italiane. Quello che è avvenuto in Campania è l’ennesimo scandalo che coinvolge il partito democratico”.
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