
La Corte Costituzionale, secondo una nota diffusa il 9 marzo, ha preso la sua decisione: ha respinto il ricorso sollevato dall’avvocato Claudio Miglio e dall’avvocato Lorenzo Simonetti della Corte di Appello di Brescia nei riguardi del trattamento sanzionatorio per la coltivazione di piante di cannabis per uso personale, ritenendo non fondata la questione di legittimità costituzionale. Tale attività resta non contemplata ed è quindi legittimo punire coloro che avranno commesso il reato.
“La decisione è riferita all’art. 75 del testo unico in materia di stupefacenti – si legge nel comunicato della Consulta – ed è stata assunta nel solco delle sue precedenti pronunce in materia”. La sentenza arriva nel quadro di un’incerta e altalenante normativa che ha visto succedersi, a partire dalla bocciatura due anni fa della legge Fini-Giovanardi (giudicata incostituzionale), diverse sentenze della Cassazione tra loro contraddittorie.
L’iter, che si è concluso con questa sentenza, ha avuto inizio lo scorso anno con il caso di un commerciante bresciano che in garage, al posto dell’auto, aveva fabbricato una serra artificiale illuminata e ventilata a regola d’arte nella quale teneva 8 piante di canapa, tra cui 2 in avanzato stato di maturazione da 100 cm e 6 da 15 cm. La pena era stata durissima: una condanna a 8 mesi di reclusione e mille euro di multa. Successivamente, nel marzo del 2015, la Corte d’appello di Brescia ha sospeso il processo e ha rimesso gli atti alla Corte costituzionale per esaminare la questione di legittimità costituzionale. La notizia all’epoca fece ben sperare da una parte e generò critiche dall’altra. Ora, la decisione della Consulta chiarisce la vicenda.
- Osservatorio sulla transizione ecologica-Pnrr. Draghi convochi con urgenza una conferenza energia/clima - 19 Maggio 2022
- Costituito il Comitato per il NO ai referendum sulla giustizia - 20 Aprile 2022
- Osservatorio sulla transizione ecologica – PNRR. Lettera aperta al presidente del Consiglio - 30 Marzo 2022